di Michelangelo Russo
Nella trasmissione “In mezz’ora” condotta da Monica Maggioni domenica 2 giugno, il Presidente di Forza Italia Antonio Tajani ha voluto dare prova del suo presunto moderatismo per catturare un po’ di voti degli elettori centristi per vocazione. Con il suo faccione bonario, e la pacatezza di un democristiano doroteo, ha parlato della visione nazional popolare dell’Europa secondo il suo partito, avversario naturale degli opposti estremismi. Fin quando ha gettato la maschera del moderatismo, bollando la Magistratura come un ‘Associazione strumentalizzata, in pratica, dalla setta di Magistratura Democratica. Tutti comunisti, guidato da Luciano Violante, esponente di punta del Partito Comunista. Ma quando il Presidente di un partito di Governo parla dal Tg3 della Rai, per essere credibile, dovrebbe almeno sapere qualcosa di storia se spara a cannonate. E l’ha sparata grossa, contando sulla memoria corta di parte dell’elettorato. Luciano Violante fu magistrato in attività fino al 1979, quando fu eletto al Parlamento. Stiamo parlando di quasi mezzo secolo fa. Non ebbe mai alcuna carica nell’Associazione Magistrati, tantomeno in Magistratura Democratica. Sovente, le sue posizioni politiche in Parlamento ebbero critiche ufficiali proprio di Magistratura Democratica. Tajani non poteva trovare un esempio più sbagliato. Ma se proprio voleva fare un esempio di politicizzazione in Magistratura, ne aveva uno eclatante a disposizione. Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio. Un estremista, a suo modo, ovviamente. Carlo Nordio, a partire dal 2001, è stato un fiero avversario dell’Associazione Magistrati, pur militando nella corrente definibile (anche se impropriamente) di “destra” Magistratura Indipendente (lo ricordo tra i relatori a Bari nel luglio del 2007 nel convegno di Magistratura Indipendente su mass media e giustizia), rappresentò nel suo stesso gruppo una posizione assolutamente isolata, stranamente coincidente con quella ufficiale di Berlusconi sulla Giustizia, a partire dalla separazione delle carriere. Ora, chi è stato il Magistrato più politicizzato, Violante o Nordio, che è stato in servizio attivo come Procuratore Aggiunto a Venezia fino al 2017? Ma veniamo a questa storia della separazione delle carriere. Ha un padre. Si chiamava Licio Gelli, Gran Maestro della cupa Loggia P2 della Massoneria deviata e occulta. Licio Gelli è lo stratega di una trama eversiva in cui coinvolge, dai primi anni ’70, nomi illustrissimi della politica, dell’economia e della stampa. Oltre che dei Servizi Segreti. Comanda l’Italia fino al marzo del 1981, quando i Giudici Istruttori di Milano Gherardo Colombo e Giuliano Turone, perquisiscono Villa Wanda ad Arezzo, quartiere generale di Licio Gelli. Esplode, immenso, lo scandalo. L’Italia delle trame entra in fibrillazione. Tra le carte sequestrate, emerge anche il piano di Rinascita Democratica redatto da Gelli. Punto fondamentale è il controllo del potere esecutivo sulla Magistratura, da raggiungersi con la separazione delle carriere. E’ il primo passaggio necessario. Ma perché Gelli vuole questo. La storia precedente al marzo 1981 ha insegnato a Gelli che il Pubblico Ministero, come magistrato indipendente sottoposto solo alla legge per principio costituzionale, è pericoloso, perché ha la stessa cultura giuridica dei magistrati giudicanti. Quindi è autonomo, non controllabile nelle sue inchieste. La sveglia a Gelli sulle potenzialità investigative del Pubblico Ministero facente parte dello stesso corpo giudiziario ha un preciso precedente. E’ la grande inchiesta della Procura di Milano del 1972-74 sulla strage fascista di Piazza Fontana. La conducono due sostituti giovanissimi, Emilio Alessandrini e Marcello Fiasconaro. L’indagine porterà alla scoperta delle trame nere e di servizi segreti deviati circa i veri mandanti della strage. E nelle stragi il nome di Gelli appare spesso: come alcuni indizi dell’inchiesta sulla strage del treno Italicus del 1974 portano a Gelli, ma, soprattutto, inquietante è il depistaggio che tenta Gelli nell’inchiesta sulla strage alla stazione di Bologna dell’agosto del 1980. 85 morti! Per il depistaggio, tentato dopo la tragedia, Gelli sarà condannato in via definitiva. Gelli, quindi, l’ideatore della separazione delle carriere, ha lanciato un progetto che gronda sangue di vittime innocenti. Quel suo progetto di un Pubblico Ministero addomesticabile venne ripescato da Berlusconi, che si disse mai appartenente alla P2.Ma il suo nome, in quella lista di soci di Gelli, c’era, eccome. Come c’erano i nomi di 18 magistrati: molti di essi erano di Magistratura Indipendente. Tra questi, c’era il Segretario Nazionale di Magistratura Indipendente. Furono sanzionati gravemente dal C.S.M. Anche perché emerse che Licio Gelli finanziava la rivista Critica Giudiziaria, giornale ufficiale di Magistratura Indipendente. Trame e alleanze strane che il militante di Magistratura Indipendente Nordio (in contrasto dal 2001 con la corrente, allora capitanata dalla magnifica figura di Marcello Maddalena) ben ricorda sicuramente. E la memoria dovrebbe suggerirgli prudenza, e Tajani dovrebbe leggersi un po’ di storia della Strategia della Tensione.