di Enzo Sica
Le targhe di Mario Saracino e Agostino Di Bartolomei scoperte sul muro interno del mitico stadio Donato Vestuti, benedette da don Roberto, tifoso storico anch’egli della Salernitana, il lungo applauso della grande folla di tifosi, ex calciatori e sportivi, rappresentanti di tanti clubs tra cui quelli del Salerno 2010 con il tifoso storico Salvatore Orilia, a suggellare questa ennesima cerimonia per ricordare due personaggi amati che si sono uniti alle altre targhe che già ci sono sui muri dello stadio di Piazza Casalbore. Insomma una grande e bella cerimonia con la presenza del sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli, del delegato allo sport del Comune, Rino Avella, del presidente dell’USSI nazionale Gianfranco Coppola che dopo Castellabate, in mattinata dove c’è stato per Di Bartolomei, ha voluto essere presente anche a questa cerimonia pomeridiana ricordando don Mario Saracino figura carismatica della Salernitana, ex allenatore e scopritore anche di molti giovani calciatori, per il suo grande attaccamento alla maglia granata nei suoi 40 anni al sodalizio granata, a 22 anni dalla morte, legato a questi colori così come lo è stato Agostino che Coppola ha voluto ricordare ancora una volta e con il quale ebbe un grande rapporto essendo nel 1989 prima firma del mattino e con il quale ebbe un rapporto di stima reciproca, dei figli di don Mario, Rosario e Antonietta, di tanti ex calciatori come Matteo Mancuso, Enrico Coscia, Gigino Sica, Antonio Capone e tanti altri ancora in un amarcord struggente. Il presidente della Associazione salernitani Doc, Massimo Staglioli, che è stato tra coloro che hanno chiesto questa targa, ha ricordato tra le altre cose che Luciano Guidi, Antonio Capone, Gigino Sica, calciatori con don Mario sono i tre salernitani ancora viventi e dunque presenti ieri che giocarono con la squadra Berretti guidata da Saracino che si laureò campione d’Italia nella finale del raggruppamento di Viareggio nel lontano 1969 vale a dire 55 anni fa. Eccola la storia, ecco anche i ricordi sbiaditi nel tempo dei figlioli di don Mario dice Rosario. <Volevo giocare a pallone anche io, papà mi fece fare un provino sotto la curva nord del Vestuti per vedere come calciavo. Si rese subito conto che dovevo pensare a fare un altro mestiere e non il calciatore. E me lo disse tranquillamente>.. Anche la figlia di don Mario Antonietta che allo scoprimento della lapide con il nome del papà si è emozionata davvero tanto dice: <Papà ha donato la sua vita alla Salernitana ed è stato però sempre presente anche nella nostra educazione familiare nel corso dei suoi anni che lo portavano quasi sempre a trascorrere molto tempo in questo stadio Vestuti per allenare i ragazzi. E’ stato, consentitemi di dirlo, quello di oggi un momento bello e crediamo che meritasse questo riconoscimento>. Insomma tanta commozione, ricordi con la partecipazione doverosa anche della presidenza attuale della Salernitana di Danilo Iervolino. C’erano il team manager Salvatore Avallone ed il collega Gianluca Lambiase che hanno portato, oltre ad un gagliardetto granata, un messaggio dell’amministratore delegato Maurizio Milan che ha, tra l’altro, detto, riferendosi alla targa per Di Bartolomei che una delle immagini più belle della nostra storia ultracentenaria è quella proprio di Agostino, l’uomo simbolo del ritorno in serie B dopo oltre venti anni e che sceglie i nostri colori, dopo quelli di grandi squadre come quelle di Roma e Milan per chiudere la sua carriera a Salerno. Un grande signore del calcio, un capitano indiscusso>. E sul grande uomo che è stato Di Bartolomei anche il messaggio del figlio Luca che ha voluto dire ancora una volta grazie alla città di Salerno, ai tifosi, alla società che non perdono occasione di ricordare Agostino. <Mi piacerebbe che i bambini imparassero da piccoli ad amare il calcio – ha continuato Luca – ma non prendendo modello alcuni dei miei capricciosi colleghi come disse una volta il mio papà in una intervista. Ago adorava i bambini ma questo non gli bastò per travolgere la mia vita con una scelta scellerata. A distanza di 30 anni lo ricordiamo ancora affinchè Agostino sia monito di amore, di cura, di perseveranza.. Il mio augurio è che sotto questa targa, tra queste strade e questi vicoli che ricordo da bambino tanti ragazzi e ragazze possono divertirsi con un pallone, diventare grandi e diventare amici.