di Marco De Martino
SALERNO. A Salerno ha lasciato un bellissimo ricordo. A Foggia pure. Riccardo Perpetuini è un professionista che, oltre a farsi apprezzare in campo, riesce a conquistare la stima dei tifosi anche come uomo. Mite, silenzioso, mai una polemica, Riccardo Cuor di Leone ha sempre parlato con il pallone tra i piedi. Peccato che, dopo 4 ottime gare con L’Aquila, si sia procurato un brutto infortunio al ginocchio che l’ha messo fuori causa per diversi mesi: «Mi opero venerdì -spiega Perpetuini- peccato perché stavo facendo bene». Così il regista può tuffarsi nei ricordi: «A Foggia ho vissuto la prima vera esperienza fuori casa. Venivo da sei mesi a Crotone ma per me quelli contano poco. In Puglia fui accolto benissimo, fu un’esperienza molto formativa perché quella rossonera è una piazza molto esigente ma anche perché con una squadra formata in gran parte da giovani disputammo un bel campionato, conclusosi con una salvezza tranquilla». Poi, nel 2012, la chiamata della Salernitana: «Arrivai in granata con tanti miei amici. Fu un’esperienza indimenticabile: fu una cavalcata trionfale in cui battemmo diversi record e nella quale cementai tante vecchie amicizie e ne creai di nuove. Poi il secondo anno…». E siamo alle dolenti note: «Non abbiamo mantenuto le aspettative della vigilia. La stagione è nata male, in qualche modo eravamo riusciti a raddrizzarla ma poi abbiamo compromesso tutto a Prato». Cose successe in quel maledetto primo tempo? «Venivamo da una serie di vittorie, l’ultima delle quali col Pisa, che forse ci ha fatto scendere in campo troppo rilassati, almeno inconsciamente. Ai primi tre tiri subimmo tre gol, cercammo di rientrare in partita ma il palo a 15’ dalla fine ci negò il 3-3. Poi ai play off, a Frosinone, ci fu poco da fare». Nonostante sia stato uno dei migliori di quella disgraziata stagione, Perpetuini in estate non è stato confermato dalla Salernitana: «Non sono stato più cercato dalla dirigenza granata che ha puntato su altri giocatori. Fabiani ha allestito una squadra già pronta per il salto di categoria, con calciatori forti in ogni reparto. Per me è la squadra da battere». Della vecchia, foltissima, colonia laziale presente a Salerno sono rimasti soltanto Tuia e Mendicino. Fallimento o solo un cambio di rotta? Perpetuini si toglie qualche sassolino…: «E’ stato fatto passare un messaggio sbagliato a mio avviso -spiega il centrocampista- ovvero che la Salernitana fosse una succursale della Lazio e che da Roma inviassero a Salerno soltanto gli scarti del settore giovanile biancoceleste. Tutte cose non vere. In granata -prosegue Perpetuini- sono arrivati calciatori di valore. Faccio un esempio. Luciani in serie C2 due anni fa è stato il miglior terzino destro del campionato. Solo un anno dopo, in C1, l’hanno definito un brocco. Credo che sia riduttivo parlare di succursale e di scarti. Perché la società ha deciso di cambiare? Ha preferito puntare su un altro programma -afferma il regista- con calciatori più esperti e pronti ad un torneo di vertice». Perpetuini è rimasto un tifoso granata: «Mi sento settimanalmente con Tuia e Mendicino. Dalle loro parole trasparisce un grande entusiasmo per la grande squadra di cui fanno parte e per l’obiettivo della promozione in B». Al suo posto in granata è approdato Giandonato: «Lo conosco bene -dice Perpetuini- è molto forte, ma è un calciatore muscolare ed ha bisogno di tempo per carburare. Sono certo che farà vedere quanto vale anche lì». Perpetuini, infine, da buon doppio ex, preferisce non fare pronostici per Foggia-Salernitana: «Tifo per entrambe, spero -conclude- sia una bella partita».