di Alfonso Malangone*
Le vicende della Squadra Granata, di qui alla fine, saranno davvero come le tappe di una ‘Via Crucis’ per i tifosi. Ma, anche per tutti coloro che hanno a cuore le sorti della Comunità. Perché, potrebbero essere tante le ingiurie di tifoserie astiose, gli sberleffi di avversari rancorosi, le ‘frustate’ verbali di giornalisti livorosi e finanche i risolini beffardi di qualche cronista pronto ad assegnare una corona, ‘a sfregio’, per i miserevoli risultati raggiunti. Tutto questo, prevedibilmente accompagnato da contumelie rivolte alla Città. Siamo del Sud. Adesso, si è saputo ufficialmente che il fallimento della stagione non riguarda più solo il rettangolo di gioco. In verità, l’ipotesi di gettare la spugna già c’era nelle ultime dichiarazioni del Presidente, prima di essere messo platealmente alla porta con lo sfratto dalla sede sportiva di Magazzeno. I 90 giorni concessi per smantellare i container per sala stampa e magazzini sono giusti-giusti per arrivare a fine stagione. E’ evidente che il Comune di Pontecagnano ha ritenuto di avviare da qui il risanamento di un’area nella quale, a passarci, sembra non manchino le ‘catapecchie’, salvo errore. Magari, queste sono in regola. In ogni caso, privata dell’area sportiva, e con il fitto dell’Arechi che consente 19 partite interne e 20 giorni l’anno per gli allenamenti (fonte: contratto), non può sorprendere la decisione finale della Società. Una tempesta perfetta l’ha colpita con coincidenze quasi astrali. Del resto, già da qualche mese, in diversi commenti di politici e semplici tifosi, erano state denunciate le difficoltà indotte dalla presenza di fattori esterni poco favorevoli, al punto da sentir dire “Iervolino non va lasciato solo” (cit.), con l’invito a impostare da capo relazioni e rapporti per evitare uno sfacelo di cui, oggi, tutti dovrebbero soffrire e nessuno godere. Lo stesso Presidente, dopo la ricapitalizzazione, aveva chiarito che sarebbe rimasto “solo se Salerno è con me” (cit.), chiedendo solidarietà e aiuto, non certamente soldi. Per questo, non può stupire la scelta di cedere il passo, ovviamente dopo aver recuperato gli € 85milioni già spesi, salvo errore. Perché, fa l’imprenditore, non il benefattore. Peraltro, anche sul versante dei lavori allo Stadio ci sono informazioni poco rassicuranti. E’ opportuno leggerle, per capire come stanno le cose. Prima, però, è necessario far presente che le notizie sono state acquisite da siti web liberamente consultabili e che non c’è alcuna finalità diversa da quella di informare la parte debole, cioè i tifosi, nell’esclusivo loro interesse. In ogni caso, nel fare salvo ogni errore, sono gradite smentite e rettifiche da chiunque fosse in grado di farle. Grazie. Come è noto, dopo la mancata concessione pluriennale dello Stadio, chiesta dal Presidente Iervolino a fronte di un investimento per almeno 80milioni di euro, la Regione alzò la posta promettendo di aggiornarlo direttamente con una spesa di almeno 110/115milioni. A seguire, l’Agenzia Regionale per lo Sport (Arus), incaricata della gestione dell’intervento in qualità di soggetto attuatore (fonte: Arus PIAO), ha emanato sia il bando per l’affidamento della progettazione, sia quello per la validazione dello stesso (fonte: CIG 9453208A04 – CIG 9886126143). Il primo, di € 1.157.022,97, è stato pubblicato in data 21/10/2022 e chiuso il 09/02/2023. Vincitore: BuroMilan + altri, con l’offerta di € 826.716,08 (fonte: bando). Il secondo, di € 274.560,22, è stato avviato il 28/06/2023 e chiuso il 04/10/2023. Vincitore: “proposta di aggiudicazione alla Conteco Check Srl” (fonte: bando). Ad oggi, per la presenza di ribassi definiti anomali, entrambe le gare risultano ancora “in corso di valutazione” sul sito web di Arus, come da dettagli allegati. Ora, se è vero che le offerte anomale sono frequenti in ogni dove, è anche vero che i conseguenti accertamenti sono chiusi in tempi brevissimi. Qui, invece, dopo molti mesi, le posizioni sono ancora aperte e, quindi: “forse, i problemi sono gravi”? E, ancora: “il progetto è in fase di elaborazione”? Perché, le ultime notizie sono ferme alla presentazione del 27/07/2023, con l’illustrazione delle opere e la presentazione di un disegno del tipo ‘rendering’. Sul sito Arus, nulla c’è di più. Anzi, per tutte le informazioni, gli allegati sono dichiarati “Non disponibili”, salvo errore. A questo punto, sia consentita una domanda: “quali certezze hanno consentito alcuni giorni fa all’Assessore allo Sport di dichiarare che i lavori rispetteranno i tempi previsti”? Cioè: bando di gara a Giugno e inizio lavori ad Agosto. Sarebbe opportuno un chiarimento, sempre nell’esclusivo interesse dei tifosi. E, comunque, un problema c’è anche per le risorse da utilizzare. La spesa iniziale, pari a € 35milioni, era coperta con fondi complementari rispetto a quelli Europei di Sviluppo e Coesione 2014-2020 (fonte: Arus PIAO). Di seguito, dopo l’offerta al rialzo a € 95milionji, oltre ad almeno altri 15 per rifare il Volpe, si è sentito parlare del PNRR. Ma, l’ipotesi è stata subito scartata per la bocciatura dei progetti degli Stadi di Venezia e Firenze da parte dell’Unione Europea. Così, sono entrati in gioco i nuovi Fondi Sviluppo e Coesione. C’è da dire, però, che, a parte il contenzioso in atto con il Governo, le loro modalità di intervento sono sostanzialmente analoghe a quelle del PNRR e, cioè, non sono finanziabili opere che non rientrino in un contesto avente ampie finalità sociali e culturali. Solo per notizia: a Venezia e a Firenze è intervenuto il Governo perché, in Laguna, si farà un “Bosco dello Sport” su un’area di 82 ettari, con ogni tipologia di impianti, per una spesa di € 320milioni, mentre, sull’Arno, lo Stadio sarà inserito in un complesso multifunzionale per una spesa di € 250milioni (fonti: web). Da noi, non sarà così. E, quindi, resterebbe la sola possibilità dei fondi Regionali di qualsiasi origine, come si sta facendo per il recupero del Collana di Napoli per 70milioni. Anche per questo, però, c’è una differenza. Lo Stadio Collana è dedicato a diverse attività sportive ed è di proprietà della Regione che ne ha affidato la gestione al Coni. L’Arechi è del Comune e serve solo per il calcio. Quindi, a meno che non si decida di venderlo alla Regione, questi soldi potrebbero essere messi a disposizione dell’Arus, per conto del Comune, come contributo a fondo perduto, ipotesi irrealistica, o come finanziamento a titolo oneroso, cioè con rimborso di capitale ed interessi. Se così fosse, ci sarebbe un altro però. Il Comune è in Disavanzo per € 172milioni, a fine 2022, e ha sottoscritto un piano di rientro fino al 2044 che già costa ai cittadini un carico di tributi tra i più alti d’Italia: € 1.449,22 nel 2022. Inoltre, la rata del 2022 rimase insoddisfatta per € 9,7milioni, mentre quella del 2023 sarebbe tuttora scoperta per € 8milioni (fonte: Bilanci). Una domanda: “è possibile assumere un debito enorme quando mancherebbero le risorse per il rimborso e, per di più, non ci sono in Città strutture idonee per qualsiasi altro sport”? Una risposta è davvero gradita, sempre nell’esclusivo interesse dei tifosi. Se queste notizie fossero vere ‘davvero’, nessuno potrebbe pretendere scelte coraggiose dalla Società Granata in assenza di una rinnovata collaborazione su rafforzate basi di stima e di fiducia. Magari, iniziando con l’offerta di un’area per la nuova Sede che, per averla al centro della Città, potrebbe essere quella della ex D’Agostino. Si incasserebbero pure soldi a beneficio del Bilancio e si eviterebbe di spendere un’altra cifra mostruosa, € 22 milioni, per il recupero. In verità, per come stanno le cose resta solo da augurarsi che la vicenda non sia causa di ulteriori afflizioni ovvero non costringa a rivivere retrocessioni dilanianti a sostenitori che stanno bevendo un calice amaro, e lo faranno fino all’ultima goccia, in civile silenzio. Adesso. Domani, sarà un altro giorno. *Ali per la Città