di Michelangelo Russo
E’ un bluff elettorale quello dei test psico-attitudinali per l’ingresso in Magistratura. Ancor prima che incostituzionale, il progetto governativo è un vero e proprio test psico-attitudinale, esso stesso, per il Governo all’esercizio delle funzioni direttive della politica italiana. E il risultato è negativo, pare evidente. Perché l’impianto dell’istituto dei test è così arrangiato, così aperto ai profili dell’iperbole e del paradosso, da risultare oggettivamente comico. Innanzitutto, applicando i test dal 2026, fino ad allora i cittadini italiani saranno sottoposti a una Giustizia del cui stato mentale non potrebbero essere certi, visto che nessuno dei 9 mila giudici in servizio ha mai subito l’esame degli strizzacervelli. Poi, dal 2026, a gruppi di circa 300 all’anno, secondo il Governo arriveranno i nuovi magistrati psicoanalizzati. Dunque, per sostituire l’intero corpo giudiziario, con questi tempi ottimistici (perché il concorso dura di solito un anno e mezzo) ci vogliono almeno 30 anni, ma più realisticamente 40 anni, prima che gli italiani possano stare completamente sereni dinanzi a un Tribunale garantito al cento per cento dal marchio D.O.C (Dimostrata Organizzazione Cerebrale)! Nel frattempo, i cittadini malcapitati staranno di fronte alle toghe con il tormento del possibile squilibrio mentale dei giudici che gli stanno davanti. Prospettiva angosciante per l’intera Nazione. E non è finita! Il messaggio governativo dei test non può non estendersi, prima o poi, al dubbio sull’equilibrio mentale dei propri avvocati. In fondo, la scuola giuridica è la stessa. E se squilibrato sia anche il mio avvocato, può chiedersi l’utente prima di firmare il mandato definitivo? Sarà bene, allora, che gli Ordini Professionali degli avvocati incomincino ad attrezzarsi per fornire ai loro iscritti il marchio D.O.C di cui prima, per tranquillizzare i clienti. E nei motivi di appello, i difensori potranno inserire, perché no, anche una richiesta di verifica dell’equilibrio psichico del giudice della sentenza appellata. Invocando il principio di uguaglianza costituzionale di tutti i giudici di fronte alla legge. O sono tutti sani, o non sono giudici! Si dice che quando i tempi si fanno bui per l’approssimarsi di tempestose nubi di guerra, il teatro comico raggiunga vertici assoluti di genialità. Il film “Il Grande Dittatore” di Chaplin rimane un capolavoro assoluto della comicità di tutti i tempi. Chaplin-Hitler ha aperto gli occhi al mondo libero e pensante non sulla ferocia dei nazisti, ma sulla loro totale intrinseca comicità. Involontariament, il Governo sta facendo la parte di Chaplin su se stesso. Ora, la Premier poteva risparmiarsi questa infelice uscita sui test psicoattitudinali dei magistrati. E’ un’idea che puzza di marcio, come tutte le sciocchezze che stavano nel programma di Licio Gelli, il fondatore della loggia massonica P.2. Il programma di Gelli prevedeva l’asservimento della Magistratura a un sistema di controlli che ne garantissero la pratica impossibilità di azione di fronte ai Potenti e ai soci dell’organizzazione massonica. Berlusconi, che pure fu un iscritto alla P.2., tentò di imitare il progetto Gelli; ma la sua natura e vocazione allo spettacolo comico fu attenuata da una prudente gestione della differenza tra il palcoscenico e la realtà. Berlusconi non spinse mai la recita su test psicoattitudinali dei magistrati e la divisione delle carriere fino alla forzatura parlamentare per l’approvazione di riforme in tal senso. Sapeva bene che erano cose inutili e controproducenti, buone per “bontades” di piazza e nient’altro. Insomma, che erano dei “bluff”.