di Erika Noschese
«Le acque dei fiumi in provincia di Salerno sono buone, in alcuni casi anche ottime a differenza di territori come il Casertano dove vi è un alto tasso di inquinamento». Lo ha dichiarato il salernitano Alberto Gentile, consigliere nazionale della Fipsas, la federazione italiana pesca sportiva e attività subacquea, presente al Pesca Show, la manifestazione dedicata alla pesca sportiva che si è conclusa ieri alla Mostra d’Oltremare di Napoli.
Prima edizione di pescare Show, un’occasione per la pesca sportiva e per avvicinare i tanti appassionati, tanti curiosi e soprattutto per parlare loro di sostenibilità e di un rispetto verso il mare che c’è ma deve essere sempre più centrale.
«Assolutamente sì, la federazione che è presente in questa fiera, la Federazione Italiana della pesca sportiva, ha sempre avuto un occhio di riguardo alla sostenibilità e alla pratica delle tecniche sostenibili, non solo durante le attività agonistiche ma diffondendo tali pratiche anche dal punto di vista promozionale e ricreativo. Basti pensare che la stragrande maggioranza delle gare che vengono svolte, non solo nelle acque interne ma anche in mare, prevedono la pratica della cattura e rilascio e questo la dice lunga sul grado di rispetto che la federazione ha nei confronti del Patrimonio ittio faunistico».
La pesca sportiva vive grandi difficoltà, una di questo può essere l’accesso regolamentato…
«Noi ci auguriamo che momenti come questi, caratterizzati da un livello di affluenza e di aggregazione veramente straordinario, possano servire anche per sensibilizzare le istituzioni pubbliche a prendere in considerazione seriamente il fenomeno della pesca sportiva e ricreativa sia in mare sia nelle acque dolci. In particolare il problema dell’accessibilità e quindi della pratica della pesca sportiva colpisce molto di più gli appassionati del mare, perché l’accesso ai porti è quasi sempre vietato, laddove non è vietato è tollerato, per praticare le discipline, vedi la canna da riva che si svolgono essenzialmente sui moli, molto spesso questo non è possibile se non con accordi particolari con le capitanerie di porto con i comuni o con le autorità portuali. Ecco, se le istituzioni riuscissero a regolamentare, a disciplinare meglio l’accesso sia ai porti ma stesso problema anche per molte spiagge, probabilmente avremmo molti più appassionati che potrebbero avvicinarsi a questa splendida passione».
Non si può parlare non parlare anche dei tanti problemi che riguardano la pesca, uno di questo è il fenomeno del granchio blu ha messo in allarme, non solo i pescatori, ma anche un po’ la cittadinanza…
«Purtroppo sì, il fenomeno delle specie aliene – e il granchio blu e l’ultima delle specie aliene che ha invaso ormai buona parte dei litorali della nostra penisola – crea dei problemi molto spesso e molto di più alla pesca professionale, ma anche alla pesca ricreativa. Il granchio blu è una specie che In alcune zone rende praticamente impossibile la pratica della pesca sportiva, ma il problema è che intacca fortemente gli Habitat, gli ecosistemi marini, alterando proprio il grado di biodiversità. Il problema della laguna veneta è arcinoto: il granchio blu è un accanito divoratore di molluschi bivaldi con tutto quello che può comportare. Come dicevo, il granchio blu è l’ultima delle specie aliene che è presente nei nostri mari qualche anno fa c’è stato il fenomeno Barracuda, oggi oltre al Barracuda abbiamo altre specie che provengono dal Mar Rosso, come il pesce scorpione. Ce ne sono veramente tanti che stanno prendendo purtroppo il posto delle nostre specie autoctone. Il Pescatore sportivo può incidere molto poco sugli equilibri derivanti dalla presenza delle specie alloctone quello che invece può fare è certamente aumentare e sensibilizzare al rispetto del mare attraverso delle pratiche sostenibili, al rispetto dei regolamenti e quindi anche ai quantitativi massimi di prelievo giornaliero e ad una condotta che punti quanto più possibile alla cattura e rilascio».
Tra gli ospiti della manifestazione l’assessore regionale Nicola Caputo. In questo contesto la regione Campania e la politica a tutti i livelli può fare qualcosa?
«Posso dire che la regione Campania – e di questo veramente sono orgoglioso – negli ultimi anni ha fatto tanto per la pesca e sta continuando a fare tanto; basti pensare che l’anno scorso è stata finanziata, per la prima volta in Regione Campania, la carta ittica, il piano ittico regionale; è già pronto il nuovo disegno di legge regionale della pesca nelle acque interne; sono state avviate dei progetti di recupero di linee autoctone di salmonidi campani; abbiamo un centro di produzione della fauna ittica d’acqua dolce che si trova a Ceraso in Cilento ed è l’unico centro regionale, quindi pubblico di produzione di fauna ittica che serve per ripopolare le acque interne; grazie alla Regione Campania siamo riusciti a riaprire, e quindi a consentire l’accesso ai pescatori, interi bacini che erano stati tenuti chiusi, quindi con divieto di pesca per oltre 10 anni in provincia di Avellino dove, tra le altre cose, i fiumi Sabato e Calore Irpino. Quindi alla domanda io rispondo che sì, la Regione Campania, l’assessore Nicola Caputo con gli uffici la direzione generale politica agricola e caccia e pesca e gli uffici proprio deputati alla gestione della pesca stanno facendo veramente tanto, finanziando una mappatura genetica delle popolazioni autoctone di salmonidi su tutta la regione Campania, quindi veramente grazie mille alla Regione Campania, il popolo dei pescatori ringrazia».
Parlando di fiumi, in provincia di Salerno stanno i fiumi? Come stanno i corsi d’acqua? Tra l’altro c’è un contratto di Fiume per quanto riguarda i Picentini quindi i comuni di Pontecagnano, di Battipaglia, di Eboli e cosa si sta facendo e come si sta lavorando in tal senso?
«Quando si parla di fiumi la regione Campania è un po’ a macchia di leopardo perché ci sono province, vedi la provincia di Salerno, dove sicuramente lo stato ambientale dei corsi d’acqua è almeno buono per non dire in alcuni casi anche ottimo ma ci sono altre province dove purtroppo questa situazione non è riscontrabile, vedi Benevento, Avellino in particolare dove i fiumi soffrono di regimi idrici veramente carenti, soprattutto nella stagione estiva. Situazione sicuramente analoga a quella di Salerno e magari la situazione dei fiumi del casertano ma anche lì, in alcuni casi, i livelli di inquinamento sono veramente molto alti e creano delle delle difficoltà. Che cosa la regione Campania sta facendo da questo punto di vista? Due anni fa è stato finanziato il primo progetto di recupero del Ceppo autoctono di Trota del fiume Sele, molto probabilmente – questo accadrà a fine anno o l’anno prossimo – saranno avviati progetti analoghi per recuperare linee genetiche anche di altri corsi d’acqua prima. Nel Tusciano, che è un fiume dei Picentini, è stata accertata la presenza di trota Mediterranea e questo spingerà sicuramente l’istituzione regionale ad avviare degli approfondimenti con possibile recupero di quel ceppo del fiume Tusciano, soprattutto nel tratto alto che scorre nel territorio di Acerno. Analoga cosa probabilmente accadrà anche per i Picentini: la Fipsas attualmente è titolare di concessione sia dei Picentini, in particolare un tratto del fiume Picentino e un altro del Tusciano, sia sul Sele sia sul Tanagro, sia sul Calore salernitano quindi in provincia di Salerno. In provincia di Caserta, abbiamo anche lì delle concessioni sul fiume Volturno e sul fiume Leto; la federazione da sempre è attenta anche alla gestione delle acque interne, in particolare le acque che hanno vocazione salmonicola e cerchiamo di farlo con un’attenzione particolare alla preservazione delle specie autoctone, alla riqualificazione fluviale laddove occorre preservare l’ambiente anche da fonti esogene di inquinamento e la collaborazione che negli anni si è instaurata con la Regione Campania, sta portando dei frutti importanti. Noi collaboriamo con la Regione Campania sia nel recupero dei Ceppi, sia nella semina delle trotelle che vengono prodotte all’interno dello stesso impianto ittiogenico di Ceraso e il Picentibo e il Tusciano ma un po’ tutti i fiumi della Regione Campania, sono stati interessati dalla dalla semina di questo materiale ittico».