Si apre con “Bella ciao” la manifestazione pubblica organizzata da Vincenzo De Luca nello storico teatro Sannazaro di Napoli con gli operatori culturali, per protestare contro il blocco dei fondi Fsc e del fondo complementare, che per il presidente della Regione Campania mettono a rischio anche la programmazione di questo settore. Il Teatro di via Chiaia è pieno, in tanti sono dovuti rimanere fuori in attesa. All’interno rappresentanti del mondo della cultura e delle arti di tutta la Regione che denunciano quelli che vengono ritenuti i danni provocati dal mancato sblocco del Fondo sviluppo e coesione e dagli effetti dell’autonomia differenziata. De Luca, che non ha rilasciato dichiarazioni prima di entrare al Sannazaro nel quartiere Chiaia, è stato accolto da un lungo applauso. Slogan della manifestazione è “La cultura è l’anima di una comunità. La nostra dignità non è in vendita”. Attori e ballerini, musicisti e cantanti, ma anche direttori di musei, autori, scrittori, coreografi, registi, mimi e giovani studenti, tutti insieme al Sannazaro per chiedere di non calpestare la cultura. Tanti i volti noti in sala, tra cui, solo per citarne alcuni, Marisa Laurito, Patrizio Rispo, Ruggero Cappuccio, Massimiliano Gallo, Enzo De Caro, Corrado Ardone, il patron del Giffoni, Claudio Gubitosi, il patron del Premio Charlot Claudio Tortora, il direttore del Teatro Pubblico Campano Alfredo Balsamo, il ballerino Luigi Ferrone. Ed ancora da Salerno la presidente del Cos (Consorzio Operatori dello Spettacolo) Pina Testa, il direttore del Teatro Verdi Antonio Marzullo, la direttrice artistica del Teatro Dei Barbuti e della Fiera del Crocefisso Chiara Natella, il direttore di Linea d’Ombra Giuseppe D’Antonio, la coreografa Antonella Iannone ed il coreografo Claudio Malangone, il presidente della Fondazione Scuola Medica Salernitana Enrico Indelli. Con loro anche le sigle sindacali di Uil e Cgil. La giornata si è aperta con una serie di videomessaggi inviati da tanti protagonisti del mondo culturale italiano che hanno voluto dare il loro sostegno alla Campania. Poi l’intervento del Governatore: “Ho parlato ieri a piazza Santi Apostoli per un’ora e nessuno ha offeso nessuno. Hanno mandato un giro in fuori onda mentre ero a Montecitorio a bere un bicchiere d’acqua. Bisogna stare attenti, era una cosa detta a mezza voce. Oggi i titoli principali sono l’insulto di De Luca alla Meloni – ha aggiunto – siamo alla follia. Siamo in un Paese malato di conformismo e opportunismo e in cui l’opinione pubblica sembra aver perso la ragione critica. Ci si è ridotti a un titolo su una battuta. Il vero insulto lo ha fatto questo Governo, bloccando per un anno e mezzo i fondi Fsc che servono al Sud per ridurre il divario con il Nord. Chi governa non può monopolizzare le risorse per ricattare i cittadini, ci sono delle regole fondamentali in una vita democratica. Il potere è rispettare i diversi ruoli istituzionali. Lo scontro che abbiamo con il Governo non è fra maggioranza e opposizione, fra Nord e Sud ma è per il carattere della democrazia: in Italia stiamo perdendo le regole fondamentali. L’unico insulto ieri lo ha rivolto la Meloni a chi è andato a manifestare perché in un Paese democratico non decide la Meloni chi e quando deve manifestare. L’insulto è stato non aver fatto trovare nessuno a 200 sindaci”, riferendosi ai fatti di ieri a Roma “Questo è il Governo Meloni-Badoglio. Sono scappati tutti. Ieri c’erano migliaia di persone in piazza e il Governo è stato totalmente assente – incalza – abbiamo chiesto più volte di essere ricevuti tra Palazzo Chigi, la sede del ministero della Coesione e Montecitorio, ma l’unico rappresentante che ha difeso la dignità delle istituzioni è stato il Prefetto di Roma, Giannini, a cui ho presentato le nostre istanze e che si è impegnato a farci avere una risposta all’unica domanda che noi poniamo al Governo: firmate la prossima settimana l’accordo per i fondi di sviluppo e coesione con la Campania? Il vero insulto non è quello mio alla Meloni, ma quello che è stato fatto dal Governo a voi operatori culturali, che non potete programmare per i ritardi che abbiamo accumulato”. De Luca parla di “vergogna”, di fronte alla quale “tutti restano in silenzio”. E lancia poi un attacco anche al ministro dell’Interno: “Piantedosi è stato latitante per tutta la giornata – dice – nonostante la situazione che si era creata a Roma. La mia solidarietà va alle forze dell’ordine, che non sapevano come comportarsi. Di fronte a questo atteggiamento del Governo, la nostra risposta è semplice: la dignità del Sud, della Campania e di Napoli non è in vendita. Abbiamo scelto di vivere da uomini liberi e su questo non arretreremo di un millimetro. Come ho detto al funzionario di polizia che ieri non voleva farci passare a Roma, la prossima volta mi devi sparare in testa se vuoi fermarmi. Non mi faccio impressionare da niente e da nessuno”. Poi rivolgendosi sempre alla platea, De Luca invita i presenti a prepararsi “alla campagna di diffamazione e menzogne” che, a suo avviso, sarà messa in campo dal Governo fino alle Europee. “Non hanno motivi per reggere questa posizione – argomenta – e continueranno a ripetere dati falsi sulla spesa dei fondi europei. Preparatevi a un’ondata di notizie false. E’ una tecnica antica, la menzogna come sistema per colpire i diritti civili e le libertà, ma noi abbiamo scelto di vivere da uomini liberi. Chi governa non può manipolare le risorse per ricattare i cittadini, chi governa non può assumere le risorse pubbliche come un bottino personale. Ci sono delle regole fondamentali in una vita democratica. Decenni fa, in Italia, si toglieva il lavoro. Vi stanno togliendo il lavoro, a voi e ai vostri dipendenti. Qualche decennio fa, ma non tanti anni fa, si toglieva il lavoro a chi non prendeva la tessera di partito, non si poteva insegnare, non si poteva stare nella Pubblica amministrazione. Oggi mi pare che siamo un po’ vicini a quella situazione. Se non piegate la testa, vi togliamo il respiro. Allora, di fronte a questo atteggiamento, la nostra risposta è semplice: la dignità del Sud, della Campania e di Napoli non è in vendita”. “Siamo qui oggi per testimoniare che questi fondi di sviluppo e coesione sono un nostro diritto – ha detto Laurito – li dobbiamo avere perché sono necessari per far vivere le moltissime famiglie che lavorano nelle piccole e medie imprese del mondo della cultura. Non sono una carità, ma un diritto e dunque ce li devono dare”. L’allarme lanciato dal mondo della cultura campana e napoletana riguarda il fatto che, senza l’assegnazione delle risorse al governo regionale, sono a rischio numerose attività e di conseguenza posti di lavoro. Tra le realtà culturali che già da diverse settimane hanno posto l’accento su questo pericolo anche il Giffoni Festival. “Siamo qui per chiedere il diritto a continuare – ha affermato il patron Gubitosi – noi oggi non siamo qui per De Luca, ma con De Luca, con il nostro presidente che sta facendo una battaglia democratica e civile in cui chiede al Governo di avere quello che deve avere. Quella della cultura campana è una grande industria e Giffoni è una realtà conosciuta a livello internazionale e quello che si fa è patrimonio dell’Italia e del mondo”. Un mondo quello della cultura, dell’arte e dello spettacolo che – come è stato più volte evidenziato nel corso dell’iniziativa – ha già sofferto durante la pandemia. “Dopo il covid – ha evidenziato Giovanni Sgambati, segretario generale Uil Campania – le mancate risorse dei fondi sviluppo e coesione rischiano di essere un ulteriore problema per una categoria di lavoratori che è già fragile. Noi siamo qui, così come ieri a Roma, a tutela del lavoro e della cultura: non possiamo voltarci dall’altra parte”.
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