di Salvatore Memoli
La Chiesa è Luce e Verità. La Chiesa amministra con la misericordia il perdono. La Chiesa è costituita per il mondo, mediatrice tra Dio e l’umanità.
Il magistero petrino di Francesco con il suo documento Fiducia supplicans è avvolto da questa responsabilità profonda di rivolgersi a tutti, usando il suo messaggio con duttilità che non è compromesso o spergiuro ma forza per arrivare a tutti. Il linguaggio del Papa non è un atto di superbia intellettuale, non è abiura delle verità. Il Papa cammina verso l’umanità del suo tempo, porta con sé le verità, si rende conto che parte dell’umanità si è fermata per strada, perduti negli anfratti lungo il cammino, molti si sono nascosti agli sguardi di Dio.
Dio può fare paura, esige nascondersi. Ma come può Dio che è misericordioso, indurire il suo cuore dinanzi a parte delle sue creature, mettere una distanza e quasi esprimere il suo giudizio eterno di condanna?! È Dio che si chiude o sono i suoi messaggeri, quelli che si ritengono investiti della rappresentanza della sua volontà e delle sue leggi, ad essere fermi e rigidi nel ripetere un ammaestramento che rendono Dio immutabile, sempre uguale a se stesso, lontano e severo verso la sua umanità? Dio non può essere un giudice lontano, un custode astratto di pandette, un impermeabile padre che non si rende conto dei limiti della sua umanità sofferente. L’umanità é figlia di Dio, come può un padre rimanere seduto su un trono e respingere i suoi figli? La figliolanza é essenza della sua divinità, non accidente. Dio non può abbandonare un suo figlio con crudeltà per essere coerente, per essere più Dio che Padre. Le verità sono annunci fondamentali per guidare il cammino del popolo, ma Dio se vede un figlio debole, zoppicante, limitato, nascosto in un anfratto, per sfuggire alla sua presenza, soprattutto perché si rende conto di non essere in sintonia con i suoi ammaestramenti, non resta indifferente, si scuote dalla sua composta divinità e si ricorda che la paternità precede la divinità.
Chi ha un padre eroe, forte, intelligente, completo in tutto, non si rivolge alle sue qualità ma alla sua essenza di padre, se ha bisogno delle sue braccia per sollevarsi dopo una caduta.
Dio é Padre! La paternità é ascolto, capacità di rendere dinamico il rapporto verso i figli. Quindi Dio si muove verso i figli e muovendosi non perde la sua essenza divina. Scegliendo di essere padre, Dio ha scelto di essere in dialogo con i suoi figli. Le sue intime verità si piegano difronte al gesto di lasciare il trono e venire incontro a chi si é smarrito. Dio conosce bene chi si perde con superbia, perché non vuole accettare la strada da percorrere che porta a lui e chi si perde perché non riesce ad essere altro, non può essere altro perché la sua natura é diversa. É Dio che corre incontro ai suoi figli. Lo fa sbarazzandosi dei suoi mediatori e rappresentanti, gli fa capire che essi non vedono col cuore ma con la mente! Costoro gli fanno un grande torto e gli impongono di ripensare alla creazione, alla sua creazione dell’umanità, come atto imperfetto, causa di tante storture che non sempre rispondono ad una volontà ribelle, piuttosto ad una natura diversamente perfetta. Dio lo sa e per questo scende dal trono per andare incontro ai suoi figli. Facendolo accetta che la Paternità é più forte ed importante della sua Divinità, che non si oscura dinanzi al suo atto di amore misericordioso, si esalta e si completa. Lui é Dio e per questo la paternità non limita ciò che é, esalta il fine ultimo della sua volontà creatrice che non ha creato figli omologati, ma figli diversi che tendono alla sua Divinità, che é ancora più completa, per chi lo raggiunge da strade diverse.
Che ne sarebbe ai suoi occhi di quei figli che sono sulla buona strada che però ostruiscono il percorso di altri figli più deboli, creandogli percorsi ad ostacoli?
Dio da che parte starebbe? La Chiesa usa i sacramenti e gli atti sacramentali. I sacramenti sono dei segni, con cui Dio si rende presente. Ci sono però persone a cui può essere riservato un trattamento più personale per giungere ai sacramenti. Se la chiesa usa una benedizione non vuol dire che crea una pista privilegiata. La scelta di Papa Francesco d’includere l’omosessuale tra i figli bisognosi di accoglienza e di accompagno al cammino Cristiano, non é abiura, ma atto di amore paterno. Il Papa trasfigura nella sua missione il volto di Dio Padre, rendendolo presente nella storia della salvezza. La Chiesa esprime il volto di Dio-Padre che tende a mettere tutto dentro le sue braccia. Benedire le persone significa affermare e confermare il loro legame con Dio, anche attraverso percorsi che nessun pulpito di perfezione può giudicare e condannare. Dio é Padre, Dio é Padre e Madre diceva il Papa Giovanni Paolo I, Dio é Misericordia infinita. Quando il Papa si avvicina all’umanità zoppicante, non chiede perché zoppichi, si propone di includere nella salvezza come progetto escatologico, chiunque deve riconoscere Dio come fine ultimo del suo cammino individuale.
Chi insegna le verità di Fede deve custodire i libri che contengono le grandi e fondamentali verità di Fede, ma deve prendere coscienza che oltre alle cattedre di verità, c’é la scelta di Dio di non abbandonare nessuno. Tutta l’umanità vive una storia di peccato, Dio rimuove gli ostacoli di qualsiasi persona che cammina verso di Lui e non si fa pregare di scendere dal suo trono se a qualcuno dei suoi figli ha dato uno svantaggio in più. Sostenendolo lo ammette, nelle stesse condizioni e potenzialità, a camminare verso di Lui.
Dio é l’arrivo di tutti i corridori, non é pensabile che ad alcuni non é consentito di partecipare alla competizione o peggio di creare un percorso alternativo che é negazione innanzitutto di Dio, alla fine porta alla duplice sconfitta di Dio e dell’Uomo. Meglio che restino sconfitti quelli che non hanno gli strumenti per andare oltre la pandetta. Dio apre le braccia anche alle diversità che permettono di avere di Lui la visione di una paternità sconfinata che abbatte tutti i muri e tutte le divisioni.