Il Natale di Davide Rondoni: la letizia del Presepe sconfigge l'età dell'ansia - Le Cronache
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Il Natale di Davide Rondoni: la letizia del Presepe sconfigge l’età dell’ansia

Il Natale di Davide Rondoni: la letizia del Presepe sconfigge l’età dell’ansia

di Antonio Manzo
“Quando compose nel parlatorio del nostro convento di Bologna la canzone “L’anno che verrà”, ed era il febbraio del 1979, alla fine con un imbarazzato pudore mi cantò la strofa “quando i preti potranno sposarsi a una certa età” pensava che mi offendessi. Ma no, ridemmo insieme. Perché era il guizzo artistico di un cristiano anarchico molto radicato nella fede”.
Padre Giovanni Bertuzzi, domenicano, per decenni padre spirituale di Lucio Dalla, racconta della cristianità sentita e goduta del cantante, innamorato sempre dall’immancabile Presepe per celebrare il Natale. Padre Giovanni Bertuzzi per la prima volta racconta la fedeltà al semplice ed umile gesto teologico di Lucio Dalla di onorare la rappresentazione della Natività. Il ricordo delle parole di padre Giovanni risplendono, come un lampo, mentre Davide Rondoni, con l’arte della parla incanta la platea raccontando del credo popolare nella presenza della Natività. Il poeta, cattolico anarchico di rito romagnolo, parla a braccio, per circa un’ora, dell’eredità di San Francesco dopo 800 anni: il valore di una esperienza ancora attuale. Rondoni è il poeta di un segno della vita che si misura per intensità che più per la durata. Parla a Casalbuono, un paesino della Campania quasi a confine con la Lucania invitato dalla diocesi di Teggiano. Invitato da don Vincenzo Federico, le sue parole vengono concluse da una lezione di sociologia sulla povertà in Campania recitata dal vescovo Antonio De Luca. Quest’anno si celebrano gli 800 anni del primo presepe di Greccio e poi la stessa commemorazione riguarderà le Stigmate e il Cantico delle creature di San Francesco. Il tutto culminerà nel 2026 con la ricorrenza degli 800 anni dalla morte del Santo di Assisi. Ronconi presiede il Comitato nazionale per la celebrazione dell’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi con decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri. A quest’organismo è affidato il compito di elaborare un programma culturale relativo alla vita, all’opera e ai luoghi legati alla figura di San Francesco. Nel giro che Rondoni sta facendo per l’Italia casualmente arriva a Casalbuono del tutto ignaro che ad una manciata di minuti c’è Sasso di Castalda, il paese potentino dove nacque don Giuseppe De Luca, lo studioso in tonaca che aprì le porte della storiografia contemporanea alla pietà popolare. Rondoni parla del valore del presepe e utilizza, volutamente e scientemente, la metafora del bue, dell’asino e della paglia come strumenti per guarire dall’ ”Età dell’ansia”. Cioè la lezione che Rondoni ricorda all’uditorio serve a respingere una contemporaneità corrosa dall’ansia, una malattia che lo scrittore inglese Wistan Hugh Auden descrisse per capire, vivere il cuore e la mente degli uomini e coglierne il suo groviglio. Scrisse negli anni Quaranta della condizione umana nella ancora molto lontana della vigilia governata dall’algoritmo della storia e non dalla curiosità spirituale di persone, di un popolo commosso, e non di sapienti. E giù con la lezione irripetibile e impagabile di Joseph Ratzinger che riassunse la categoria dell’estetica e del bello nell’avvenimento del Natale.
La lectio magistrale di un poeta scorre con il tempo del racconto di fede umana che arriva dall’Oriente e trova in Italia la sponda marina del Mediterraneo chiamato ad accogliere uomini e non respingerli. Ed è proprio in questa traccia geografica che consente al poeta Rondoni di declamare il senso dell’avvio del Cantico delle Creature Altissimu, onnipotente bon Signore. E’ nell’ossessiva ripetizione dell’aggettivo indicativo dell’avvio del Cantico Altissimu che il poeta sembra volere riprende le parole del cardinale Joseph Ratzinger pronunciate all’omelia del 1988 per celebrare le Stimmate di San Francesco . Di qui l’invocazione Altissimu onnipotente bon Signore.
Le città ricordano la nebbia d’inverno, non l’inverno di adesso cosi misto a fiammate improvvise di sole. Ma nel febbraio del 1979 c’era l’inverno duro degli anni ottanta in cui la nebbia era densa, palpabile, totale. Sarebbe stato avrebbe cantato Lucio Dalla che all’uscita della chiesa di Bologna incrocia l’orizzonte ravvicinato di un povero, un mondo di cui era l’unico abitante infreddolito sino al midollo, disorientato, stupefatto. Lucio come Francesco cosa avrebbe fatto, detto? Silenziosamente, testimonia il suo confessore padre Giovanni Bertuzzi, accoglie la richiesta di potersi recare a Lourdes e paga biglietto e viaggio. Ma una cosa è certa: Lucio Dalla accoglie anche questa come un’esperienza di vita, e non considera questa strada dell’offerta solo l’abbrivio di un misericordioso pauperismo che spesso, anche nella Chiesa di oggi, fa confondere la povertà lontana dallo spirito evangelico . La povertà di Francesco, irrompe Davide Ronconi, è nella letizia. Letizia sì, parola magica contro l’età dell’ansia. Che non lega l’essere umano alla corsa inesorabile del successo, della fama e scansa il tempo del riconoscimento degli altri spogliandosi delle proprie certezze e inquietanti presunzioni. Ecco gli auguri di Natale di un poeta contemporaneo che in un paesino del Sud ha fatto germogliare dal silenzio, dalla paura e dall’anarchica franchezza la spiritualità più sacra e comprensibile. Canta Lucio Dalla: “Sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno (…) ci sarà da mangiare, e luce tutto l’anno anche i muti potranno parlare mentre i sordi già lo fanno”.
«La fede cristiana è il mio unico punto fermo, è l’unica certezza che ho» disse Lucio Dalla completando per l’ennesima volta il presepe di casa. «Sono credente – disse a padre Bertucci nella cappella della Madonna della Basilica Patriarcale di San Domenico dove si ritirava a pregare soprattutto per la mamma – Credo in tutto ciò in cui si può credere, in Dio come nell’arte, nel mare, nella vita. Credo in Dio perché è il mio Dio. Lo riconosco negli uomini, nei poveri soprattutto, in tutti coloro che hanno bisogno di aiuto. Mi ha sempre colpito la decisione di Cristo di nascere povero. Lui, povero, è il futuro». È la grande curiosità della fede che ha raccontato Davide Ronconi dopo aver viaggiato, nel dialogo con l’aiuto del satellitare attivo del Cantico delle Creature di San Francesco. Buon Natale. Grazie, Davide