di Giulio Tarro
Nel nostro bel paese, l’Italia, vi sono molti orecchianti, specie a livello delle nostre istituzioni, che si proclamano da un giorno all’altro esperti conoscitori di qualche tema della cultura che non conoscono, se non per sentito dire, e si esprimono come esperti.
Purtroppo questa situazione accade da un giorno all’altro ed i nuovi “speakers” parlano come conoscitori cui fare riferimento, senza tenere conto di chi effettivamente il problema lo ha vissuto fornendo anche un contributo scientifico che ha fatto parte dell’informazione e/o di pubblicazioni riconosciute.
L’ultimo tema della conoscenza epidemiologica fa riferimento ai Micoplasmi. Il Prof. Paolo Altucci (Emerito di Medicina Interna 2a Università di Napoli) ed io, Giulio Tarro (Primario emerito dell’Azienda Ospedaliera D. Cotugno), già nel 1964 avevamo pubblicato alcune nostre osservazioni sulle pneumopatie da Mycoplasma pneumoniae (M.p., all’epoca detto PPLO o Pleuro-Pneumonia Like Organism). Con quegli studi avevamo, da un lato, impostato un inquadramento nosologico, clinico e patogenetico della malattia e dall’altro fornivamo la convalida delle principali tecniche diagnostiche (tra le quali, importante, quella per la coltivazione degli agenti responsabili su media acellulari) (1).
I Micoplasmi costituiscono una classe sui generis, essendo essi distinti dai batteri anche perché (unici, fra i procarioti) privi di parete cellulare, ma forniti di una membrana lipoproteica trilaminare, ricca di steroli.
I principali micoplasmi patogeni per l’uomo sono riportati (2).
Mycoplasma pneumoniae: Causa certa di: polmoniti, asma, malattie delle vie aeree (superiori ed inferiori) (3-6). Mycoplasma hominis, Ureaplasma urealyticum: questi micoplasmi sono presenti nell’apparato urogenitale anche di persone sane. Sono, però, anche causa certa di malattie del tratto urogenitale nell’adulto, di infezioni respiratorie neonatali e di infezioni opportunistiche nell’ospite compromesso. Mycoplasma fermentans: ne è stato ipotizzato un ruolo in alcune artriti, nella Sindrome della guerra del golfo (una sindrome fibromialgica con dolore e rigidità). Mycoplasma genitalium: ipotizzato un ruolo in alcune artriti, in uretriti croniche non gonococciche ed in infezioni urogenitali causa di sterilità. Mycoplasma salivarium: causa certa di gengiviti, malattie periodontali e carie, della sindrome dell’articolazione temporo-mandibolare, di infezioni oculari e di otiti.
Infezioni da Mycoplasma pneumoniae. Il vasto spettro delle manifestazioni cliniche correlate con l’infezione da M.p. è generalmente circoscritto all’apparato respiratorio, con quadri clinicamente indistinguibili da quelli sostenuti da molti virus respiratori. La polmonite si osserva solo in una minoranza delle infezioni da M.p. (5-30%). È, in parte legata all’età dei pazienti, in quanto si ha soprattutto tra i 5 ed i 14 anni anche se, in una vasta casistica nordamericana (Seattle) risultano prevalentemente colpiti anche soggetti fino a 30 -40 anni, La frequenza delle infezioni è, invece, del tutto indipendente dall’età. Documenta la possibilità che la M. pneumoniae e virus diano luogo a focolai broncopnemonici di tipo essudativo con estensione segmentaria, plurisegmentaria e finanche lobare.
Polmoniti interstiziali clinicamente indistinguibili possono essere sostenute (oltre che da virus Coxiellae) da:
– Chlamydia trachomatis (nel neonato e nel lattante)
– Chlamydia pneumoniae (TWAR-agent) (epidemiologia e clinica del tutto simili a quelle da M. pneumoniae). Ma anche da batteri:
– Legionella pneumophila (ed altre Legionelle) soprattutto in età avanzata e nei soggetti con sottostante patologia (ma forme sporadiche e/oligosintomatiche?)
– Branhmelle catarrhalis: il 20% delle infezioni come polmoniti; raramente con segni di consolidamento
– Klebsiella ed altri batteri “tradizionali” (forme “decapitate” da antibioticoterapia).
In definitiva, l’approccio clinico-diagnostico è piuttosto complesso e necessita ancora di studi di prevalenza che possano meglio definire, nelle singole realtà epidemiologiche, la frequenza dei vari candidati quali agenti di polmonite.
La sierologia diventa in questo caso fondamentale, in particolare con l’uso della PCR. (Reazione a Catena della Polimerasi).
Durante l’attacco del Micoplasma, si osserva innanzitutto la perdita della mobilità delle cellule epiteliali, cui segue l’aggregazione ed il distacco delle ciglia.
In tal modo, i micoplasmi non invadono il parenchima polmonare, ma lo attaccano con un sistema molto particolare: il peculiare rapporto che si instaura tra micoplasmi ed epiteliociti consente, infatti, da un lato la protezione del microrganismo nei confronti delle difese dell’ospite ed espone, dall’altro, le cellule infette anche ad un danno immuno-mediato, con possibile innesco di altre patologie.
È, difatti, ben nota l’ipotesi che, nella patogenesi della polmonite interstiziale, un importante ruolo spetti alla risposta immunitaria la quale, nel tentativo di eliminare l’agente patogeno, può danneggiare l’ospite con la flogosi e le lesioni tessutali.
Una volta invasa la cellula ospite, i micoplasmi sopravvivono soprattutto nei leucociti, nell’interno dei quali sono trasportati, col torrente circolatorio, in tutto l’organismo, diffondendo ovunque (perfino nel S.N.C., attraverso la barriera emato-encefalica).
Riprendendo in esame la nostra casistica di pneumopatie da M p., vediamo che il loro decorso è stato per lo più favorevole e con guarigione in tempi relativamente brevi.
Autoanticorpi diretti contro i tessuti dell’ospite si riscontrano spesso nell’infezione da M. p. potrebbe trattarsi di modificazioni antigeniche delle cellule infette o, più probabilmente, di una reattività crociata di antigeni micoplasmici con i tessuti dell’ospite. Le manifestazioni di maggior interesse sono quelle a carico del SNC.
Abbiamo già accennato agli stretti rapporti che M. p. instaura con il sistema immunitario dell’ospite, anche se molti altri micoplasmi sono stati chiamati in causa per la loro capacità di attivare patologie autoimmuni.
Informazioni non meno interessanti ci vengono, poi, dai risultati delle ricerche sulle artriti sperimentali in alcune specie animali (7).
Riferiamo sullo stato attuale delle conoscenze sul possibile ruolo patogeno di questi microrganismi.
Nell’ambito della patologia genitourinaria maschile (8), l’unica responsabilità etiologica comprovata è quella degli Ureaplasmi nel 10-30% delle uretriti non gonococciche ed in alcune forme post-gonococciche, mentre ci sarebbero prove del ruolo causale di M. hominis in alcuni casi di pielonefrite acuta.
Sul piano terapeutico, al momento attuale l’unica indicazione al trattamento chemioantibiotico sono le forme di uretrite non gonococcica clamidia-negative. Per quanto riguarda la scelta dell’antibiotico, ricordiamo però le numerose segnalazioni di resistenze alle tetracicline tra i microbi ed all’eritromicina da parte di Ureaplasmi e M. hominis.
Vi è, poi, il problema dei trattamenti antibiotici a lungo termine (per mesi ed anni), che sono prescritti da alcuni medici a pazienti con artriti, con sindrome da affaticamento cronico, fibromialgia, ecc., nell’ipotesi di un’eziologia micoplasmica.
I danni di questi trattamenti sono sicuramente maggiori degli ipotetici vantaggi (9).
Abbiamo raccomandato che questi pazienti smettano di assumere gli antidepressivi e gli immunosoppressori. Alcuni di questi farmaci sono utilizzati per alleviare condizioni e sintomi, ma secondo la nostra opinione, possono interferire con le terapie e vanno quindi gradualmente ridotti o eliminati.
È stato lo stesso Montagnier ad avanzare l’ipotesi che i micoplasmi possano agire come co-fattori, catalizzando la progressione della infezione da HIV verso l’AIDS conclamato (10, 11). Oltre a ciò, egli ha ipotizzato che l’AIDS possa essere addirittura nato da una coevoluzione HIV Micoplasma, i cui genomi si sarebbero reciprocamente modificati, potenziandone la virulenza (12).
Ma siccome i pigmei dell’Africa centrale cacciano scimmie e scimpanzé dall’alba dei tempi, deve essere intervenuto per forza di cose un altro fattore biologico sconosciuto per scatenare l’impressionante virulenza dell’HIV. Si ipotizza perfino che sia un micoplasma modificato geneticamente nei laboratori di guerra biologica (13).
Per le loro peculiari caratteristiche i micoplasmi sono facilmente suscettibili alle manipolazioni genetiche, per cui hanno rappresentato una delle principali armi delle potenziali guerre batteriologiche (14).
Nei laboratori di Fort Detrick alla creazione di varianti del ceppo Mycoplasma fermentas di particolare virulenza tramite una mutazione genetica indotta sulla Brucella abortus tramite l’utilizzo di un virus Visna. La propagazione dell’infezione sarebbe stata garantita mediante la creazione di microcristalli poi disseminati nell’atmosfera.
L’analisi di colonie resistenti alla tetraciclina derivanti dal processo di trasferimento del genoma hanno rivelato che il processo di trasferimento del genoma era stato un successo. Il genoma introdotto di M. mycoides è stato sufficiente a sostenere la vita e la replicazione.
Questo esperimento dimostra che un genoma sintetizzato artificialmente e chimicamente trasferito può creare la vita in un nuovo microbo ed apre quindi nuovi, più ampi orizzonti per la ricerca scientifica.
In conclusione si è voluto riportare un aggiornamento del tema “Micoplasmi e Micoplasmosi” già trattati in passato recente (15).
Vengono ricordati i micoplasmi più frequenti in patologia umana e ribadita l’importanza del test della reazione di polimerasi a catena (PCR) per la loro identificazione. Largo spazio è dato a M.pneumoniae e alle diverse forme morbose da esso provocate in patologia respiratoria , con le varianti rispetto a quella che era chiamata “polmonite atipica primaria”. Viene anche suggerita la possibilità di evoluzioni croniche, talora in fibrosi, di questa malattia.
Sono ricordate le altre sedi (soprattutto il SNC) dove M.pneumoniae può dare localizzazioni e citato l’apparato genito-urinario. per M. hominis ed Ureaplasmi.
Infine è trattato il rapporto – quanto meno coadiuvante (vedi M. fermentans) – di questi agenti con l’infezione da HIV.
Vengono infine approfondite le conoscenze sugli aspetti genetici e di biologia molecolare di questi singolari microorganismi (16).
Viene approfondita l’attuale conoscenza degli aspetti di biologia molecolare e genetica dei micoplasmi e di come, per alcuni aspetti, essi fossero stati presi in considerazione anche ai fini di un uso per guerra batteriologica.
Nella vita umana pochi cambiamenti sono stati così profondi come quelli riguardanti l’assistenza sanitaria e la virtuale eliminazione di tutta una gamma di malattie infettive. La diagnosi precoce e l’applicazione delle tecnologie avanzate hanno contribuito all’allungamento dell’esistenza. Si tratta di usare la medicina non solo per fronteggiare le patologie biologiche, ma anche per migliorare le capacità umane, in sostanza per normalizzare ed ottimizzare. Ovviamente la medicina è influenzata dall’economia e dalla politica della società di cui fa parte e ne segue gli indirizzi (17, 18).
(www.resistenzequotidiane.it)