di Erika Noschese
Dopo la pandemia, oltre il 50% delle aziende ha avuto una reale fase di ripartenza. È quanto emerge dal report dell’Indagine di Assoturismo Confesercenti Salerno 203 circa l’andamento turistico per Salerno e Provincia. «Durante la Pandemia abbiamo avuto modo di proporre sempre più lo strumento digitale come fase di ascolto delle nostre imprese per i settori del turismo, commercio e servizi – dichiara il Presidente Provinciale di Confesercenti Raffaele Esposito – Ci rivolgiamo ad un target di imprese ben preciso strutturato e che diventa territorialmente affidabile per la nostra rete assoturismo provinciale». In questo modo, chiarisce il presidente Esposito «raccontiamo ed analizziamo dati su “sentimenti” reali ben ponderati sulla realtà locale che danno una immagine chiara e realistica di cosa vivono i nostri imprenditori, in questo caso del settore turistico, ma anche la percezione di cosa potrebbe essere fatto in maniera migliore e strutturale per facilitare il compito di chi fa impresa che deve poter dialogare, capire e soprattutto essere ascoltato dalle realtà istituzionali locali per contribuire in maniera attiva alla proposta turistica integrata. Punti di forza e punti di debolezza che certamente non mancano nella nostra meravigliosa realtà salernitana che vogliamo condividere con il territorio per migliorare e migliorarsi». Da Confesercenti si mette in evidenza che «vivere di turismo domestico o regionale non può assolutamente bastare per il benessere di chi fa impresa e per chi vuole davvero proporre attività anche in bassa stagione, servizi da migliorare e capacità di spesa in linea con le richieste del settore turistico spesso disattese e la necessità di investire risorse in termini di promozione e marketing che siano davvero il frutto di un lavoro concertato e condiviso. Investire maggiormente sulle politiche legate ai concetti di ospitalità ed accoglienza». Dall’indagine emerge che dopo la pandemia il 57.1% delle attività si è ripresa, il 28.6% no mentre i restanti partecipanti all’iniziativa hanno affermato di essersi ripresi abbastanza, lentamente e, una percentuale seppur minima, ha confermato di essersi ripresa solo l’anno dopo la pandemia. La maggior parte delle imprese, pari al 61,9% insistono sul territorio del Cilento, il 9,5% a Cava de’ Tirreni e il 9.5% Salerno Capoluogo. Di queste, la gran parte, il 90,5% sono a gestione diretta, le restanti a gestione indiretta o società Artes. Le imprese interessate sono, per oltre il 61%, operative da più di 10 anni, le altre variano dai sei agli otto anni, passando per i quattro e in minima parte oltre i venti anni di attività. Il 95,2% delle imprese proseguirà su questa strada in futuro mentre le restanti non ne sono sicure o ambiscono a fare altro nella vita. Le aziende interessante sono per lo più, una percentuale pari al 38.1% composte da più di dieci collaboratori, il 28,6% meno di dieci, il 16,7% più di due. Dato da non trascurare è la percezione rispetto alla soddisfazione dei servizi turistici: il 76,2% non si ritene affatto soddisfatta mentre i restanti chiedono di migliorare o di avere più servizi. Non cambia la situazione rispetto ai servizi turistici dedicati agli ospiti dove oltre il 60% delle aziende non si ritiene soddisfatta e, anzi, l’85,7% chiede politiche legate alla destagionalizzazione. Di fatti, analizzando nel dettaglio solo il 16,7% delle imprese esercità l’attività tutto l’anno mentre il 38,1% più di sei mesi, il 16,7% meno di sei mesi e il 9,5% tre mesi. Altra problematica guarda il rapporto con gli enti locali: il 26,2% non viene apprezzato dal Comune ma il 45% sì fermo restando che quasi il 70% delle imprese coinvolte non ha accordi pubblici-privati con gli enti nonostante la maggior parte di loro superino l’utenza regionale. Un lavoro che richiede anche investimenti pubblicitari tanto che oltre il 76% di loro investe in promozione pubblicitaria in quanto molte attività hanno tanti ospiti stranieri, in alcuni casi pari al 50% degli ospiti totali. Un dato caratterizzato anche dalla mancanza di promozione territoriale: il 71,4% infatti la ritiene insufficiente e il 19% non ne è a conoscenza mentre oltre il 64% delle aziende ritiene di non essere preso in considerazione dall’amministrazione comunale.