Carlo Levi, una lezione politica alla disastrata sinistra - Le Cronache
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Carlo Levi, una lezione politica alla disastrata sinistra

Carlo Levi, una lezione politica alla disastrata sinistra

di Antonio Manzo
Ci voleva un comunista di vaglia, Nando Morra, uomo vero e non pentito politico finito nei meandri oscuri della sinistra, per rimettere in moto la stanca ritualità degli studi su Carlo Levi a centoventi anni dalla nascita. Così, mentre il dibattito ritualistico tra memoria e attualità recita mediocremente la frontiera umana del Sud che fu. Il ricordo di Eboli, ad esempio, si è consumato con iniziative della dubbia qualità scientifica, sia pure sostenuta economicamente da fondi dell’incolpevole e inconsapevole Regione Campania. E, tranne qualificate iniziative della scuola storiografica napoletana e lucana, ora irrompe sulla scena un libro politico. Senza velleità storiche e letterarie ma con ricostruzione di una fervida stagione politica e un viaggio vivido nella mediocrità politica che affligge il Mezzogiorno. Nando Morra presenta oggi a Napoli e prossimamente a Salerno e Eboli il suo libro “Il messaggio di Levi e il Mezzogiorno. Tra diserzione della Sinistra e Autonomia differenziata” edito da Infiniti Mondi. Nella sede della Cgil di Napoli interverranno, con l’autore, il cardinale Crescenzio Sepe, Adriano Giannola, Rossella Palliotto, Gianfranco Nappi, Nicola Ricci, Luigi Vicinanza. La prefazione al libro è di Nicola Filazzola con postfazione di Giovanni Squame.
Se il titolo del libro può, giustamente, riportare solamente alla più stretta attualità politica tra dimenticata questione meridionale, ruolo della sinistra sempre più inconsistente nell’agorà pubblica, e la promessa dell’autonomia differenziata che cancellerebbe l’unità italiana come identità, il lavoro di Nando Morra è davvero qualcosa in più. Carlo Levi fu sepolto ad Aliano dopo che la salma sostò nella piazza di Eboli che lo volle cittadino onorario con un discorso funebre di Abdon Alinovi (Eboli fu ripagata per la memoria con una serie di litografie, sette, che Francesco Esposito fece realizzare a Carlo Levi per il suo romanzo più famoso; per quarantacinque anni sarebbero state esposte nell’ufficio del primo cittadino di Eboli). Il libro di Nando Morra analizza quel che resta della politica al Sud, stretta tra incapacità amministrativa e difficoltà storiche, (salva, non solo per comune militanza politica, Vincenzo De Luca), ricorda la lezione culturale e politica del gruppo dirigente napoletano e meridionale del Pci in una stagione ricostruttiva del Paese quando si trattava di rifare il Paese dopo la dittatura fascista. E proprio perché non pretende di essere un lavoro storiografico isola la storia del Pci senza accomunarla, in parallelo, a quella della Dc che ebbe anche il merito storico di sottrarre consenso elettorale, soprattutto meridionale, alle residue nostalgie monarchiche. La battaglia del mondo contadino vide in prima fila l’azione della Riforma Agraria di Antonio Segni ed Emilio Colombo che sottrasse alla tragicità storica il mondo rurale, ben descritta dal capolavoro di Carlo Levi, e irrobustì la speranza civile per migliaia di famiglie che costruirono sulla terra a loro affidata, negli anni della Ricostruzione, una indiscutibile “ascensore sociale” per le giovani generazioni che crescevano. Se la sinistra guarderà ancora con la “testa in retromarcia” per utilizzare una frase di Morra, ne pagherà la tenuta della democrazia italiana nelle mani di nuove classe dirigenti senza capacità costruttiva e realizzativa ma con il linguaggio politico, accattivante, del verbo declinato al futuro sulla tonalità del “faremo” e “diremo” senza impegnarsi e realizzare il presente difficile. Dal lavoro alla sanità, dall’immigrazione alla sopravvivenza dei territori massacrati da improvvide, spesso inutili, iniziative infrastrutturali. La lezione di Carlo Levi che ricorda Nando Morra è una pedagogia per la nuova politica, soprattutto per la sinistra in coma. Perché torni a guardare l’uomo con la sua unicità, come fece Levi narrando la sacralità della sofferenza degli ultimi , con l’ascolto e la pietà, con la partecipazione profonda al destino collettivo. E in tempi di social, mentre si radica l’illusione della connessione permanente alla realtà, ridare forza alla parola collettiva è una vera rivoluzione. A partire dalla coscienza del Sud.