Pasquale Andria e la lezione dei magistrati cattolici a Salerno - Le Cronache
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Pasquale Andria e la lezione dei magistrati cattolici a Salerno

Pasquale Andria e la lezione dei magistrati cattolici a Salerno

di Giuseppe Fauceglia
Mi trovo, improvvisamente, a riflettere sulla scomparsa del dott. Pasquale Andria, dopo che la notizia si è improvvisamente diffusa in città, lasciando sgomenti coloro che lo avevano conosciuto o con lui avevano condiviso l’esperienza nell’azione cattolica, della quale è stato dapprima presidente diocesano e regionale e poi vicepresidente nazionale. Uomo raffinato, colto, cortese, sempre curioso delle novità del pensiero ed attento alle istanze dei giovani, il dott. Andria ha rappresentato a Salerno il testimone di una fede consapevole e, per certi versi, militante. Desidero, però, in questa mia breve riflessione ricordare il dott. Pasquale Andria magistrato, Presidente del Tribunale dei Minori, ruolo che egli ha ricoperto con empatia e con grande cultura giuridica. Formatosi, come tanti della sua generazione, nella grande palestra della Facoltà giuridica napoletana, nella quale tanti giuristi pratici e teorici hanno tratto linfa vitale dalle lezioni di illustri Maestri. Era il tempo in cui l’insegnamento del Concilio Vaticano II aveva ispirato quella tendenza solidaristica, non limitata alla sola formazione giuridica, che ha costituito l’ humus nel quale si è, poi, sviluppata una particolare sensibilità nell’interpretazione della norma giuridica e, di conseguenza, del suo necessario adeguamento alle nuove realtà ed esigenze sociali. Egli non era il solo, basti ricordare, tra i tanti che ci hanno lasciato, il dott. Stefano Pignataro, Presidente di Sezione al Tribunale di Salerno e poi Presidente del Tribunale di Nocera, che contribuì a costituire e a guidare nei primi anni. Era una generazione di magistrati che ispiravano la loro funzione al dato, che ancora oggi resta imprescindibile, dell’equilibrio e della assoluta terzietà, in uno alla consapevolezza che ogni decisione giudiziaria può avere sulla vita delle persone. Quale Presidente dell’AIMMF, il dott. Andria pubblicò un articolo dal titolo “Magistrati senza autonomia e specializzazione nel progetto che riforma della giustizia minorile”, apparso sul n. 10 del 2003 della rivista “Guida al Diritto”, in cui si espone il principio che nella giustizia minorile è inevitabile che saperi extragiuridici condizionino la decisione del Giudice dei minori e della famiglia, chiedendosi poi se l’obiettivo di maggiore giurisdizionalizzazione sia assicurata da un giudice togato “spurio” un po’ giurista, un po’ psicologo e un po’ assistente sociale oppure mantenere nell’organo giudicante i distinti contributi dei diversi saperi, da questa riflessione facendo poi discendere una vera e propria eterogenesi dei fini della paventata riforma, sino ad immaginare una sostanziale de-giurisdizionalizzazione della materia. In questa critica emerge tutto il retroterra culturale del dott. Pasquale Andria, le sue profonde radici nella “socialità diffusa”, ispirata alla lezione dell’umanesimo integrale francese, del quale Jacques Maritain è rimasto il grande interprete, senza con questo dimenticare la fattispecie concreta e i molteplici, e a volte contrastanti, interessi che ad essa fanno capo. Un esempio che non può essere dimenticato anche dalle nuove generazioni che si affacciano al difficile compito dell’“amministrazione della giustizia”.