Alberto Cuomo
Nell’aprile scorso, con una propria ordinanza, il presidente della Provincia Franco Alfieri, noto per la richiesta di De Luca rivolta a fargli offrire “fritture” ai cittadini nel corso di una elezione, prorogò per altri 6 mesi l’autorizzazione allo stoccaggio dei rifiuti rimpatriati dalla Tunisia, in giacenza a Persano, nel comune di Serre. Sulla vicenda dei rifiuti salernitani inviati in Tunisia e rimandati nel nostro porto fu istituita una commissione parlamentare di inchiesta la quale, ascoltò l’assessore Bonavitacola, il dirigente Antonello Berretta (promosso da De Luca a direttore generale del ciclo delle acque e dei rifiuti subito dopo il rimpatrio forzato di questi ultimi) e il funzionario Vincenzo Andreola (marito dell’ex procuratrice salernitana Antonella Giannelli e consulente del dott. Michelangelo Russo al tempo di tangentopoli) sino a ritenere vi fossero state nel malaccorto invio responsabilità della Regione. Una considerazione fatta propria anche dalla Procura di Potenza che ha preso in carico le indagini e che ha iscritto Berretta e Andreola sul registro degli indagati. Dagli atti della commissione parlamentare emerge un Bonavitacola consapevole vi siano nel campo dello smaltimento dei rifiuti presenze malavitose (“Non vi è dubbio che questa vicenda evidenzia un’organizzazione criminale di livello internazionale”) mentre Barretta appare molto ciarliero esponendo un labirintico percorso tra le supposte autorità preposte al trasferimento transfrontaliero dei rifiuti, a fronte di un impacciato Andreola che mostra di non comprendere quanto gli oppone il presidente della commissione, l’onorevole Vignaroli: “grottesco… che una regione, l’ente che deve gestire il trasporto transfrontaliero invece di rivolgersi al focal point – che poi abbiamo visto è facilissimo, si trova anche sul web – …voi vi siete rivolti all’ambasciata tunisina sul vostro territorio”. Così mentre l’Andreola afferma “sfido chiunque a trovare nella convenzione di Basilea i dati che indicano i riferimenti delle autorità competenti dei diversi stati” sul sito web della convenzione, stando agli atti parlamentari, è presente il referente per la Tunisia ovvero il dott. Abderazzak Marzouki, della Direzione Generale per l’Ambiente, cui ci si sarebbe dovuto rivolgere per l’invio dei rifiuti laddove, chi sa perché, in maniera anomala la Regione si è rivolta al consolato tunisino in Campania che non avrebbe poteri nel merito. I rifiuti prodotti in provincia di Salerno, spediti con container in Tunisia da una società di Polla, furono fermati per più di un anno nel Porto di Sousse, per essere quindi riportati in Italia su richiesta dell’Autorità Tunisina in quanto ritenuti nocivi o comunque non in regola con le norme internazionali. I 213 container, ancora sigillati, giunti al Porto di Salerno, furono posti sotto sequestro giudiziario dalle Procure della Repubblica di Salerno e di Potenza e la Magistratura ritenne fosse la Regione Campania a determinare il Responsabile Unico del Procedimento per la vigilanza, la custodia e l’individuazione del sito idoneo alla collocazione dei rifiuti, riconosciuto nella persona dell’ingegnere regionale Liliana Monaco. A sua volta la procura di Potenza nominò i propri consulenti tecnici al fine di definire i caratteri dei rifiuti attraverso un campione costituito da 50 cassoni (dei 213 container furono tolti 163 al fine di risparmiare sulle spese di stoccaggio che, ancora oggi, costa circa 30mila euro al giorno). L’ordinanza di Alfieri, la terza, dopo le due del suo predecessore, l’ing. Michele Strianese, vede scadere i termini fissati nel mese di Novembre e Aurelio Tommasetti, l’ex rettore dell’Università di Salerno, quale consigliere regionale ha messo in luce come una eventuale nuova proroga penalizzerebbe i cittadini dell’area di Persano che protestarono con manifestazioni già contro la decisione di allocarvi rifiuti non identificati e non accolti dalla Tunisia. È indubbio che quanto più sta a cuore dei cittadini è conoscere la natura dei rifiuti stoccati, ovvero se essi inducono possibili infezioni e malattie, oltre alla riparazione dell’oneroso danno economico denunciato presso la Corte dei Conti dal viceministro Edmondo Cirielli. In questo senso diviene urgente il responso dei tecnici della procura di Potenza che, da tempo, si coordina con quella di Salerno. Si ricorderà per questo il caso Claps che vide la procuratrice salernitana Rosa Volpe sensibile alle sollecitazioni della famiglia di Elisa nel raccogliere le prove decisive per la colpevolezza di Danilo Restivo, dopo aver considerato il proscioglimento, secondo quanto è stato messo in luce anche dalla fiction di Sky, in base alle pregresse indagini della procuratrice Felicia Genovese, partecipe, secondo De Magistris ed alcuni procuratori salernitani poi smentiti, della rete delle cosiddette “toghe lucane” su cui si soffermò in difesa di Henry Woodkock, anche l’attuale Procuratore della Repubblica di Salerno Giuseppe Borrelli quando era a Catanzaro. E il caso vuole che alla procura presso il Tribunale di Potenza sia istituita la “2a Sezione Indagini – Delitti contro la Pubblica Amministrazione – Reati in materia di rifiuti ed ambiente – Reati urbanistici e di pubblici appalti” che vede quale sostituto incaricato dell’affaire rifiuti il dott. Vincenzo Montemurro, proveniente da Salerno e noto per aver accusato in procedimenti penali Vincenzo De Luca tuttavia assolto. Pertanto, con tanta intelligenza giudiziaria che opera tra Salerno e Potenza si spera si venga presto a capo della questione. Il Presidente della Regione Campania ha avuto modo di sostenere che essa vede in gioco due governi, l’italiano e il tunisino, non la Regione che, con spirito “patriottico” ha offerto un luogo per accogliere i rifiuti. Qualche malevolo potrebbe allora ritenere che l’attesa di una decisione possa essere in spregio alla Campania: che sia questo un segno del declino di De Luca?