La professoressa Salima Ikram: “La mia passione per gli antichi egizi” - Le Cronache
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La professoressa Salima Ikram: “La mia passione per gli antichi egizi”

La professoressa Salima Ikram: “La mia passione per gli antichi egizi”

di Jacopo Tafuri
La professoressa Salima Ikram è una nota e stimata archeologa ed egittologa, nata in Pakistan, il suo interesse per l’antico Egitto, dove si trasferisce, le permette di diventare Professore dell’Università Americana del Cairo. Oltre che docente universitaria, l’archeologa Ikram è una nota divulgatrice scientifica (è ben nota al pubblico di appassionati che seguono i suoi documentari sulle televisioni di tutto il mondo) e scrittrice di molti testi sull’Egitto, i suoi segreti ed i suoi tesori archeologici.Affascinati ed incuriositi dalla sua perseveranza e determinazione, riteniamo la Professoressa Ikram un grande esempio, non solo per tutte le donne ma per chiunque voglia coronare i suoi sogni e le sue aspettative.
La sua è una splendida storia di passione per l’archeologia e l’egittologia ed impegno nello studio, che la hanno portata ad essere famosa e stimata nel mondo accademico, può illustrarci qual è stato il suo percorso, come è giunta ad essere Professore all’Università Americana del Cairo?
Il giorno del mio ottavo compleanno ho ricevuto il libro Time Life sull’antico Egitto e quando avevo 9 anni e mezzo ho visitato il Cairo con la mia famiglia e mi sono innamorata della Grande Galleria della Grande Piramide. Poi, abbiamo visitato il Museo del Cairo, dove ho visto le statue di Rahotep e Nofret, mi sono voltata e ho pensato che fossero reali, e ho deciso che avevo trovato il “mio” popolo e ho deciso di diventare un’egittologa.
A scuola ho studiato storia, francese e ho visitato musei e siti.
Al college, mi sono doppiamente laureata in storia e archeologia classica e del Vicino Oriente al Bryn Mawr College, e ho preso lezioni di egittologia e archeologia della valle dell’Indo presso l’Università della Pennsylvania.
Ho trascorso un anno all’estero presso l’Università americana del Cairo, ho fatto volontariato al Museo Egizio, ho lavorato a uno scavo e poi ho conseguito un M. Phil (abbreviazione di Master of Philosophy, un titolo accademico di ricerca che, anche se richiama la filosofia è un titolo accademico ottenibile in diverse discipline) e un dottorato a Cambridge (Regno Unito).
Successivamente ci siamo trasferiti in Egitto, dove ho avuto la fortuna di ottenere un posto presso l’Università americana del Cairo, prima part-time e poi a tempo pieno.
Lei è una studiosa ed esperta di resti animali, una branca particolare dell’archeologia, come è nato questo interesse, quanta importanza ricoprono questi resti nello studio delle tombe egizie?
Mi sono sempre piaciuti gli animali, ma il mio interesse principale era la vita quotidiana degli antichi egizi.
Volevo sapere cosa mangiavano, come erano di salute, come cucinavano, dove dormivano e così via.
La mia tesi di dottorato era intitolata Choice Cuts: Meat Production in Ancient Egypt (Tagli scelti:
produzione di carne nell’antico Egitto) e si concentrava sul bestiame, sulla conservazione del cibo, sull’economia e sulla vita quotidiana degli antichi egizi.
Parte del lavoro prevedeva di diventare un archeozoologa.
In Egitto ero sempre stata affascinata dalla sala delle mummie animali del Museo Egizio del Cairo e quando mi sono trasferita in Egitto ho deciso che aveva bisogno di essere rinfrescata, così ho lavorato al riallestimento della sala e ad un riesame delle mummie stesse.
Grazie alla mia formazione per il dottorato avevo anche iniziato a lavorare su molti scavi sui loro resti archeozoologici; questi sono molto importanti poiché ci raccontano il cibo che veniva consumato negli insediamenti, come veniva lavorato e il collegamento tra lo status socioeconomico ed il cibo.
Dai contesti delle tombe e dei templi ci parla anche dei tabù religiosi, delle pratiche religiose, nonché delle simpatie e antipatie personali degli individui.
Lei ha supervisionato scavi molto importanti.
Ho avuto la fortuna non solo di aver lavorato con molti altri studiosi sui loro scavi, portando le mie competenze specifiche ai loro team, ma anche di aver diretto alcuni progetti.
Alcuni sono stati al Museo Egizio del Cairo, dove ho lavorato alla collezione di mummie animali e alla collezione predinastica, reinstallando e studiando gli oggetti e pubblicandoli.
Altri progetti sono stati realizzati sul campo.
Ho diretto l’indagine sull’Oasi Darb Ain Amur del Nord Kharga, documentando aree che non erano state precedentemente esplorate e scoprendo oltre 80 nuovi siti di vari periodi nella parte nord-occidentale dell’oasi.
Nella Valle del Nilo sono diventata il direttore del Progetto Amenmesses, focalizzato su due tombe nella Valle dei Re (KV), la tomba KV10 del re Amenmesses e la KV63, un deposito di imbalsamazione che contiene resti di materiali di mummificazione risalenti alla fine della XVIII dinastia, ca. 1350 a.C. Ogni progetto fornisce scoperte interessanti nelle loro aree particolari, permettendoci di ricostruire il ricco passato dell’Egitto.
Si resta sempre affascinati dai documentari in cui illustra gli scavi e le relative scoperte, quando potremo ancora rivederla nella veste di divulgatrice scientifica?
Sono presente in diversi documentari, quindi dovrai solo guardare ed aspettare! Recentemente ho completato le riprese con alcuni canali francesi.
Se possibile, può anticiparci qualche nuovo progetto di studio e/o di scavo a cui parteciperà?
Sto lavorando con una missione ceco-egiziana e stiamo studiando non solo le mummie dell’Antico Regno, ma anche i depositi di cibo che veniva consumato dai sacerdoti responsabili del tempio piramidale del re Djedkare Isesi che visse c. 2385 a.C.
Ciò fornirà una meravigliosa opportunità per comprendere meglio la mummificazione dell’Antico Regno, nonché il modo in cui vivevano i sacerdoti, il funzionamento dell’economia del tempio e i diversi tipi di bestiame presenti nell’antico Egitto.