di Arturo Calabrese
Difesa della natura, della storia, dell’ambiente, tutela del futuro e della montagna, salvaguardia dal dissesto idrogeologico, sono questi ed altri gli elementi che hanno spinto la cittadinanza di Altavilla Silentina a scendere in piazza e a far sentire il loro secco no al taglio del bosco della Chianca. Tutto nasce dalla denuncia dell’associazione “Gruppo Unitario per le Foreste”. «Il taglio proposto – scrivono gli associati – non è a norma, in quanto il bosco non è stato oggetto di taglio dal 1978. Essendo passato per oltre 1,5 volte il turno di taglio e risultando pertanto bosco abbandonato, non è applicabile il taglio colturale, come da Direttiva operativa dei Carabinieri Forestali. Immaginate quanto può crescere in 45 anni il fusto di un albero, altro che cespugli o bosco ceduo come è scritto nelle carte». Da questa denuncia, c’è stata quindi la mobilitazione. Doveroso, però, fare un piccolo passo indietro. C’è bisogno di fare cassa e il sindaco del centro salernitano Francesco Cembalo decide di tagliare la Chianca e vendere la legna derivante, senza pensare ai danni alla flora e alla fauna del territorio, alla biodiversità che in quell’area è molto variegata. «Il taglio del bosco aumenterebbe grandemente il rischio idrogeologico – continuano i rappresentanti del Gruppo Unitario per le Foreste – invitiamo la Regione Campania che conosce il progetto sulla carta, “a rivedere la sua autorizzazione al taglio, riservandoci di avvertire le autorità competenti in caso di taglio senza autorizzazione paesaggistica. Per tanto si diffida il Comune dal procedere”. Insomma, ci sono tutti i presupposti per poter dire che all’orizzonte si staglia una lotta tra Comune, associati e cittadini e in essa potranno essere coinvolti anche altri enti sovraccomunali se non addirittura l’Unione Europea. Di certo c’è che se Palazzo di Città continuerà nel suo intento, si arriverà in tribunale e saranno i togati a dover decidere quale sarà il futuro dell’area boschiva.