Neutralità climatica, glitter e glifosato. Un pateracchio UE - Le Cronache
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Neutralità climatica, glitter e glifosato. Un pateracchio UE

Neutralità climatica, glitter e glifosato. Un pateracchio UE

di Aldo Primicerio

Partiamo dai titoli. Per capire subito come l’Unione Europea sia andata in confusione. Primo, la neutralità chimica. Molto bene. L’UE ha conferito a 10 città europee il marchio Eu Mission for Climate Neutral and Smart Cities, un riconoscimento di città intelligente e a impatto climatico zero. Le città che hanno ricevuto il riconoscimento sono: Sondeborg (Danimarca), Mannheim (Germania), Madrid, Valencia, Valladolid, Vitoria Gasteiz e Saragozza (Spagna), Klagenfurt (Austria), Cluj-Napoca (Romania) e Stoccolma (Svezia). Il premio riconosce i piani delle città per raggiungere la neutralità climatica entro il 2030, o il 2050 non si capisce ancora benee, aspetto importante, mira a facilitare l’accesso ai finanziamenti pubblici e privati per riuscire nell’obiettivo. Secondo, i glitter. Sono piccolissimi frammenti delle dimensioni massime di 1 mm², costituiti principalmente di copolimeri, piccolissime lamine di alluminio usate dappertutto, nella cosmetica, in determinati detergenti, o sulle superfici sportive artificiali. Dal 15 ottobre l’Ue ne ha vietato l’uso per limitare la dispersione in ambiente delle microplastiche di almeno il 30% entro il 2030. Ed anche qui, molto bene. Terzo, il glifosato, il maledetto pesticida che ammorba il pianeta, uccide gli animali e minaccia la salute di noi umani, spruzzato su piante ed ortaggi. Il 50% dei Paesi europei ne approva la proroga, grazie anche al ministro Lollobrigida ed al governo Meloni, che tengono più alle lobbies inquinatrici che alla nostra salute. E qui invece, molto male.  Anche se la proroga resta sospesa, perché non c’è la maggioranza qualifica. E tuttavia la proroga è sempre lì, minacciosa sulle nostre teste.

Ma cos’è che genera questa confusione? Cosa c’è dietro? 

Premesso questo, è così difficile capire che Commissione ed Unione Europea siano in pieno disorientamento? Secondo noi, no. E’ tutto chiaro. Da una parte l’Ue sostiene il Grean Deal, il Patto verde europeo, l’insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione europea con l’obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2030, o il 2050. Dall’altra, mezza Ue spinge per la proroga di un pesticida che tutto il mondo vuol mettere al bando perché sospetto cancerogeno. Ma cos’è che genera questa confusione, minando la fiducia che cominciavamo a nutrire per l’Europa unita? Cosa c’è dietro? Molti media accusano la Commissione Ue di volere accelerare la proroga per impedire il dibattito pubblico sul problema. Insomma, si vuol decidere in gran segreto su questioni che invece hanno un impatto notevole su ambiente e sulla salute dei cittadini. Dietro ci sono interessi enormi di grandi potenze industriali, in testa la Monsanto, ed a seguire Bayer ed altre.. Il glifosato è al centro di un acceso dibattito dal 2015, quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo aveva definito «probabilmente cancerogeno». Nel 2017 più di un milione di persone aveva firmato un appello per chiedere alla Ue di vietare il glifosato, anteponendo salute e ambiente agli interessi delle grandi aziende che lo producono. La Commissione aveva ignorato l’appello e autorizzato l’uso fino al 2022, per poi prorogarlo per un altro anno.

La proroga fondata su due pareri e sulle documentazioni di chi lo produce

Ad aprire i cordoni della tolleranza europea sono stati i pareri espressi da due organismi di controllo, l’Echa, Agenzia europea delle sostanze chimiche, e l’Efsa, Autorità europea per la sicurezza alimentare. Nel dicembre 2022, l’Echa aveva concluso che «il glifosato non soddisfa i criteri scientifici per essere classificato come sostanza cancerogena, mutagena o tossica per la riproduzione. L’Efsa, a sua volta, nel presentare il suo parere nel luglio di quest’anno, sosteneva che «la valutazione dell’impatto del glifosato sulla salute umana, degli animali e dell’ambiente non ha evidenziato aree critiche di preoccupazione. Insomma, atteggiamenti da Ponzio Pilato, perché le due agenzie se ne sono lavate le mani. La politica capisce ed accetta solo le certezze scientifiche, se le capisce. Ma non calcola i rischi. Quelle che vengono definite «lacune» non sono cose di poco conto perché comportano rischi elevati dal punto di vista eco-tossicologico. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare non è stata in grado di trarre conclusioni definitive sul rischio alimentare rappresentato dai residui della molecola su alcune colture in rotazione (tra cui il grano), né sul rischio per le piante acquatiche. Per quanto riguarda i consumatori, l’Efsa se la cava affermando che non dovrebbe esserci alcun rischio se si rimane all’interno dei livelli di sicurezza tossicologica. Ma Echa ed Efsa sulla base di cosa formulano i loro pareri vincolanti? Sul niente. I pareri espressi dalle due Agenzie europee si basano essenzialmente sulla documentazione fornita dalle aziende produttrici dell’erbicida. Capirai… Ancora una volta sono stati ignorati gli studi effettuati dagli Istituti di ricerca indipendenti, come l’Istituto Ramazzini di Bologna, che hanno dimostrato gli effetti negativi del glifosato sulla salute umana. Né sono state prese in seria considerazione le ricerche che mettono in evidenza il suo elevato impatto ambientale, perché è in grado di alterare il funzionamento degli ecosistemi, riducendo la biodiversità.

E se l’Ue prorogasse, ma lasciando ogni decisione ai singoli Paesi?

Ora qualcuno si chiede e chiede alla politica: e se l’Ue prorogasse, lasciando però ai vari Paesi il compito di decidere se usarlo o no? L’Italia del centrodestra a Bruxelles ha già votato a favore della proroga. Il Lussemburgo invece già l’ha vietato dal 2020. E Francia ed Austria sono già orientate a vietarne l’uso. Ma di quali sintomi e danni è sospettato questo erbicida? E’ tra quelli più segnalati come causa di avvelenamento accidentale. Provoca una serie di sintomi acuti tra cui eczema ricorrente, problemi respiratori, elevata pressione del sangue e reazioni allergiche. Dove si trova? Dappertutto. Ma tracce persistenti si rilevano su diversi formati e marchi di pasta. Un’agenzia svizzera ne ha fatto una classifica. Ma noi non le diamo molta importanza, se teniamo conto in quale considerazione alcuni nostri cugini tengono, per invidia, la pasta italiana, l’Italia e gli italiani.

L’Italia di Meloni ha già detto sì al glifosato. Ma con i Paesi contrari o astensionisti non c’è maggioranza qualificata

Morale della favola, la questione glifosato è in stand-by. Il governoitaliano ha votato sì alla proposta della Commissione Europea di continuare a utilizzare il glifosato, ma la posizione contraria di Austria, Croazia e Lussemburgo e l’astensione di Germania, Francia, Belgio, Bulgaria, Paesi Bassi e Malta hanno bloccato – per ora – la proroga dell’autorizzazione del pesticida per altri 10 anni. A mancare nella riunione dello scorso 13 ottobre dello SCoPAFF (Standing Committee on Plants, Animals, Food and Feed), è stata la maggioranza qualificatanecessaria per approvare il testo, che prevede il sì di 15 paesi membri, rappresentanti almeno il 65% della popolazione UE. Insomma, noi diciamo che non è vero, ma qualcuno “ci crede”, e quel venerdì 13 l’ha preso per un venerdì nero.  La richiesta di proroga dell’autorizzazione era stata invece presentata, guarda caso, da un gruppo di aziende europee, tra cui Bayer, Syngenta e Nufarm. Dopo quel voto, gli Stati dell’Ue saranno invitati a votare nuovamente sulla proposta di riautorizzazione in una commmissione di appello nelle prossime settimane. Si prevede che la Commissione modifichi la proposta. Se anche in questo caso non si raggiungerà la maggioranzaqualificata, spetterà alla Commissione decidere autonomamente.

La cosa più semplice e sensata sarebbe quella di vietare l’impiego del glifosato. Agevolerebbe la transizione europea verso alternative più sostenibili, come ad esempio gestendo con successo le erbe infestanti senza erbicidi, mantenendo i raccolti, evitando di costruire resistenza nelle specie infestanti, proteggendo la salute del suolo e la biodiversità e riducendo al minimo la sua erosione. Se così non sarà, senza fare spallucce o senza rifugiarci nell’ipocrisia dell’astensione, ricordiamocene tutti quando andremo alle urne, partendo già dalle prossime europee.