Contro baby-violenze, figli lontani dai padri criminali - Le Cronache
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Contro baby-violenze, figli lontani dai padri criminali

Contro baby-violenze, figli lontani dai padri criminali

di Aldo Primicerio
La lezione viene da Franco Cutolo, regista e scenografo teatrale, papà di Giovanbattista, il musicista 24enne brutalmente ucciso con tre colpi di pistola alla schiena. Ormai è storia, a sparargli a due passi da piazza Municipio a Napoli un minore, solo 16 anni, con padre ed amici legati al mondo del crimine, e lui stesso con precedenti per truffa e tentato omicidio. Lui è già reo confesso. Perché giornali e tv usano il condizionale? Una odiosa ipocrisia, il solito burocratese giornalistico. Cos’altro si può aggiungere quando si è davanti ad un ragazzino di 16 anni che esce di casa con la pistola nel borsetto? La colpa non è delle istituzioni o delle forze dell’ordine. Le responsabilità sono dietro e sopra di loro. Sono della cultura del crimine che ormai impera a Napoli. Questa città unica al mondo per le sue bellezze è ormai alla deriva con il suo hinterland. Lo conferma anche la lurida storia dello stupro delle due cuginette di 10 e 12 anni a Caivano. Lo Stato ha fallito? Basta zone franche? Ignorati dal governo? Regione assente? Pene più severe? Sì, diciamo e scriviamo pure tutto quello che si vuole. Ma non cambia una virgola sul degrado dell’area napoletana, dove il corteo di protesta sfila con un cartello “Le bambine vanno armate, non stuprate”. Una provocazione o la solita stupida retorica?
Come sappiamo, il 16enne ha sparato al culmine di una lite scoppiata alle 5 del mattino. Per il solito futile motivo, uno scooter non bene parcheggiato. C’è stata una discussione, poi Giovanbattista, che era con la ragazza, ha girato le spalle per andarsene, e l’altro gli ha sparato tre colpi. Poche ore prima, intorno alla mezzanotte, un altro grave episodio nel quartiere Ponticelli, dove un giovane di 15 anni veniva accoltellato da un ragazzo di un anno più grande, durante una lite ancora una volta scoppiata per futili motivi. Forse il movente è stata l’asta per il fantacalcio, a cui peraltro stavano prendendo parte diversi ragazzini. Ma tra vittima e accoltellatore pare non corresse buon sangue, e non si esclude quindi che il fantacalcio sia stato solo la scintilla per riaccendere vecchie ruggini. Ed anche qui protagonisti del sanguinoso episodio due minorenni, un 15enne accoltellato da un 16enne, con fendenti per i rischia l’amputazione della gamba.
Insomma, Napoli tragico teatro del crimine. Qualcuno ha scritto che siamo diventati animali. Sbagliato. Noi siamo peggio di loro. Hanno detto bene la direttrice della Scarlatti Young – dove il 24enne musicista faceva il cornista – ed il papà del Giovanbattista: gli animali uccidono, ma per necessità e non per crudeltà. Noi umani non siamo come Amarena, l’orsa uccisa a fucilate in Abruzzo da un demente armato di fucile, che ha preferito sparare ed uccidere invece che allontanarsi come poteva. Lei girava per i boschi non per uccidere gli umani, ma con l’unico obiettivo materno di proteggere i suoi cuccioli. Storie che si ripetono e che segnano l’eterna guerra tra il mondo umano e quello animale, due sistemi che invece, insieme con quello vegetale, sono uniti dall’inseparabile sinergia che oggi si chiama One Health, una sola salute. Nel senso che nessun sistema può sopravvivere se separato dagli altri due. Ma che ne sa di queste cose Salvini, uno che nella vita non ha mai studiato. Mentre il suo governo prepara una manovra economica lacrime e sangue, lui pensa ad incontrare i sindaci trentini con i quali concorda una legge che consenta di ridurre orsi e lupi abbattendoli a fucilate o avvelenandoli. Lui e Maurizio Fugatti, presidente della provincia autonoma di Trento, quando parlano degli orsi li chiamano i grandi carnivori. Sono due crassi ignoranti. Gli orsi sono onnivori. Si cibano di tutto quello che offre un bosco, una foresta, specialmente frutta, germogli, bulbi, tuberi, bacche, miele e, solo quando capita, carcasse di vertebrati. Lui, il Matteo nazionale, ignora che probabilmente mangia più carne lui di un orso, se si calcola che un umano da noi mangia 79 chili di carne all’anno, ed un americano ogni anno ne mangia addirittura 125 chili.
Noi umani della suburra, quindi, peggio degli animali. Siamo feccia di quell’umanità, quella solidarietà che distingueva nei secoli scorsi il nostro popolo di poeti, scrittori, musicisti, pensatori che tutto il mondo ci invidiava e continua a farlo. E sbaglia anche il ministro della Cultura Sangiuliano. Lui afferma che “bisogna creare le condizioni – partendo dalla scuola, dal dialogo in famiglia e dal ruolo fondamentale di educatori dei genitori – per ribaltare la cultura del sopruso e dell’uso della violenza tra coetanei”. Sbagliato anche qui. Non perché non lo si debba, ma perché non basta. Dobbiamo fare innanzitutto e soprattutto altre cose, prima che fare cultura. Dobbiamo irrompere dentro le famiglie malavitose. Polizia, Carabinieri, Procure sanno tutto di loro, a Napoli come in altre città. Perché non le sgretolano, perché non lo fanno subito? Perché in questo Paese ipocritamente perdonista non facciamo leggi che non concedano le attenuanti, ma irroghino le dure giuste condanne? Perché non mettiamo questi criminali in condizione di non nuocere più agli altri ed a se stessi ed ai loro familiari? E soprattutto perché non allontaniamo da loro i figli, perché crescano nella cultura del rispetto e della legalità, e non in quella dell’emulazione dei loro padri?
Chissà se riesce a capirlo il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Ma lui oggi è afflitto – oltre che dal fantasma di Silvio e dalla sua linea anti-toghe – soprattutto da una sorta di sindrome di Medea, quella che lo spinge a vendicarsi dei suoi ex-colleghi, proponendo modifiche inutili ed assurde nella magistratura. Ne ricordiamo una per tutte, la separazione delle carriere tra pubblico ministero e giudice, l’inquirente ed il giudicante. Un’idea sciocca, anacronistica ed irrilevante, se si pensa che negli ultimi cinque anni – secondo dati Csm – il passaggio da una carriera all’altra è stato richiesto dallo 0,21% dei requirenti e dallo 0,83% dei giudicanti. Come per dire, perché si perde tempo con la separazione se ai diretti interessati non interessa? La riforma, che prevede anche due concorsi separati, è stata elaborata dall’Unione delle Camere Penali, dagli avvocati insomma. Possibile che professionisti così vitali in un processo non abbiano altre cose più importanti da fare ed a cui pensare se non quella di interessarsi degli altri? Il solito vizietto tutto italiano. Un’idea che, se andasse avanti, obbligherebbe ad una riforma della Costituzione, e sulla quale l’Alta Corte già nel febbraio del 2000 si espresse bocciandola e definendola non adeguata.
Infine la cultura mediatica e televisiva della violenza. Si ripropone come urgente il problema del rapporto tra i giovani e le nuove tecnologie. La possibilità di filmare comportamenti aggressivi e bullistici di singoli o gruppi nei confronti dei compagni di scuola, o le anteprime di fatti violenti apparsi sui blog di alcuni ragazzi, sono solo alcuni esempi di come spesso il collegamento tra media e criminalità violenta rischi di favorire interpretazioni apocalittiche dei fatti comunicativi, oscurando invece la dimensione creativa e positiva delle tecnologie. E poi il crimine in tv. Occorre ripristinare nella Rai la visione e la cultura di una società migliore. La televisione di Stato, che vive sui nostri soldi, è ossessionata invece dal culto del racconto della violenza, con i suoi serial come Mare Fuori o Suburra o Bang Bang Baby o Il traditore ed anche Gomorra e tanti altri. Dove la rappresentazione scenica non culmina, come nella cinematografia americana, nella catarsi finale, nella epurazione dal male e la vittoria del bene, ma alimenta invece il culto della violenza. E’ la fiction che imita la realtà o non è piuttosto il contrario? Lo confermano anche il pensiero e le parole di Franco Cutolo: la Rai deve smetterla con quelle fiction balorde, intrise di dialetti e di sangue. Sono diseducative, istigano al male, e servono solo per fare share e audience. Ha ragione. Allora, licenziamo i loro autori ed i dirigenti Rai che si occupano di questi programmi, e sostituiamoli con gente seria. Che sa guardare più avanti dello share. Perché vuole dare un contributo per costruire una società migliore e non per masturbare le menti dei telespettatori.