Controlli degli scarichi. Norme da rivedere - Le Cronache
Cronaca

Controlli degli scarichi. Norme da rivedere

Controlli degli scarichi. Norme da rivedere

di Michele Russo

In queste settimane, complice il caldo ed alcune lavorazioni stagionali, in aree lungo corsi d’acqua (in primis il Sarno ed il centro di Scafati) l’aria è diventata irrespirabile sintomo di presenza di veleni e reazioni chimiche nelle acque.
Due banali considerazioni. La prima è che se all’epoca del  COVID-19 le acque erano diventate praticamente limpide è evidente che le attività produttive siano responsabili in maniera preponderante della cattiva qualità delle acque, la seconda che i controlli, purtroppo, non riescono ad essere diffusi ed efficaci.
Un po’ di cronologia è utile per inquadrare la situazione attuale.
La legge regionale della Campania n. 4 del 2011, ha stabilito che le autorizzazioni allo scarico in acque superficiali (quindi anche per fiumi, canali, etc.) siano di competenza dei singoli comuni (prima erano delle province).
Conseguentemente anche il monitoraggio ed i controlli in prima battuta sono di competenza dei suddetti enti, per cui vi sono corsi d’acqua che attraversano decine di comuni i quali ovviamente hanno titolo ad intervenire ognuno solo sulla parte che scorre nel proprio territorio.
Così come la mappatura ed il monitoraggio degli scarichi devono (dovrebbero) essere organizzati da ogni comune all’interno dei propri confini. Secondo voi può essere efficace e tempestiva un’azione che parta da questi presupposti? A nostro avviso no.
C’è bisogno di un coordinamento a livello amministrativo superiore all’entità comunale, spesso sprovvista delle dovute competenze e mezzi, impossibili da acquisire nei comuni medio-piccoli.
Molti enti locali, nel momento in cui si presentano i problemi, si rivolgono agli organi giudiziari con generiche segnalazioni e richieste di intervento.
Una cosa va detta, comunque, al netto dell’impegno degli attuali organi giudiziari sovraccarichi di lavoro e spesso con scarso personale investigativo.
Le indagini in materia ambientale ed in particolare quelle su tematiche come l’inquinamento delle acque superficiali, sono indagini molto tecniche, che richiedono competenze dettagliate multidisciplinari (chimiche-biologiche-ingegneristiche-idrauliche) per verificare qualità, posizioni scarichi, tracciati, by-pass, condotte occultate, processi produttivi, funzionamento depuratori, quantitativi di acque lavorate, trattate e scaricate etc. C’è molto da migliorare al riguardo.
Orbene spesso sul tavolo del magistrato tali informazioni non sempre arrivano e comunque non in tempi ragionevolmente veloci, con tutti gli approfondimenti del caso. Le contestazioni in flagrante, rispetto alla mole del problema, sono pochissime.
E’ evidente, invece, che anche le azioni della magistratura potrebbero essere più dirette e mirate se i Comuni svolgessero appieno i loro compiti.
L’articolo 128 del Codice dell’Ambiente, infatti, dispone che “l’autorita’ competente effettua il controllo degli scarichi sulla base di un programma che assicuri un periodico, diffuso, effettivo ed imparziale sistema di controlli”.
Tutti i comuni, quindi, Autorità competenti per le autorizzazioni agli scarichi in acque superficiali – in Campania – sono obbligati per legge ad avere un programma di controlli degli scarichi, cosa che purtroppo ad oggi esiste forse solo in qualche comune, forse.
Tali controlli dovrebbero essere periodici nel tempo, estesi in maniera diffusa su tutto il territorio comunale e riguardare indistintamente ed imparzialmente i soggetti interessati.
E’ urgente che tutti i comuni avviino tali programmi, il cui punto di partenza, anzi la premessa, non può che essere il censimento di tutti gli scarichi.
Il sistema sanzionatorio è basato su vari gradi, si parte dalla diffida, c’è poi la sospensione dell’autorizzazione per un tempo determinato, per arrivare in casi estremi alla revoca dell’autorizzazione.
Tle sistema risulta efficace se possono essere effettuate e documentate le contestazioni anche ripetute ai trasgressori, sulla base di programmi e regolamenti chiari.
L’azione della magistratura è necessaria ma quella amministrativa è altrettanto importante e risulta di fatto propedeutica.
In tema di competenze, si dovrebbe prendere atto che i 550 comuni della Campania non hanno, spesso, le risorse umane e strumentali necessarie per effettuare i controlli che l’attuale normativa regionale demanda loro. Ed in ogni caso non ha molto senso che lo facciano ognuno organizzandosi per conto suo in 550 modi diversi.
La maggior parte delle Amministrazioni comunali poi, per svariate ragioni, non è propensa ad organizzarsi per svolgere tali compiti in maniera congiunta ottimizzando le risorse disponibili.  
È forse giunto il momento che se ne renda conto il legislatore regionale, modificando la legge del 2011 che toglieva tali competenze (e responsabilità) alle provincie e le “regalava”, insensatamente a nostro avviso, ai comuni.
E’ il caso, invece, di individuare enti/uffici di livello regionale o sub regionale, cui affidare tali controlli, ricordando tuttavia che fin quando non si cambia la legge, la stessa va rispettata, ed i controlli devono farli i comuni.