Ieri è stata una giornata di intenso lavoro per i gommisti di Agropoli. E, si spera, anche remunerativa per le loro finanze tenuto conto del via vai di cittadini accorsi presso le rispettive officine, almeno di quelle non chiuse per ferie. Il fatto è questo: c’è una strada che costeggia il famoso castello aragonese, comunemente denominata “Fossato Castello”, dove i cittadini possono parcheggiare le autovetture pagando il permesso rilasciato dal Comune. Una strada – in teoria – vigilata da telecamere e – sempre in teoria – sottoposta al controllo degli organi di polizia locali. Ma, come si sa, la teoria è una cosa, la pratica un’altra. I fatti verificatisi alla vigilia della Festa dell’Assunta, il cosiddetto Ferragosto, e quelli dell’altra notte, vale a dire tra il 16 e il 17, ci raccontano una storia diversa: dove per “diversa” si intenderà qui il contrario di quello cui la logica e la vita quotidiana imporrebbero di riferirsi, e cioè che i fatti non hanno alcunché di diverso da quel che accade sempre più spesso nelle nostre città, particolarmente in quelle del Sud, dove l’anomalia è la regola e la regola è l’anomalia. Insomma, ci siamo capiti.
Capita che qualcuno sia passato a Fossato Castello la notte del 14 Agosto e abbia preso di mira non una, non due, non tre e neppure quattro ma addirittura sette automobili. Sette autovetture parcheggiate in quel posto, si immagina grazie al danaro versato nelle casse comunali, con le gomme forate (perché si forano le gomme e non le ruote, che sono l’insieme di pneumatico e cerchio metallico…) non sono una cosa da poco. E sono ancor meno “da poco” le altre quattro bucate l’altra notte, e sempre nello stesso posto, che, tra l’altro, viene descritto da chi lo conosce bene come una selva anarcoide di attività para-legali, esercizi commerciali con allacci e forniture “improbabili” e tutto il resto. In tutto fanno oltre dieci automobili danneggiate. Vabbè – si dirà – sono cose che capitano, succede un po’ dappertutto ma ora mettiamo fine alla cosa e prendiamo questi balordi della notte grazie al servizio di videosorveglianza che sarà di certo attivo e funzionante visto che la città è zeppa di turisti e non si può certo permettere il lusso di essere sciatta e approssimativa. Sono tempi in cui, però, pensare o, peggio, dire queste cose è come scoprire l’acqua calda e a furia di scoprire l’acqua calda ecco che ci si fa una bella doccia fredda. Le telecamere, infatti, sono fuori uso da diversi giorni, nessuno si perita di verificarne il funzionamento, c’è di mezzo l’estate, le sacre ferie, mica possiamo far lavorare i dipendenti comunali o i vigili urbani, i quali non mancheranno di farci sapere che «siamo pochi, la pianta organica non viene potenziata, abbiamo il diritto di andare in ferie come gli altri, il sindacato non ci permette di essere elastici e comprensivi, siamo tutti stressati, abbiamo avuto la febbre, la polmonite, siamo stati investiti da un treno, è morta la nonna, no, è morta la mamma, c’è stato un terremoto, hanno sganciato una bomba H, no, al plutonio…» come l’indimenticabile John Belushi diceva in Blues Brothers. E infatti, come da copione, i cittadini vittime di chissà quale demente notturno – sempre che non ci sia altro sotto, come pure è possibile in una città da anni avvelenata come Agropoli – e inviperiti per il regalo ricevuto, non solo scoprono che le telecamere non funzionano ma che il fatto è noto non da ora e che, al tempo stesso, con calma, quando si rientrerà da chissà dove, flemmaticamente, sarà stampato un timbro digitale su qualche cartaccia interna del comune dove ognuno tenterà di scansarsi oggettive e soggettive responsabilità per poter tornare un minuto dopo a fare quel che si stava facendo (e non osiamo immaginare cosa). Ieri e nei giorni scorsi, hai voglia a chiamare i vigili urbani: il telefono piange in perfetta solitudine, all’altro capo fa troppo caldo, ora c’è Nerone che dall’Atlantico impedisce ai poliziotti locali di alzare una cornetta nel Mediterraneo, mica cotiche, la cosa è seria, non c’è da fare ironia. Non resta che andarci di persona da questi vigili: e qui siamo alle dolenti note in quanto, raccontano alcuni diretti interessati «con fare indolente e soprattutto infastidito non sanno neppure cosa risponderti». E i carabinieri? Premesso che un giorno dovrà pure finire questa storia di paragonare i vigili urbani all’Arma – nel bene e nel male- e premesso ancora che, in generale, pure il glorioso corpo sembra ormai affetto da “burocratite” e da “sindacalite” (per non dire della mutazione genetica che ha subito dando il colpo di grazia alla propria credibilità con l’introduzione nel regolamento, pure lì, delle scemenze sul cosiddetto gender, vedi i “matrimoni” tra commilitoni maschi festeggiati in alta uniforme con temerario sprezzo del ridicolo…), non è che i militari devono preoccuparsi pure delle videocamere guaste. Intanto ne sono stati informati, si vedrà cosa riusciranno a tirar fuori sperando, nel frattempo, che nessuno tra loro sul posto abbia figli, mogli, fidanzate, amanti, parenti da sistemare da qualche parte, dove per “qualche parte” dovrà intendersi la solita, quella che inizia con la P e finisce con la D.
Il guaio è tutto locale, cioè del Comune. La scena sarebbe andata più o meno così, come racconta una fonte direttamente coinvolta: «Ho avvisato immediatamente la locale stazione dei CC, la quale informava anche la Polizia Locale di quanto accaduto e chiedeva la visione dei filmati delle telecamere esistenti. Ma le telecamere o non erano funzionanti o erano state coperte da un’impalcatura montata sicuramente dai primi giorni di luglio. Oggi (ieri per chi legge, nda) dopo quattro giorni in cui il Comune non ha fatto nulla arrivo e vedo la stessa cosa sia sulla mia seconda autovettura sia sulle altre. Inizio a chiamare la Polizia locale ma nessuno risponde, chiamo i carabinieri e una volta finito di raccontare il fatto, uno dei danneggiati riesce a contattare i vigili». Il racconto procede poi così: «Essendo in viva voce ascolto che l’operatrice afferma che dovevamo rivolgerci ai carabinieri, fare la denuncia e poi portarla da loro in modo da consentirgli di vedere le telecamere. Dopo un po’ vengono sul posto sia i vigili che i carabinieri. Questi ultimi cominciano a prendere dati e notizie mentre i vigili volevano giustificarsi affermando che nel comune ce ne siano solo venti. Esasperato come tutti i presenti, gli ho ricordato che erano quattro giorni che sapevano dei danneggiamenti e che nonostante il Comune avesse fatto pagare il permesso residenti noi non troviamo mai il parcheggio e, soprattutto, mai abbiamo visto una pattuglia controllare. Ma il bello viene subito dopo: una pseudo marescialla mi dice che è vero che era giunta la notizia ma dal 14 si sono susseguiti giorni festivi e quindi la telecamera non poteva essere riposizionata». Come volevasi dimostrare: ci sono le ferie, che sono come le Olimpiadi originarie che fermavano perfino le guerre.
Ma non è questo il bello. No, il bello più bello è che un gommista si lascia sfuggire che un’alta autorità del luogo gli abbia telefonato chiedendogli se le gomme e le auto fossero veramente state danneggiate come denunciato. Immaginando la faccia dell’artigiano, noi avremmo risposto: «Ovvio che no, se le sono bucate da soli. Si annoiavano. E volevano uscire sui giornali». (pierre)