Il più bel lungomare d’Italia deturpato e rovinato dal cantiere per un parcheggio interrato - Le Cronache
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Il più bel lungomare d’Italia deturpato e rovinato dal cantiere per un parcheggio interrato

Il più bel lungomare d’Italia deturpato e rovinato dal cantiere per un parcheggio interrato

di Alberto Cuomo
I salernitani si dividono nel giudizio sulle attività edilizie in città tra quanti ne denunciano il carattere speculativo e chi invece ingenuamente ritiene siano promotrici della “città europea”. Sono invece unanimi nel valutare negativamente le condizioni del nostro lungomare e, generalmente, la manutenzione del verde, quello del parco del Mercatello e della villa comunale. Si direbbe anzi che il decadimento dei giardini e del lungomare, che va dalla spiaggia Santa Teresa sino ai lidi di Pastena, sia il segno del declino del sistema-deluca. Sebbene non sia un giardino storico, come lo è invece la villa comunale, rovinata tuttavia da un restauro presuntuoso che ha sostituito il disegno planimetrico all’inglese con assi all’italiana e le piante originarie con invadenti banani, il lungomare salernitano, realizzato dopo la seconda guerra mondiale, per avere più di 50 anni, è da considerarsi patrimonio pubblico vincolato. Invero già dopo la prima guerra mondiale – sono spesso gli eventi dannosi a porre la necessità delle ricostruzioni – si pose l’idea di una colmata a mare con verde oltre la linea di costa costituita dall’attuale via Roma. Dopo la sua realizzazione, però, il “riempimento”, già allora, negli anni 30, sollecitò l’appetito dei costruttori che chiesero di potervi edificare edifici residenziali invece che introdurre piante ed alberi. Di quel progetto giardinistico che prevedeva il proseguimento della villa comunale verso est restano alcune aiuole che, dall’area prospiciente la chiesa di Santa Lucia giunge all’attuale edificio della Provincia. L’idea di un giardino sul mare fu quindi ripresa negli anni 50 realizzando il lungomare che ancora adorna la città e che il sindaco Menna volle proseguisse sin nella piazza della Concordia. Negli anni Ottanta il degrado in cui versava la passeggiata a mare indusse il sindaco Giordano a proporne la riqualificazione e gli accorti progettisti incaricati operarono un giusto restauro con un nuovo disegno del fondo stradale senza però alterare l’impianto generale. Oggi il degrado è assoluto e, se tutta la piantumazione, alterata rispetto a quella ricca dei palmizi decimati dal punteruolo rosso e non sempre sostituiti da piante analoghe e meno attaccabili, versa in uno stato pietoso, se il fondo stradale appare in parte frantumato con rappezzi incongrui, se molte panchine sono rotte, il danno maggiore, determinato dall’amministrazione deluchiana, si manifesta nell’ingombrante cantiere per un nuovo parcheggio interrato posto proprio al centro della passeggiata, qui più stretta e priva di illuminazione. Così, andando verso l’Europa, si è deturpato il più bel lungomare d’Italia. Oltretutto i lavori per la realizzazione del parcheggio, che investono aree demaniali con la presenza dell’ente Ferrovie dello Stato, proprietario dei binari posti tra il porto e la stazione ferroviaria, sono andati ben oltre i termini fissati dal contratto senza che nessuno abbia protestato e protesti. Non il Demanio, non la Soprintendenza, non un qualche magistrato. Sembra che il “sistema deluca” abbia anche proprietà soporifere. E infatti, solo lontano da Salerno qualcuno gli inizia a fare le pulci. È la Corte dei Conti che, dopo l’invito a dedurre della sua procura regionale, per un presunto danno erariale di 3,7 milioni di euro, riguardante la spesa per l’adozione in Campania di un inutile attestato digitale di vaccinazione-Covid, ha abbattuto su De Luca, ovvero sulla sua amministrazione, un’altra scure. Secondo i dati dei giudici contabili, emergenti dalla relazione sulla gestione finanziaria relativa al periodo 2019-2022, infatti, la Campania è la seconda regione più povera d’Italia, con un reddito annuo pro capite pari a 14.513 euro, inferiore di oltre 5mila euro alla media nazionale, tale da far considerare quasi il 40% della popolazione campana a rischio povertà. E non solo. Gli stessi dati fotografano una Campania penultima nel settore della sanità, gestita direttamente dal presidente regionale, ancora penultima nelle misure di protezione sociale, e ultima nelle misure socio-assistenziali e socio-sanitarie, essendo anche l’unica regione, nella natalità, sotto l’indice di 81, oltretutto con il più alto numero di morti evitabili. Si dirà che l’amministrazione della Regione non ha incidenza sulla ricchezza privata, ma per uno, come De Luca, che ha inaugurato il suo mandato a capo di una istituzione pubblica con lo slogan “arricchitevi, arricchitevi”, non può certo essere considerato un successo l’impoverimento dei cittadini amministrati. Non che non vi sia chi si è arricchito. De Luca ha fatto tutto quanto gli era possibile fare per arricchire qualcuno. Da sindaco di Salerno era nella sua possibilità agire, attraverso un nuovo Piano urbanistico, proponendo nuove costruzioni sebbene inutili in una città in calo demografico. Ma tant’è, anche se si sarebbe deturpato l’ambiente cementificando tutti gli spazi liberi della città, costruire era un occasione di arricchimento per qualche cittadino dal momento anche le residenze invendute costituiscono patrimonio. Da presidente della Regione poi si è dedicato alla sanità, un settore molto florido che, attraverso le convenzioni con istituti privati, pure muove ricchezze. E però, evidentemente, stando ai dati della Corte dei Conti la ricchezza dei pochi non compensa la povertà dei molti, ai quali, a Salerno, è stato pure tolto il piacere di passeggiare lungo il mare.

2 Comments

    Purtroppo lo dico dell’avvento dello sceriffo, ha rovinato questa città, cementificando , tutte le zone verdi la zona sportiva e adesso viole altro cemento per fare l’ospedale. Una vera sventura per non parlare del mostro, fi Salerno. .

    Finalmente ci si accorge di una barbarie ferma lì da anni.
    Uno scandalo!

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