Dedicato ad Adrienne Vaughan - Le Cronache
Attualità

Dedicato ad Adrienne Vaughan

Dedicato ad Adrienne Vaughan

Di Michelangelo Russo
Voglio dedicare questo articolo di Ferragosto alla memoria di Adrienne Vaughan, l’elegante signora newyorkese morta nell’incidente di Furore dei giorni scorsi. La dottoressa Vaughan merita questa citazione, come se fosse una targa in memoria (che sicuramente arriverà). Di vite infrante dalle vie di terra e di mare sono piene le cronache. Ma questa morte drammatica di Furore ha qualcosa in più per reclamare un segno di memoria, nel marmo o nel bronzo di una targa. Adrienne Vaughan era un americana colta, una di quegli americani, cioè, che ritengono il viaggio nei luoghi simbolo del Vecchio Mondo una sorta di dovere morale di omaggio alla patria di origine del loro sapere acquisito nei licei e all’università. Sono gli americani che non andranno mai in Costa Smeralda, troppo affollata di cafonazzi miliardari arricchiti in esibizione su spiagge con dietro il nulla. Non è gente, questi americani, per villaggi turistici di moda sulle coste albanesi o per la settimana invernale a Sharm El Sheik. Questi americani, per nulla chiassosi e raramente in torpedone, vengono in Europa sulle orme dei loro predecessori della Generazione Perduta, quella di Hemingway e di Henry Miller, degli anni ’20 del Novecento, per intenderci. Hanno dentro un sentimento languido e struggente di ricerca del mistero del Tempo, quale regista assoluto della nostra vita. Sanno dove andare, nel Vecchio Mondo, a cercare le risposte domandate ai luoghi, anziché agli antri delle sibille pagane del mondo antico. La generazione contemporanea degli americani colti visita così i Musei d’Europa e le città d’arte per misurare fisicamente le profondità del Tempo, e dare un senso e una misura al proprio tempo personale; cercando di dilatare, così, la quantità irrisoria del tempo personale di vita dell’uomo, con la percezione tangibile del tempo lungo della storia. E’ una ricerca religiosa dell’Eternità attraverso la cultura a radice comune.
Nel ferragosto del lontano 1996, avvertii come un ritorno casa, dopo tanto tempo, sedendo sugli scalini del Palazzo Reale di Micene. Mi sentivo, in qualche modo, imparentato con la stirpe di Agamennone, compagno di classe per ben due anni con i versi di Omero. E quindi, quelle pietre vecchie di quasi tremila anni erano meglio di un albo fotografico di famiglia.
Questo cercano gli americani istruiti, e tutti i pellegrini a caccia della storia che arrivano nei nostri territori salernitani.
Un contatto sensoriale con i secoli, per avere, fosse anche per un solo giorno, il miracolo di una visione dell’Infinito. Abbiamo il dovere di essere custodi della Memoria. Questo è il ruolo affidatoci dalla Fortuna di essere proprietari del Tempio. La Costiera Amalfitana, teatro della recente tragedia, è pure qualcosa in più di ogni altro tabernacolo del passato tangibile. Attraverso i poeti e i viandanti di un Gran Tour che non si è mai fermato, la Costiera è una dea mistica dell’Estate. Che da sempre, nell’immaginario dei popoli, è la stagione perenne del Paradiso. Ci vuole, per i prossimi anni, un approccio di riguardo della Politica verso questo nume estivo da tutelare. Giù le mani, vandali della Politica, dalla terra dell’Olimpo. Non osate perforare le montagne sacre della casa degli Dei. E pensate sin da ora a costituire un Museo della memoria artistica per Salerno e Costiera. C’è un patrimonio immenso da rivelare al mondo dei Pellegrini in cerca della dea Estate. A volte, l’amore per la propria terra fa compiere gesti inconsueti ai politici nostrani: anni fa, il Sindaco di Positano Michele De Lucia entrò nel negozio di via Mercanti di Angelo Genovese, uno degli ultimi antiquari resistenti al dilagare dell’ignoranza. Il Sindaco aveva visto un enorme (e devo dire bellissimo) quadro fine Ottocento delle scogliere di Positano. La tela (che avevo dato a vendere ad Angelo per mancanza di spazio espositivo nel mio nuovo appartamento) affascinò De Lucia talmente da chiedere all’antiquario la possibilità di una forte riduzione di prezzo tale da permettere, alle scarse finanze del Comune di Positano, la possibilità dell’acquisito per la nascente Pinacoteca Comunale. Il quadro fu venduto, così, purché finisse al Museo, a meno della metà di quanto l’avevo pagato io stesso. La sensibilità di un Sindaco aggiunse un tassello al caleidoscopio delle immagini rutilanti dei paesaggi di sogni degli artisti stranieri, folgorati nel corso dei secoli dall’Estasi della visione della dea Estate. Cerco di immaginare, con sforzo, i nostri politici cittadini che rimangono incantati da un quadro di Salerno, e dintorni, dipinto cento o più anni fa. E con ancor più fatica immagino un subitaneo loro impeto a cercare uno sconto all’antiquario in nome della conservazione della grandiosità passata di Salerno, e dintorni. Se vedessi una scena de genere, staccherei dal muro uno dei quadri che mi restano per farne dono al Museo nuovo di Salerno e della Costa Amalfitana tutto da costruire, con una targa ricordo ad Adrienne Vaughan.