di Arturo Calabrese
Col ferragosto alle porte, gli operatori turistici cilentani iniziano a tracciare un primo bilancio di questa estate 2023. Tra le tante difficoltà, si vede qualche sprazzo di positività e di ottimismo, ma le problematiche da affrontare sono ancora tante. Ad esprimersi è Emanuel Ruocco, presidente dell’associazione Vivicilento.
Situazione attuale del turismo nel Cilento?
“Il 2023 ha visto il timido ritorno degli stranieri. Purtroppo la percentuale è ancora estremamente bassa, diciamo che si aggira tra il 10 e 15% del totale. L’italiano, ancor di più il campano, ama il Cilento. Oltre il 50% delle presenze turistiche in Cilento è campano. Se da un certo punto di vista è ottimo perché abbiamo un bacino d’utenza importantissimo, dall’altro è limitante perché, purtroppo, non riusciamo ad avere appeal da turisti delle altre regioni. Infatti un altro 20% si divide tra Puglia e Lazio”.
Il turista medio cosa preferisce oggi tra B&B o albergo?
“Gli alberghi sono tra le prime strutture ad occuparsi, seguite dai villaggi. Il settore extra alberghiero va a completare la proposta. Va detto che negli ultimi 10 anni il settore dei B&B ha rilanciato il mercato dell’offerta di camere. Oggi ne nascono ancora tantissimi ed ognuna cerca di proporsi con uno stile riconoscibile. Probabilmente questo effetto di rinnovo ha spinto anche tanti alberghi a migliorarsi sia nell’estetica sia nella qualità dei servizi.
Rispetto allo scorso anno miglioramento o peggioramento?
“L’anno scorso ci sono state tantissime presenze italiane anche di regioni spesso quasi assenti nei nostri territori. Queste anche “forzate” dalla scia, ancora, del Covid. Sul miglioramento, in generale, ci sta tanta strada ancora avanti a noi. Sono sicuro che le strutture ricettive di ogni categoria, coccolano il proprio ospite, questo anche perché ci sta anche necessità di sopperire alle lacune dei servizi turistici a volte troppo disorganizzati”.
Servizi: il Cilento ha di fatto perso il Metrò del Mare. Può essere penalizzante per i tanti turisti che sono sul territorio?
“Come Vivicilento da anni cerchiamo di far comprendere ai Comuni, alla Provincia e alla Regione che il turismo va organizzato è gestito. Non improvvisato. L’improvvisazione rende molto alta la possibilità di insuccesso di ogni iniziativa. Ed il Metrò del Mare ne è la dimostrazione. Noi volevamo intavolare una iniziativa che rendesse il Metrò uno strumento di promozione turistica e che oltre a portare dal Cilento verso Capri, potesse spingere i turisti da Capri verso il Cilento. Invece siamo tornati a 10 anni fa, con una completa disorganizzazione su questo aspetto”.
Siamo a Ferragosto: che aria si respira dal punto di vista turistico?
“Ci sarà il tutto pieno, già da ieri se ne avvertiva con numerose auto in arrivo verso il Cilento. Quest’anno la pressione della domanda per agosto è scesa anche del 50% in alcune strutture ricettive. Questo ha avuto effetto sulle tariffe, che sono tornate quelle del 2019, ma anche una migliore percentuale di conversione tra richiesta di preventivi e prenotazione effettuata”.
Turismo d’estate ma anche d’inverno il Cilento può essere attrattivo 365 giorni all’anno?
“Non posso che rispondere sì, ma dobbiamo dimenticare il livello di presenze estive. Si può lavorare molto bene da Pasqua e fino ai principi di novembre. Bisogna ampliare l’offerta oltre il “mare estivo”: il Cilento potrebbe puntare molto sul turismo sportivo e all’area aperta. Tante sono le associazioni che se ne occupano. La problematica è la continuità nella proposta che spesso viene meno. Gestire un’associazione e lavorare al meglio è impresa ardua. Si è spinti dalla passione e dell’amore verso la propria terra ma questo non basta. Sarebbe interessante rendere più concrete le iniziative, le sinergie, ed avere una visione sul lungo periodo. Purtroppo molte di queste sono estemporanee e dopo un po’ perde l’energia iniziale. E poi mi chiedo: possiamo lasciare la responsabilità di promuovere il territorio alle associazioni? Credo che gli chiediamo troppa responsabilità”.
Conti alla mano, nelle città cilentane qual è quella con maggiore affluenza?
“In termini di posti letto, Castellabate vince a man basse. Ha molti hotel, villaggi e da qualche anno stanno crescendo anche i numeri dei B&B e affitta camere. Agropoli di alberghi ne ha pochi, si contano con le dita di una mano. Per non parlare di villaggi. Agropoli sta cercando da tempo di spingere verso un turismo fatto di under 40, magari in coppia. Quest’anno il borgo ha visto notevole incremento di persone di questo target. Diciamo che quello che negli anni 90 era la “movida” e quindi discoteche, ora è diventato il locale, il lounge, la terrazza vista mare. Per le famiglie invece tante difficoltà logistiche: poca attenzione anche se piccoli eventi vengono organizzati anche per intrattenere le famiglie. Castellabate avendo tanti villaggi, invece, fa molte presenze di famiglie. A mio avviso bisognerebbe integrare Paestum, Agropoli e Castellabate in un’unica proposta turistica dove trovare il mare, l’architettura, la storia, il cibo e lo sport e quindi una quantità importante di opportunità di divertimento”.
La tassa di soggiorno, che ad esempio ad Agropoli è cambiata quest’anno, come viene spesa?
“Qui il dente duole da sempre. Non si sa questi fondi dove vengono impiegati. Per quest’anno si prevengono 250-300 mila euro di incasso. Noi abbiamo sempre chiesto integrazione dei servizi, studio di una proposta turistica che possa attrarre persone ben oltre la Campania. Su questo aspetto, anche culturale, ci sta tanto lavoro da fare. È impensabile arrivare ad aprile ed essere convocati solo per ascoltare le idee degli amministratori, che non me ne vogliano, hanno poche competenze. Non bastano video o blogger che parlano di questa nostra terra bellissima che tutti ci invidiano e che definiscono dalle alte potenzialità. Ecco perché parlo di crescita culturale del turismo. Altrimenti ci ritroveremo ogni anno a dire medesime cose”.
Viabilità, sanità, alghe: si devono risolvere anche questi problemi.
“Qui sta tutto l’insuccesso di chi amministra, a vario titolo, questo territorio. Su queste cose un imprenditore può poco. Invece l’amministratore può fare tanto. Anche qui la questione è ciclica. Arriva la primavera e tutti ci ricordiamo di questi limiti”.
Possiamo sperare che l’anno prossimo vada meglio?
“La speranza la definiamo un’emozione positiva, però nel concreto non ci porta lontano. Il turismo e tutto l’indotto che crea e di cui ha bisogno, va costruito con progettualità. L’aspetto più importante che manca a molti di noi”.