Pontecagnano, operazione Perseo. Niente sconti dalla Cassazione - Le Cronache
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Pontecagnano, operazione Perseo. Niente sconti dalla Cassazione

Pontecagnano, operazione Perseo. Niente sconti dalla Cassazione

Pontecagnano/Salerno. Rigettati i ricorsi di Antonio Anastasio ed Emanuele Sessa accolto invece quello di Francesco Sessa limitatamente a un capo di imputazione mentre sono stati dichiarati inammissibili dalla Cassazione quelli presentati da Enrico Bisogni, Francesco Altieri, Cira Iodice e Carlo Della Corte. E’ la coda finale del processo “Perseo” che a febbraio 2017 portò agli arresti 17 persone, tra cui l’ex consigliere comunale di Pontecagnano Antonio Anastasio (condannato a 1 anno e cinque mesi di reclusione con pena sospesa) accusato di aver attentato ai diritti politici dell’allora sindaco picentino Ernesto Sica. Di Anastasio scrive la Cassazione. “Vi è ampia motivazione della Corte di appello per le quali si evidenziano i plurimi riscontri alle dichiarazioni della persona offesa Bellino, le dichiarazioni del teste
Perrotta, i contatti tra telefonici e gli sms tra Anastasio e Francesco Mogavero (alias ‘o paccitiello coinvolto e condannato per il delitto Autuori ndr), le dichiarazioni
del collaboratore di giustizia Sabino De Maio e le intercettazioni a carico dello stesso Mogavero)”. Se si fa eccezione per una sola persona (Francesco Sessa) confermata la sentenza della Corte d’Appello pronunciata a marzo dello scorso anno a carico di Enrico Bisogni di Montecorvino Rovella (25 anni di reclusione), per il gruppo dei pestaggi, Emanuele Sessa di Campagna (19 anni di reclusione), per Francesco Altieri di Eboli (cinque anni e sei mesi) e  Carlo Della Corte di Pontecagnano Faiano e Cira Iodice di Portici (entrambi a sei mesi con sospensione della pena).  Il pm titolare dell’inchiesta “Perseo”, Marco Colamonaci, s’avvalse del supporto dei carabinieri della Compagnia di Battipaglia, che a febbraio 2017 arrestarono 17 persone, tra cui l’ex consigliere comunale Anastasio. Le accuse mosse all’allora presidente di “Uniti per Pontecagnano” erano la chiave per dimostrare i presunti intrecci tra la camorra e la politica locale. Per Colamonaci, il politico avrebbe contattato il luogotenente del clan PecoraroRennaFrancesco Mogavero, perché, in vista del “golpe”, inducesse l’allora consigliere di maggioranza Luigi Bellino a non votare il bilancio, spianando la strada a elezioni anticipate in cui Anastasio si sarebbe candidato a sindaco. Ora le decisioni della Cassazione con sentenza definitiva dopo aver analizzato i ricorsi presentati dai 6 imputati