di MIchelangelo Russo
Tringali è stato di recente gravemente ammalato, e sono stato in ansia per la sua salute, come accade per un vecchio compagno di strada.Ma adesso, grazie al Cielo, sta bene. È tempo quindi di ricordargli che certi segnali mandati dall’Onnipotente non vanno ignorati seducente “ubris” (così gli antichi greci chiamavano il perverso senso di onnipotenza che affligge spesso gli umani) artefice dei capitomboli dei destini di chi si paragona agli dei. Questo brutto affare della Fondazione Menna è ormai il baratro in cui Tringali sta precipitando, aggrappandosi al Sindaco Napoli che finirà per cadere con lui. Tringali, nel dicembre 2018, nominò, senza astenersi, la moglie nel consiglio di amministrazione della Fondazione. Lui era un incaricato di un servizio pubblico, essendo stato nominato dal Comune come rappresentante. Il revisore dei conti, dopo questo atto, si dimise per protesta. Ma niente! Tringali tirò dritto. A malincuore, come lui fa capire nella recente intervista, si dimise da Presidente della Fondazione quando diventò assessore, per palese incompatibilità delle cariche. Ma, ma, ma! Stranamente il possesso dei locali della Fondazione finisce nelle mani di un giovane intraprendente direttore dell’associazione LIMEN. Il giovane è però una sorta di segretario personale, pare di capire, dell’Assessore Tringali. Com’è possibile che la Limen abbia avuto una assegnazione di locali pubblici senza un bando di concorso? La stampa libera protesta, e pure l’opposizione. Ma nessuna revoca interviene di una assegnazione a dir poco anomala.Poi arrivano anche contributi economici di cui, indirettamente, beneficia la Limen (che però si apprende, paga la luce delle quattro lampadine della sede). La polemica continua, salvo a interrompersi per lo stato di salute di Tringali. Adesso l’opposizione, per bocca dei consiglieri Pecoraro e Barone, pone precisi ultimatum al Sindaco. Tringali si arrampica sugli specchi, facendo un pessimo servizio al Governatore De Luca che non vuole perdere la faccia. E soprattutto teme l’opposizione quando vuole fare sul serio, e non si accontenta più delle parole (verba volant) di critica espresse nell’aula consiliare. Perché De Luca, che è un politico assai intelligente, sa che prima o poi arriva il limite. E che adesso le opposizioni, per bocca delle consigliere Pecoraro e Barone, non possono rimanere inerti e vantarsi del bla bla bla! Devono prendere, per essere credibili dinanzi agli elettori, carta e penna e scrivere un interpello al signor Procuratore della Repubblica, e per conoscenza al Signor Procuratore Generale della Repubblica, per sapere se è legittimo che il segretario factotum di Tringali (ma a che titolo per il segretario, come volontario? Ma non è prevista la figura del volontario negli uffici Comunali!) gestisce senza una regolare gara di pubblico concorso o appalto che si voglia, dei locali comunali, beneficiando, direttamente o indirettamente, di contributi pubblici e, in ogni caso, di ritorni di immagine politica dei padrini.Pecoraro e Barone devono chiedere per iscritto, con nota di protocollo e richiesta di essere informati in caso di archiviazione, se un comportamento simile dell’Amministrazione, rientri o meno nelle previsioni dell’abuso di ufficio. E qualora, Dio non voglia, i fatti possano (in ipotesi, per carità) configurarsi come violazione dell’art. 323 c.p., se il comportamento del Sindaco di mancata segnalazione dei fatti al Procuratore della Repubblica, possa configurarsi come ipotesi di favoreggiamento reale. Insomma, Pecoraro e Barone non possono lanciare la pietra e, per così dire, nascondere la mano. È tempo di far chiarezza definitiva su questa incredibile vicenda.