Marcello Murolo, avvocato, consigliere comunale e presidente della Commissione trasparenza a Cava de Tirreni, è chiaro: troppe ingerenze della burocrazia sulla politica, nonostante gli “argini” pure previsti dalla normativa vigente. A pagarne le spese è purtroppo – sempre più spesso e con conseguenze imprevedibili – la comunità amministrata.
Avvocato Murolo: politica e burocrazia. Quali i confini?
“In termini teorici le attribuzioni spettanti all’una e all’altra parte sono delineate con chiarezza dai testi normativi vigenti, dal Testo Unico Enti degli Enti Locali al Testo Unico del Pubblico Impiego che fissano il principio della separazione tra parte politica e parte gestionale, e, come è giusto che sia, rimettono alla prima le scelte strategiche dell’ente e l’individuazione degli obiettivi che l’amministrazione deve raggiungere nel medio e nel lungo periodo, e alla seconda – cioè alla macchina burocratica – le modalità di attuazione di tali scelte mediante specifici atti amministrativi”.
Dove e come nascono, allora, le ingerenze che ogni giorno riempiono le cronache dei giornali?
“Il fenomeno può avere molte spiegazioni. Una di esse è la mancanza di visione generale e la insufficiente (e spesso scadente) preparazione tecnica del personale politico, carenze queste che vengono entrambe colmate da chi ha operato e opera da anni all’interno della pubblica amministrazione. L’altra – ancora più grave – può essere la tendenza della politica a scappare dalle responsabilità, perché scegliere significa spesso scontentare qualcuno. È evidente che una classe politica matura e consapevole del proprio ruolo non può permettersi né l’una né l’altra cosa”.
Un caso eclatante si è registrato proprio in provincia di Salerno: a Nocera Inferiore. Un progetto bocciato per un parere tecnico ritenuto poi illegittimo dal Consiglio di Stato.
“La Quarta Sezione del Consiglio di Stato (sentenza n° 6945/2023) ha ricostruito l’accaduto. Nel febbraio 2015 un noto Presidio di Riabilitazione di Nocera, Villa dei Fiori, presentava una istanza per ampliare la propria struttura allo scopo di adeguarla agli standard richiesti dalla normativa regionale sopravvenuta. C’erano tutti i pareri e la conferenza dei servizi aveva espresso all’unanimità parere favorevole. La Regione, per chiudere la pratica ed approvare la variante al P.U.T. chiedeva che fosse il Consiglio Comunale di Nocera ad esprimersi”.
Dove entra in gioco la burocrazia e perché?
“Nell’ottobre del 2021 il Dirigente responsabile dell’Area tecnica, nega che le autorizzazioni rilasciate nel 2017 dalla conferenza di servizi abbiano un valore definitivo, e chiede documentazione supplementare, impedendo intanto al Consiglio comunale di pronunciarsi. Quando nel febbraio del 2022 la parola passerà finalmente ai consiglieri comunali, questi decideranno di bocciare la proposta proprio sulla base del parere negativo reso dal medesimo Dirigente comunale”.
Parere che il Consiglio di Stato ha ritenuto illegittimo
“Il Consiglio di Stato, che ha riformato integralmente la sentenza del TAR Campania, è stato icastico: ha ritenuto che l’attività del Dirigente comportasse “un surrettizio ed illegittimo esercizio del potere di riesame, in violazione delle attribuzioni della conferenza e della competenza dell’amministrazione di settore cui la legge riserva il potere di impulso”; che la delibera di insussistenza dell’interesse pubblico assunta dal Consiglio Comunale “deve parimenti essere annullata in quanto fondata su di un presupposto illegittimo” (cioè il parere negativo del dirigente), oltre che “per difetto di motivazione, in relazione all’omessa considerazione delle valutazioni che avevano indotto la giunta, in sede di valutazione preliminare, a ritenere l’intervento di interesse pubblico”.
Ora cosa accadrà? Quali le possibili conseguenze?
“Il Consiglio Comunale di Nocera nel febbraio del 2022 si è sottratto alle proprie competenze, e il Consiglio di Stato lo ha richiamato all’ordine, imponendogli di deliberare nuovamente sull’argomento entro 45 giorni, senza farsi sviare da considerazioni tecniche improprie. Sotto il profilo amministrativo e politico, non pare che il problema finisca qui. C’è ovviamente il problema delle spese, vale a dire delle risorse pubbliche sottratte alla città per assumere e difendere atti palesemente illegittimi, assunti solo per assecondare le pretese della burocrazia comunale. E quello delle opportunità perse: nel 2023 (ammesso e non concesso che vi sia ancora un interesse da parte del Centro di riabilitazione) bisognerà riannodare le fila di un procedimento che avrebbe potuto (e dovuto) concludersi già nel 2017. C’è da chiedersi se la parte privata, dopo tanti anni e tanta ostilità, sia ancora interessata a realizzare ciò che voleva realizzare nel 2015. Una eventuale risposta negativa aprirebbe un altro fronte risarcitorio con conseguenze imprevedibili per le casse comunali”.