di Arturo Calabrese
Era il 1969 quando Filomena Gallo partì da Sacco alla volta di New York. La piccola Filomena aveva 12 anni e la sua famiglia decise di lasciare la propria terra e andare negli Stati Uniti d’America per cercare fortuna e un futuro migliore. Quello della famiglia Gallo da Sacco, piccolo borgo dell’entroterra cilentano quasi un eremo tra le montagne, stava per diventare il cosiddetto sogno americano. Quella fortuna cercata venne trovata e così iniziò una nuova vita. Il tempo passa, l’età aumenta, ma le radici non si dimenticano. E quelle di Filomena sono destinate a incrociarsi con un’altra storia a lieto fine, quelle tipiche del continente americano, forse un po’ edulcorate ma sane e di valore. Un giovane Warren Wilhelm de Blasio, proprio in quel di New York, frequenta l’università e da studente borghese non può permettersi grandi spese extra. Alla luce di questa necessità, dunque, inizia a frequentare il salone di barbiere di Mario Macchiarulo. Impossibile non riconoscere le origini italiane dell’uomo che trovano similitudini con quelle di “Bill” come era già affezionatamente chiamato. I racconti arrivano proprio all’Italia e ancora di più al Sud, a quei borghi, a quei posti lasciati ma mai dimenticati. Come Filomena, anche Mario è di Sacco e tante volte il borgo viene citato nei racconti e negli aneddoti. È nel 2014, poi, che Bill diventa sindaco di New York e inizia una rivoluzione in città in particolare pensando agli immigrati proprio perché memore delle sue origini. Sacco torna protagonista nei due mandati di de Blasio perché una delegazione di sacchesi, guidata dal sindaco Franco Latempa e dal consigliere Raimondo Tedesco, per rinsaldare quel rapporto anche attraverso la devozione per la Madonna degli Angeli andò a New York ad incontrare la comunità americana. Sabato, poi, quella visita è stata ripagata con la presenza dell’ex sindaco in quel di Sacco. Ed è qui che la storia di Filomena Gallo si intreccia con quella del già “mayor”. La newyorkese Filomena va a salutare il suo primo cittadino e con lui parla in americano raccontandogli di essere una sacchese come l’amico Mario e proprio come lui è una scrittrice, autrice di poesie. Bill e Filomena si salutano come due vecchi amici e non come un sindaco e una cittadina. I racconti vanno all’epoca che fu, a quando si inseguiva il sogno americano, e agli anni di mandato. Necessaria, dunque, diventa la foto ricordo da conservare, ma anche da mostrare con orgoglio ai nipoti, ai conoscenti, alle future generazioni. I due, poi, si salutano soddisfatti e felici di quello che è stato un piccolo momento di confronto, ma anche un modo per tenere vive le radici e i sentimenti, l’amore verso il passato con quella punta di nostalgia che non può mancare e che dona sempre più pathos alla situazione. Nessuno mai avrebbe detto, in quel lontano 1969, che un giorno la migrante Filomena avrebbe salutato, nella sua Sacco, un ex sindaco di New York molto legato alle origini. Anche questo, scontato dirlo, è il sogno americano che può realizzare anche l’impossibile.