di Alfonso Malangone*
Una Città attenta all’Urbanistica cura con grande impegno la progettazione dei luoghi e la pianificazione degli interventi sul territorio per assicurare le migliori condizioni di vita e di lavoro ai cittadini. Per queste finalità, l’Urbanistica deve offrire le giuste opportunità e le soluzioni più valide soprattutto a sostegno della gente ‘comune’, quella che si alza al mattino per lavorare, che porta avanti la famiglia con sacrificio, che ha bisogno di un ambiente salubre, pulito, gioioso, odoroso, nel quale muoversi con mezzi efficienti, sviluppare relazioni sociali, elevare il livello culturale, migliorare le condizioni economiche e, infine, godere con orgoglio delle memorie storiche e dei beni comuni tra i quali, per una Città meridionale e mediterranea come Salerno, non può mancare il mare. Purtroppo, le trasformazioni urbanistiche di questa Città sembra abbiano seguito altre impostazioni, forse per non deludere coloro che erano stati invitati ad arricchirsi. Così, abbiamo perso le spiagge e il mare, con chilometri resi non balneabili, anche a seguito di investimenti privati con scarsi, o nulli, risvolti sociali, e abbiamo chiuso i cittadini in striminzite ‘riserve’ di spiagge libere dove, solo adesso, sono stati posizionati i tubi dell’acqua e i soffioni per consentire una doccia fredda a chi non si è arricchito e non ha neppure il necessario per accedere agli stabilimenti privati. Abbiamo perso le piccole aree di quartiere, dove almeno si poteva tirare qualche calcio a un pallone, coprendole di cemento anche con fabbricati di dimensioni minime, giusto un appartamento a piano. Non abbiamo i dati del registro dei tumori, ma insediamo case di cura in aree definite inquinate. E, se qualche giovane vuole davvero fare un poco di sport, deve usare l’auto per andare fuori e pagare i privati, perché di pubblico non c’è niente, a parte le macerie del Palazzetto da oltre 20 milioni di euro, divenuto un cumulo di macerie.
Soldi buttati. Erano soldi di tutti. Di recente, poi, abbiamo perso anche i Picarielli, un polmone verde che poteva offrire sfoghi di sport e vita, e che è ora divenuto un cimitero di scheletri di cemento che lasciano presagire la ripetizione di quello che si è già visto sulla litoranea. E, allora, se l’Urbanistica è la scienza per ridisegnare la Città, l’Assessore Brigante dovrebbe dire, per favore, quale Urbanistica stia praticando. Perché la Città non può essere un insieme di cose, più o meno organizzate; deve essere un insieme di vite ben organizzate alle quali, attraverso la riconfigurazione del territorio, sia consentito di esprimere comportamenti e relazioni umane e sociali idonee a consolidare quel forte sentimento di appartenenza che caratterizza una vera Comunità di anime.
Solo equilibrate scelte urbanistiche possono rendere Salerno più moderna, più efficiente, più civile, più libera, più democratica, nel rispetto di irrinunciabili principi di equità, di giustizia e di coesione sociale.
E, quindi, l’Assessore dovrebbe svelare, da subito, il progetto del Cernicchiara che ben conosce, almeno per averlo votato nella riunione di Giunta del 27/12/2022, ma di cui nulla ha ritenuto di dire nel recente intervento pubblico. In verità, se è quello dell’immagine allegata, l’area sembra destinata a diventare un luogo per anime vaganti all’interno di un girone da far invidia all’Inferno Dantesco. Sembra un percorso da ‘montagne russe’ dotato di una rotatoria di almeno 40 metri di diametro costruita a mezz’altezza, in parte compensata elevando con un terrapieno la quota di via Moscato, con sovrappassi e sottopassi, passaggi scatolati, rampe ascendenti e discendenti ‘a S’, per arrivare da quota terra all’altezza del ponte autostradale esistente (!), e con almeno 25 pilastri infissi nel fiume. Complimenti all’ideatore per la creatività.
Purtroppo, quel progetto dimostra che per risolvere problemi privati si utilizzano fantasia e molto danaro pubblico ‘di pantalone’. E, allora, “perché non si usano le stesse modalità per finalità più vicine alle esigenze e agli interessi dei cittadini”? Senza dire che la spesa è passata da 23,5 a 50 milioni di euro nonostante la dichiarata modifica ‘in riduzione’ del progetto. Complimenti, per la seconda volta. Per dare spazio a superiori esigenze, stiamo anche distruggendo il paesaggio della nostra Città. Quella ferita bianca, ma più rossa del sangue, nell’immagine dal mare, è prova evidente dell’insensibilità ambientale e culturale, dell’arroganza e della prepotenza che, nel silenzio di tutta l’Amministrazione, stanno schiacciando la Città e, con essa, i corpi e le anime di chi ci vive in condizioni di vergognoso degrado. Così, si usa l’Urbanistica per far danzare i tir come i cigni sul lago, mentre ai bimbi non è concesso di farlo nel mare nel quale, talora, non entrerebbero neppure i maiali. Detto con ogni decenza. Epperò, anche su questo, l’Assessore ha ritenuto di glissare, quasi fosse un argomento affidato alle cure di altri.
Il compito di amministrare una Città obbliga a rendere conto di quello che si fa. Ai cittadini, ovviamente, non ad altri. Il ritorno alla progettazione a servizio della Comunità appare una esigenza prioritaria, oggi resa irrinunciabile dalle conseguenze delle gravissime emergenze in atto. Non servono, per questo, scelte sfilacciate, disunite e, magari, incoerenti. E’ necessario individuare gli obiettivi da perseguire, i parametri di riferimento e le linee-guida per realizzarli. Cioè, prima di smantellare un vallone e di piallare un Colle, senza alcun rispetto per la natura, le regole di convivenza e le sensibilità della gente, è necessario capire se davvero vale la pena farlo, valutandone le conseguenze nel lungo periodo, non nell’arco di una consiliatura.Altrimenti, si corre il rischio di investire in progetti senza futuro, convincendo i cittadini della loro utilità, con la concreta possibilità di andare ‘a sbattere’ finanziariamente. Più di quanto non sia già avvenuto. Le condizioni del Bilancio dovrebbero consigliare maggiore cautela, ancor più se si rivestono ruoli di garanzia a tutela dell’interesse delle posizioni più deboli e fragili. Forse, investire in un otto-volante dedicato ai bambini può essere più vantaggioso per il futuro della Città.
*Ali per la Città