D’Antonio falsificava le carte per smania di lucro - Le Cronache
Cronaca

D’Antonio falsificava le carte per smania di lucro

D’Antonio falsificava le carte per smania di lucro

Nocera Inferiore. “D’Antonio aveva la smania di lucro e aveva l’ardire di confezionare un fasullo provvedimento dell’autorità giudiziaria, arrivando a falsificare la sottoscrizione del giudice delegato”, lo scrive il gip De Martino tratteggiando il profilo dell’ex presidente dei commercialisti nocerinobraggiunto da provvedimento cautelare di sospensione dalla professione per 12 mesi. L’inchiestahe ha portato a misura cautelare l’ex presidente dei commercialisti nocerini Giovanni D’Antonio e condotta dal pm Anna Chiara Fasano della Procura nocerina, è generata da un approfondimento sulla gestione della curatela fallimentare della “Lodato Gennaro & C.”, una delle più grandi aziende conserviere del Salernitano, e di conseguenza anche una delle più grandi procedure. Fallimento di cui era curatore D’Antonio. Per occultare tutti le manovre sospette, D’Antonio avrebbe registrato anche 4.500 euro di imposte e tasse su conto corrente ed avrebbe omesso, inoltre, di far riferimento nella sua relazione di un conto corrente presso una banca. Le vicende sono connesse ad una precedente filone di inchiesta diretta dalla stessa pm Fasano che però è stato rivisto dal tribunale del Riesame in senso favore a D’Antonio. A parlare della procedura oggetto dell’attuale procedura fallimentare è stato lo stesso giudice delegato ai fallimenti, che aveva segnalato ai pm l’assenza di qualsiasi autorizzazione al commercialista. Per il Gip, i fatti così come emergono al momento «denotano in maniera lampante l’attualità del pericolo di recidiva (di D’Antonio)». Se da un lato il giudice delle indagini preliminari ha respinto la richiesta cautelare degli arresti domiciliari avanzata dal pm Marco Fiorillo, subentrato nelle indagini alla dottoressa Fasano, il gip ha sottolineato come il comportamento dell’ex presidente dei commercialisti “sia dimostrativo di un’indole delinquenziale caratterizzata da sconcertante spregiudicatezza”. Perché, “pur di perseguire il proprio tornaconto economico, peraltro rappresentata da una somma non particolarmente elevata, ha accettato di vulnerare interessi della procedura concorsuale (e quindi dei creditori) nella quale era stato nominato curatore”. Il Gip sottolinea che “tutto ciò che consente maggiormente di formulare un giudizio negativo sulla personalità di D’Antonio è la circostanza che ricondotte sovvenzionate si manifestavano allorché era ormai già a conoscenza del procedimento penale in cui era coinvolto diversamente dal presente”. Il giudice evidenzia la «smania di lucro di D’Antonio