Sono tanti i dubbi intorno all’antiquarium di Agropoli come molte sono le domande a cui nessuno dell’amministrazione comunale risponde. La città, stando a quanto detto da Palazzo di Città e nello specifico dal prode assessore Roberto Apicella, vuole puntare sull’archeoturismo, ma pecca e anche tanto sui propri tesori archeologici e quanto accaduto per il museo è emblematico. Dopo varie interrogazioni da parte del consigliere Raffaele Pesce, a cui il sindaco Roberto Antonio Mutalipassi e i suoi hanno sempre risposto in modo molto evasivo. Lo stesso primo cittadino ha candidamente ammesso come dall’antiquarium fossero spariti alcuni reperti e che erano state rilevate delle manomissioni, il tutto denunciato all’Arma dei carabinieri.
A questo punto, nascono i primi interrogativi. Che tipo di manomissioni sono state rilevate? Quanti reperti mancano all’appello? Se c’è stata una denuncia, cosa è stato denunciato? La sparizione di qualcosa? Il furto di un reperto? L’effrazione? Non è dato sapere. Domande lecite a cui si deve trovare una risposta e a cui se ne aggiungono altre. Esiste un elenco dei possessori delle chiavi? I ragazzi del servizio civile arruolati impegnati nella struttura ne erano in possesso? E se sì, perché si sono date chiavi di accesso ad un luogo così importante a dei volontari? Se no, chi le aveva in quel periodo è la stessa persona che gestiva apertura e chiusura dell’antiquarium?
Ma soprattutto, e qui la cosa inizia a farsi ancor più seria, esiste un inventario delle opere conservate e debitamente catalogate? In questo caso, con un sopralluogo (come tra l’altro più volte chiesto dal consigliere Pesce) è molto facile capire cosa sia stato trafugato, dando per buona l’ammissione di Mutalipassi. Tornando alle chiavi, si può dare una parziale risposta alla domanda di cui sopra. Nel giugno del 2020, l’allora comandante dei vigili Carmine Di Biasi incaricò la coop “Agropoli Cilento Servizi” di trasportare presso l’antiquarium delle parti di una nave rinvenuta nel mare agropolese e risalente al ‘400. Dunque la cooperativa del presidente Domenico “Mimmo” Gorga, già famoso alle cronache, tre anni fa era in possesso delle chiavi su ordine della polizia municipale.
In quel periodo chi è entrato con gli operai nel museo? I furti erano già avvenuti? Chi ha avuto il compito di controllare e supervisionare le operazioni di deposito dei fasciami dell’imbarcazione? Anche su questo aspetto si attendono doverose risposte da chi di dovere. Gorga è sempre al suo posto, giusto per essere chiari, ed anche l’attuale consigliere alla cultura Francesco Crispino con l’allora amministrazione guidata da Adamo Coppola aveva la medesima delega. Sono tanti, anzi troppi, i lati oscuri di questa triste vicenda nella quale si evidenzia l’effettiva attenzione che chi ha amministrato in passato e chi oggi amministra Agropoli riserva nei confronti della città, della sua storia, delle sue radici, della sua identità. L’attesa, adesso, è per risposte concrete, per la presa di posizione da parte di Procura e Soprintendenza ma anche per l’ammissione di responsabilità da parte degli amministratori cittadini.