La lettera: Esiste solo la Salernitana - Le Cronache
Salernitana

La lettera: Esiste solo la Salernitana

La lettera: Esiste solo la Salernitana

di Alfonso Liguori

Sono un tifoso della Salernitana.

Posso solo essere un tifoso della Salernitana.

Sono nato nel vecchio Stadio Vestuti al centro della città, e quando ci passo davanti non posso fare a meno di pensare a quando ero bambino, a quando papà mi ci portava, a certi pomeriggi di freddo e pioggia, quando guardavamo la partita andando avanti e indietro per scaldarci e gli adulti bevevano quel Caffè Borghetti che a noi piccoli non era ancora concesso.

Quando le maglie granata entrano sul tappeto verde io ancora mi emoziono come il primo giorno che le ho viste. Ed anche ora che sono lontano, la domenica penso sempre, almeno per un secondo, alla Salernitana.

I Napoletani sono fortunati! Lontani dalla loro città hanno cento cose per rivendicare la propria appartenenza: la pizza, il babà, il Vesuvio, il mare, le canzoni, il Regno delle Due Sicilie, San Gennaro… ed anche i tanti luoghi comuni che pure sono segno di esistenza.

Quel che Salerno era, la sua piccola ma specifica importanza nella Storia si è persa. Il Regno Longobardo, la Scuola Medica, l’ostinata devozione a San Matteo, il nostro piatto tipico, la milza cotta nell’aceto, e pure l’invenzione del calcio all’italiana, sono ricordi per pochi che non ci identificano davanti al mondo.

Ma San Gennaro no, la pizza no, “‘O sole mio” no. Se solo nomini una di queste cose, il mondo intero pensa a Napoli. E va bene così, io sono sinceramente felice per questo.

A noi salernitani cosa resta? Ebbene sì, resta solo la Salernitana. Ché finché ci sarà, anche in terza serie, sapremo di appartenere a quella città ricca di Storia, e di problemi. Sapremo che Alfonso Gatto è il nostro poeta, che Torquato Tasso cresceva tra le nostre mura, che Gregorio VII riposa nel nostro Duomo, che la prima rappresentazione grafica al mondo del crollo della Torre di Babele è nel nostro Museo Diocesano, che la pizza “scarola ulive e capperi” è nostra e non napoletana, che il castello d’Arechi dove Foscolo ambienta la sua “Ricciarda” ci protegge ogni giorno, che il cuore della città vecchia conserva le sole alzate civili longobarde che ci sono al mondo, che la cripta del Duomo è un gioiello di purezza e luce, che la “Scazzetta” di Pantaleone è semplice e unica come la nostra testardaggine, che la ferita dell’Alluvione del ’54 non è ancora completamente rimarginata, che abbiamo fischiato Caruso prima che lo fischiassero a Napoli e il grande tenore decidesse di andarsene, e che abbiamo lasciato costruire il Crescent perché oltre che pieni di Storia e virtù siamo pure parecchio fessi. Tutte cose che il mondo non sa, o certamente non sa più, e che quella maglia granata quanto meno ricorda ogni giorno a noi che siamo lontani da casa, lontani a volte per sempre. Quella maglia, indossata in onore della tragica fine del grande Torino, come è il loro sangue è anche il nostro, con amore e devozione.

Soltanto così riesco a spiegare il viscerale attaccamento dei salernitani alla Salernitana, non mi viene in mente un altro motivo, attaccamento che ho visto crescere esponenzialmente in chi vive lontano dalla città delle antiche saline romane.

Domenica, come vittime predestinate, assisteremo al meritato trionfo del Napoli. Non lasciamoci prendere dall’invidia, dalla stizza, dal rancore, sentiamo invece un po’ di orgoglio meridionale, perché gli azzurri sono i soli, sotto Roma, ad avere vinto trofei nazionali, nessun altro, e ogni meridionale deve a loro qualcosa, alla nostra capitale qualcosa. Guardiamoli con piacere e distacco, con letizia e cordialità. Dopodiché pensiamo alla nostra salvezza, è a portata di mano, e ce la siamo meritata ancora una volta, se l’è meritata il Presidente, tutto il suo staff, l’allenatore, i giocatori, e soprattutto i tifosi, quei tifosi che così tanti elogi raccolgono andando in giro per l’Italia, per passione e educazione. Restiamo come siamo.

Abbiamo cuore granata, pulsa nel golfo di una città stanca ma viva, palpita silenzioso nelle nostra parlate lontano da casa, discrete e mai invadenti, sorride a un futuro di ricordi e dolci malinconie.

Macte animo, esiste solo la Salernitana!