Di Alessia Potecchi*
Il 25 aprile è festa nazionale, è una data che portiamo nel cuore e nella nostra vita, nel nostro impegno tutto l’anno ma quando poi arriva ci coglie, come è giusto che sia, il desiderio di ricordare, di testimoniare e di partecipare. Si tratta di un passaggio che segna per il nostro paese il culmine del risveglio della coscienza italiana impegnata fino all’ ultimo contro gli invasori tedeschi alleati dei fascisti italiani. il 25 aprile 1945 segna definitivamente il riscatto e la ribellione profonda di una importante parte della popolazione del nostro paese dopo il ventennio di dittatura che aveva trascinato nel baratro la nostra nazione.
Proprio per tali ragioni non ha senso cercare oggi di dare nuovi significati alla Festa della Liberazione, perché la parola “Liberazione”, soprattutto per i giovani, va associata a quella di ricostruzione morale, civile, economica e sociale.
Non a caso molti anni dopo, quando l’Italia attraverserà gli anni bui del terrorismo e delle trame eversive di destra che culmineranno nello scoppio della bomba a P.zza Fontana a Milano, il bersaglio da colpire sarà proprio il patrimonio valoriale della Resistenza e dell’Antifascismo che aveva rappresentato la svolta storica del nostro paese, il cambio di passo decisivo che è poi sfociato nella stesura della Carta Costituzionale. Questa data è divenuta, sia pure tra varie differenze, il crocevia di aspirazioni a un paese diverso da parte di socialisti, comunisti, cattolici e liberali, che sfocerà nella posa di pietre miliari per la rinascita dell’Italia : la Repubblica, la Costituzione, il voto alle donne, il ritorno alla libertà e all’unità sindacale, solo per citarne alcune.
Noi oggi abbiamo bisogno di attualizzare quella storia, quei valori che si traducono in un’ Europa che deve essere sempre più unita e coesa, un’Europa che sappia affrontare con scelte condivise le grandi sfide che abbiamo davanti, l’immigrazione, la politica fiscale, il mercato unico bancario, la transizione ecologica che non è una festa ma pone a rischio l’occupazione e il tessuto industriale dei paesi. Significa oggi agire con la consapevolezza di voler rilanciare la sfida della crescita, con programmi, progetti, confronto aperto fra Istituzioni e parti sociali, ripartire da una forte strategia contro la disoccupazione e per realizzare nuova buona occupazione per i giovani che troppo spesso lasciano il nostro paese, significa lottare contro le diseguaglianze sociali e di genere, significa battersi per chi non ce la fa ed è in difficoltà. Non si tratta allora di ridurre questa ricorrenza al solo aspetto della cacciata del nazifascismo ma di fare un passo in più con il coraggio di costruire senza paure una memoria condivisa per comprendere davvero che quella forza messa in campo dall’antifascismo di diverse provenienze divenne determinante per la ricostruzione e per il futuro del nostro paese.
Responsabile Dipartimento Banche, Fisco e Finanza
del Pd Metropolitano di Milano