“Curarsi è un diritto, non un privilegio per pochi: non condannateci a morte” - Le Cronache
Ultimora

“Curarsi è un diritto, non un privilegio per pochi: non condannateci a morte”

“Curarsi è un diritto, non un privilegio per pochi: non condannateci a morte”

di Erika Noschese
«Curarci è un nostro diritto, non un privilegio per poche. Non ci condannate a morte»: l’appello disperato arriva dalle pazienti oncologiche in cura presso l’azienda ospedaliera universitaria Ruggi d’Aragona, un’eccellenza per il nostro territorio che si scontra però con un servizio sanitario regionale che fa acqua da tutte le parti e sempre più spesso nega ai pazienti fragili il diritto alla cura. A farsi portavoce di questa battaglia, tenutasi in contemporanea ieri mattina anche a Caserta con l’intento di avviare un confronto con il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca è Teresa Giordano, fondatrice dell’associazione No profit Oltre lo specchio che da anni porta avanti la sua battaglia a favore delle pazienti oncologiche. Teresa, oggi, fa nuovamente i conti con la “bestia”, come spesso l’ha definita: a 35 anni, dopo aver avuto il covid, a seguito di accertamenti ha riscontrato anomalie nei marcatori tumorali. Per lei parte tutta la prassi di esami e diagnostica. Esami a pagamento perchè non vi erano più fondi destinati alla sanità pubblica. «In questo momento, la sanità campana fa acqua da tutte le parti e la nostra difficoltà sta nel riuscire ad accedere ad esami diagnostici presso centri privati che vantano macchinari importanti che hanno una loro efficienza ma ci chiedono di pagare perché mancano i fondi a loro destinati. Ci troviamo costrette – e spesso non possiamo – a dover pagare cifre esose, a partire dai 200 fino ai 400 euro, per poter accedere alla diagnostica», ha dichiarato Teresa Giordano che da ottobre 2022 è costretta a sottoporsi, a cadenza regolare, a tutti gli accertamenti necessari per tenere a bada la malattia, che l’ha colpita già in passato negandole oggi la gioia di diventare mamma. «Ad ottobre si è ripresentato il cancro, l’ho scoperto a seguito del covid e dopo un banale controllo è emersa un’anomalia rispetto ai marcatori tumorali – ha raccontato ancora Teresa – L’oncologa mi ha chiesto di accedere ad una Pet in tempi stretti ma quando mi sono rivolta a questo centro diagnostico dove sono solita effettuare gli esami mi è stato detto che prima di due mesi non avrei potuto ma a pagamento, circa 150 euro, avrei potuto procedere all’esame. Sono stata fortunata perché ho la disponibilità economica per poter fare l’esame ma quante, a differenza mia, non possono farlo perché magari perdono anche il lavoro? Poterci curare non è un privilegio per poche ma un diritto per tutte e questo deve essere chiaro alle istituzioni e al presidente De Luca che deve vedere in noi quelle che potrebbero essere delle sue figlie o nipoti, una persona amica che in questo momento sta affrontando il calvario del cancro perché noi la malattia non l’abbiamo scelta e purtroppo non possiamo fingere che questa cosa non ci sia successa». E poi l’appello al presidente De Luca: «Presidente De Luca, le chiedo di guardarmi come guarderebbe una sua figlia, una ragazza che a 35 anni ha dovuto accettare di perdere una parte della sua femminilità con un intervento mutilatorio, ha dovuto rinunciare all’idea di diventare madre e di poterci dare una corsia preferenziale; abbiamo una fragilità emotiva, interiore, non finisce tutto con una terapia perché il cancro si insedia nelle nostre menti e continua silente a produrre in noi un meccanismo di paura e di terrore; ci aiuti per favore e venga in nostro soccorso». Il Ruggi, come hanno più volte chiarito le pazienti oncologiche è un’eccellenza sul territorio della provincia di Salerno con medici e infermieri che, ogni giorno, seguono le tante persone costrette a fare i conti con la malattia: «Non è il Ruggi ma l’intero sistema sanitario regionale perché. Godiamo della fortuna di essere curate in una struttura ospedaliera eccellente, abbiamo degli oncologi che ci seguono passo dopo passo; abbiamo trovato una seconda famiglia in questi reparti e se non fosse per loro che sono così attenti alle nostre esigenze e ci consigliano su come muoversi noi saremmo condannate a morte», ha poi aggiunto la Giordano. Una battaglia che viene fatta, oggi, anche in nome di chi, purtroppo, non ce l’ha fatta: «Abbiamo perso tante nostre amiche, ragazze giovani ma dobbiamo rimarcare anche il concetto legato alla diagnostica perché per una paziente consapevole di avere una malattia galoppante può valere la sua vita perché è l’unico modo per capire quale terapia iniziare», ha detto infine Teresa che promette di portare avanti la sua battaglia affinchè curarsi torni ad essere un diritto, magari con un percorso preferenziale per chi viene definito paziente fragile perchè in questi casi la prevenzione resta fondamentale per le donne e per i tanti malati di tumore.