Aldo Cazzullo: disamina sull’opera di Mussolini - Le Cronache
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Aldo Cazzullo: disamina sull’opera di Mussolini

Aldo Cazzullo: disamina sull’opera di Mussolini

Parterre de roi capitanato dal primo cittadino, per lo scrittore albese che ha presentato il suo ultimo volume “Mussolini il capobanda. Perché dovremmo vergognarci del fascismo”

Di Paola Primicerio

Demolire i luoghi comuni del fascismo, mostrando Benito Mussolini nella sua crudeltà e raccontando l’ Italia dell’ antifascismo. Una figura di cui la maggioranza degli italiani si è fatta un’idea sbagliata: uno statista che fino al ’38 le aveva azzeccate quasi tutte; peccato l’alleanza con Hitler, le leggi razziali, la guerra, questo l’assunto dell’ultimo lavoro di Aldo Cazzullo, presentato martedì sera a Salerno. “ Cento anni fa, in questi stessi giorni, la nostra patria cadeva nelle mani di una banda di delinquenti, guidata da un uomo spietato e cattivo. Un uomo capace di tutto; perfino di far chiudere e morire in manicomio il proprio figlio e la donna che l’ aveva messo al mondo”. Questo l’ incipit del testo “ Mussolini il capobanda. Perché dovremmo vergognarci del fascismo” di Aldo Cazzullo ospite  a Salerno  della rassegna firmata da Delia Agenzia Letteraria  “ Abitatori del tempo. L’ impegno civile della letteratura”, per presentare il suo libro. Parterre delle grandi occasioni, tra cui il sindaco Vincenzo Napoli, ed un vasto pubblico hanno accolto calorosamente il giornalista albese,  nella sede storica di Unioncamere di Salerno alla presenza del presidente Andrea Prete, a cui sono spettati gli onori di casa, di Oreste Lo Pomo, direttore della testata giornalistica  di Rai 3 Campania e del giornalista salernitano Alfonso Sarno, in veste di moderatore. Aldo Cazzullo ha introdotto il dibattito sintetizzando le finalità del testo: svelare la malvagità di Mussolini, la sua mancanza di lungimiranza sottolineando come  il bilancio del fascismo sia negativo da ogni punto di vista: politico, morale ed economico, nonché terribile per la condizione a cui costrinse le donne durante il ventennio. Nel volume, come è emerso nel corso della presentazione e del dibattito, c’è spazio anche per la narrazione degli ebrei italiani, dei personaggi campani che cercarono di osteggiare mussolini, per gli avversari politici barbaramente uccisi, per la descrizione della orribile vicenda del figlio mai riconosciuto Benitino e di sua madre Ida Dalser, prima finanziatrice dei progetti del Duce e poi rinchiusa in manicomio fino alla fine dei suoi giorni. “ E’ il libro che è mancato al nostro Paese, in questo libro c’è la possibilità di verificare la violenza del duce e del fascismo, raccontata con fonti di grande rilievo , spesso sottovalutate o omesse nei libri di storia”, ha sottolineato il direttore Lo Pomo, a cui si è associato il presidente Lo Prete, che ha voluto lanciare l ‘idea di diffondere il testo in tutti gli istituti scolastici salernitani. “L’ antifascismo è patrimonio di tutti, della comunità, è una battaglia civile e non solo argomento di destra o di sinistra”, ha chiarito Cazzullo, sottolineando come durante il ventennio sia mancata la giustizia e perché i crimini squadristi andavano arginati sul nascere con il diritto. “Ancora oggi c è  gente con tante denunce a piede libero, che vive di espedienti e violenza, ci sono ebrei che temono ancora oggi l’ antisemitismo”. Quindi, l’autore ha ricordato che prima del ’38 Mussolini aveva provocato la morte dei suoi principali oppositori Matteotti, Gramsci, Gobetti, Amendola, don Minzoni, Carlo e Nello Rossella. Aveva conquistato il potere con la violenza- non solo manganelli e olio di ricino ma bombe e mitragliatrici, facendo centinaia di vittime. Aveva commesso crimini in Libia, 40 mila morti civili, in Etiopia, in Spagna. Aveva usato gli italiani come cavie per cure sbagliate contro la malaria e per testare vaccini letali. La guerra non fu un impazzimento del duce, ma lo sbocco logico del fascismo, che sostiene la sopraffazione di uno stato sull’ altro e di una razza sull’altra. Idee che non sono morte con Mussolini”. A chiudere la presentazione del libro c’è stato l’intervento  di due giovanissimi  studenti che hanno posto delle domande all’ autore da cui è emerso che l’ antifascismo è un valore che non può essere barattato con nessuna scusa  e che è un patrimonio che appartiene a tutti gli italiani.