Già si vedono i primi effetti della nomina del nuovo presidente del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Dopo l’incidente di percorso del commissariamento, per cui si è espresso il Tar definendolo illegittimo, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha presentato la terna di nomi al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Il ministro Gilberto Pichetto Fratin, su indicazione dei vertici regionali di Fratelli d’Italia, ha inserito nella terna il commissario uscente e illegittimo Marcello Feola, l’ex vicesindaco di Castellabate Luisa Maiuri e il già consigliere comunale di Perdifumo Giuseppe “Pino” Coccorullo. All’indomani della scelta di De Luca per quest’ultimo, il Cilento, almeno per quanto riguarda i partiti di centrodestra, inizia a spaccarsi e arrivano i primi effetti. Giovanni Fortunato, sindaco di Santa Marina e da sempre in Fratelli d’Italia, era indicato come il naturale successore di Tommaso Pellegrino alla carica di presidente dell’Ente Parco. Il suo nome, però, non è stato inserito nella terna, una decisione che lo ha spinto a lasciare il partito del presidente Giorgia Meloni.
Sindaco, come mai questa scelta?
“È una decisione sofferta perché io stato uno tra i primi ad aderire all’allora progetto di Giorgia Meloni, un partito nuovo e lontano dai soliti schemi che è partito in sordina ma che poi è cresciuto pian piano radicandosi nei territori anche grazie alla presenza di validi amministratori come il sottoscritto. Credevo in un progetto con il quale finalmente si riconosceva meritocrazia. Giuseppe “Pino” Coccorullo è un rappresentante del partito e anche una brava persona ma è chiaro che la volontà del Governatore De Luca è di una strategia al ribasso. Per chi sa giocare a scacchi sa che con una semplice pedina è difficile fare scacco matto. Auguro a Coccorullo tanta fortuna ma io percorrerò un’altra strada. Scoprire di essere stato escluso dalla terna è stato un tradimento. La persona più rappresentativa del Cilento e di quest’area (il Golfo di Policastro, ndr) ero e sono io. La cosa più grave è che c’era stato un impegno pubblico da parte della dirigenza regionale a puntare sulla mia figura per la presidenza. Quindi non c’è solo una questione individuale in ballo, ma anche di rispetto per la persona perché c’era un rapporto valoriale, d stima, di amicizia e quando si fanno determinate scelte vuol dire che c’è un problema con la persona che io personalmente non capisco e per le quali non vedo motivazioni. Ma ne prendo atto e vado per la mia strada. In pochi, o forse nessuno, lasciano un partito in fortissima ascesa quando è nel pieno dei propri consensi, ma a me ciò non interessa. Ho lottato quando Fratelli d’Italia era ai minimi storici, quando era un partito del 3%, quando ero l’unico sindaco del territorio a rappresentarlo. Io non mi lego mai al potere anche perché non ne ho bisogno ma lo faccio ai valori della politica e alle persone. Prendo atto della decisione come ho preso atto dell’esclusione dalle Politiche del settembre dello scorso anno. Allora superai la cosa e la vidi come una manovra strategica di partito, ma adesso non ci sto. Non è stato solo un tradimento ai danni di Giovanni Fortunato, ma anche ai danni di un intero territorio da me rappresentato e che mi ha sempre seguito, votando per il partito. Meritavo concretamente e naturalmente di essere nella terna. La mia esclusione sta a significare che c’è chi ha voluto farmi fuori dal partito”.
Chi è questo qualcuno?
“È il leader regionale Edmondo Cirielli, un uomo che ho sempre votato e che ha sempre avuto la mia fiducia. Le strategie politiche sono sue e dunque la decisione di non inserirmi nella terna è sua. È come se qualcuno bussasse ad una porta e non ricevesse risposte. Non butta giù la porta ma prende atto e va via. Così ho fatto io. Ho preso atto di tali scelte sulla mia persona e ho deciso di andare via. Continuerò a fare politica come ho sempre fatto, ma non in Fratelli d’Italia”.
Andrà in un altro partito?
“Dopo un divorzio, di certo non pacifico e non consensuale, solo un pazzo potrebbe pensare ad un nuovo matrimonio. Sicuramente continuerò a fare politica ma non mi sposerò con nessun altro. Mi guarderò attorno e cercherò di portare avanti delle progettualità che saranno in grado di sviluppare questo territorio”.
Qualora dal Parco dovesse arrivare la proposta di ricoprire un altro ruolo apicale, quale sarà la Sua risposta?
“Un categorico no. Non meritavo questo e non accetto nessun contentino. La mia storia, le mie lotte, il mio passato non mi permettono di fare il vice a nessuno”.
Da cittadino, ma anche da amministratore, cosa auspica per il futuro del Parco?
“Io sono stato sempre molto critico nei confronti del Parco perché, come gestito, è stato un Ente inutile per il territorio, per lo sviluppo e per la popolazione. È stato utile solo per permettere ai dirigente di girare il mondo per promuoverlo, di fare un gita in aereo e nulla più. È nato come un’area importante di sviluppo, ma ha dato tanti vincoli senza dare qualcosa in cambio come una compensazione delle privazioni. Era importante avere una guida forte. mettere una persona in un ruolo apicale ha un significato, grazie anche alla competenza che porta. Nominare qualcuno che non ha seguito, forza, visione politica, consenso, autorevolezza e visione futura, non avrà mai la forza di dare la svolta. Si doveva dare un segnale per recuperare il tempo perso, ma sono state prese decisioni errate. A questo punto, se le cose non dovessero cambiare, tanto vale chiuderlo questo Parco perché è inutile”.