Gentile Donato d’Aiuto,
inizio col risponderLe sul punto che più mi sta a cuore: il legame con il territorio. Sono talmente legato a Salerno, dove sono nato, che non appena ho avuto la possibilità di impegnarmi direttamente in politica è per questo territorio che ho deciso di farlo. Ed è stato così nonostante io sia fra i tanti che, per costruire un percorso di vita professionale, sono stati costretti a lasciare la propria terra. Lei ha citato alcuni dati, ma quello che più spaventa è la percentuale di giovani che ha abbandonato sogni e ambizioni: sono i NEET, i giovani che non sono coinvolti in un percorso né educativo, né formativo, né professionale. Complessivamente in Italia sono più di 3 milioni, con percentuali che al nord si attestano in linea con la media europea (15%), e salgono nel Mezzogiorno. In Campania sono il 27,3%: il terzo peggior dato a livello nazionale. Non si tratta di sfaticati, si tratta di disillusi. Ed è a loro che prima di tutto dobbiamo restituire il futuro e la libertà di scegliere di costruirlo nella propria città. C’è un punto, però, che deve essere evidenziato. Questo dato, come quelli da Lei citati, segnalano un quadro sconfortante. Ma non Le sfuggirà come tutto ciò sia frutto dell’attuale sistema, che non solo non garantisce omogeneità di condizioni, ma che penalizza fortemente il Sud e tutte quelle aree in cui c’è un deficit di capacità di spesa. Non intendo dunque sottrarmi alla Sua domanda, ma non posso non segnalare come sia a dir poco contraddittorio descrivere una situazione attuale per contrastare una riforma che si prefigge di cambiarla. Riforma che, peraltro, era presente nel nostro programma di governo che i cittadini di Salerno hanno scelto e che sarà definita in un quadro di unità nazionale e solidarietà territoriale, affinché rappresenti per il Sud un’opportunità per cambiare il tanto che, come Lei stesso riconosce, oggi proprio non va.
Il primo aspetto della riforma in discussione che dovrebbe interessare a chi conosce i problemi del Mezzogiorno è proprio il superamento del principio della spesa storica, che ha condannato i territori in grado di investire di meno ad avere sempre meno risorse. Si tratta di un passaggio fondamentale che, assieme alla definizione dei Lep, i “Livelli Essenziali delle Prestazioni”, consentirà finalmente di avere pari servizi e pari opportunità su tutto il territorio nazionale. Per il resto, l’autonomia differenziata non è altro che l’applicazione di quanto predisposto dalla Costituzione nella revisione voluta e imposta a suo tempo dal centrosinistra, e non certo da questo governo.
Infine, come ho rivendicato sin dall’inizio, sono sì stato eletto nel collegio uninominale di Salerno presentandomi con una chiara coalizione di governo e sulla base di un programma molto trasparente, che conteneva, tra le altre, anche la proposta dell’autonomia differenziata. Ritengo di aver raccolto il consenso che oggi mi consente di sedere in Parlamento sulla base di questi due aspetti fondamentali, spesso dimenticati da una certa politica, e a questo mandato intendo attenermi.
On. Pino Bicchielli