di Arturo Calabrese
Il nuovo corso iniziato dal Parco Nazionale dei Cilento, Vallo di Diano e Alburni, grazie alla nomina a commissario di Marcello Feola, vede anche nuovi progetti già messi sul tavolo. Gradito ritorno nelle logiche future è quello di Domenico Nicoletti che ha da poco chiuso il suo impegno di direttore del Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Oggi, Nicoletti è segretario dell’Osservatorio dell’Arco Latino presso la Certosa di Padula. Tra le colonne di questo giornale, tempo fa, Nicoletti aveva parlato delle necessità per il Parco di avere una mente competente come guida. Non un nome, ma esperienza e competenza per riportare in alto l’Ente dopo il difficile periodo degli ultimi anni. E così è stato. «È doveroso ringraziare il giornale “Le Cronache” per aver aperto questo scenario di una decisione governativa di puntare sulla competenza – dice – credo che il commissario possa dare un contributo vero. Ha le idee chiare».
Segretario, il Parco ha voltato pagina: un nuovo commissario e un nuovo domani per il territorio…
“È doveroso ringraziare il giornale “Le Cronache” per aver aperto questo scenario di una decisione governativa di puntare sulla competenza. C’era una situazione che bisognava rilanciare. Il territorio si è addormentato intorno a questa opportunità strategica, lo stare insieme su tanti temi che riguardano le aree interne, la comunità verde, i borghi, i progetti che possono fermare lo spopolamento di queste terre. È fondamentale un tavolo nazionale, perché questo è un Parco Nazionale, è importante in questo momento storico. Ritengo che Marcello Feola, che è una competenza del territorio e un docente universitario, sia una persona ben conscia degli aspetti importanti di una macchina amministrativa. Può essere la giusta svolta, quella di cui si aveva bisogno, può essere un’occasione sulla quale dando tutti quanti un contributo vero, concreto, senza infingimenti, possiamo far sì che le cose cambino. Chiaramente credo che dobbiamo dargli tempo (al commissario Feola, ndr) perché lui entri nelle logiche di quello che è successo e di quello che può succedere. Io so che ha le idee chiare”.
L’esperienza di Domenico Nicoletti sarà messa a disposizione del nuovo Parco del Cilento?
“L’esperienza sicuramente, ma anche il cuore e l’amore per il territorio cilentano e lo sanno tutti. Ovunque io sia stato, ho portato il nome del mio Cilento, senza mai nasconderlo anzi l’ho fatto con grande fierezza perché credo che abbia delle potenzialità da offrire al mondo. Come farlo? È semplice e basta impegnarsi verso un unico obiettivo: la conoscenza. Dobbiamo portare la conoscenza qui nel Cilento. dobbiamo portare le università e gli studenti nel territorio. I nostri centri storici devono diventare i luoghi dell’accoglienza per gli studenti di tutto il mondo e a partire soprattutto dagli studenti italiani. Siamo un laboratorio di prospettiva, un laboratorio fondamentale perché abbiamo ben quattro riconoscimenti Unesco e dobbiamo saper raccontare quello che abbiamo. Questa idea di avere un campus territoriale è un’opportunità alla portata di mano e chiaramente io mi batterò a tutti i livelli affinché questo possa accadere, chiederò l’aiuto di chi oggi ha questa responsabilità e che speriamo possa condividere come docente universitario una sfida. Se in un piccolo paesino portiamo cinque o sei studenti, si avviano delle dinamiche delle quali non sappiamo nulla come non sappiamo dove andranno finire, ma sicuramente l’economia inizia a muoversi e questa è la sfida”.
Ha già annunciato di star lavorando ad un progetto per il Parco…
“Metto a disposizione fin da subito la mia esperienza per formare i Parchi. Presso l’Università di Salerno, abbiamo fondato l’Osservatorio dei Parchi del Mezzogiorno. C’è bisogno come il pane della formazione, delle esperienze, dello scambio di buone pratiche. Questo perché in Italia, tutto sommato, la storia dei Parchi ha portato a dei risultati e adesso bisogna fare il salto di qualità, di andare oltre, di andare verso la transizione ecologica e digitale, ma soprattutto far sì che le connettività in queste terre diventino l’opportunità perché le autostrade sono anche quelle del digitale e quindi ci si deve impegnare affinché si utilizzino gli strumenti della comunicazione avanzata, il metaverso. Questi sono i linguaggi dei giovani a cui dobbiamo con pazienza avvicinarsi e dobbiamo saper ascoltare. Voglio dunque fare un appello. ascoltare il linguaggio dei giovani, implementando nuovi modelli educativi. La sfida è culturale, quando noi innestiamo una partecipazione attiva sulla cultura e portiamo le università sui territori, probabilmente qualcosa può cambiare. Ora, grazie alla stampa e a questo giornale, si può finalmente parlare di competenze: ce n’era bisogno da tempo”.