Abusi su un ragazzo, don Livio condannato a 8 anni - Le Cronache
Cronaca

Abusi su un ragazzo, don Livio condannato a 8 anni

Abusi su un ragazzo, don Livio condannato a 8 anni

Pina Ferro
Otto anni di reclusione oltre i danni alle parti civili i genitori e il bambino difesi dagli avvocati Giovanni e Benedetta Falci. Questa la condanna a carica di don Livio Graziano, il prete accusato di atti sessuali ai danni di un adolescente salernitano.
L’uomo, difeso dagli avvocati Gaetano Aufiero e Gianpiero De Cicco, nella giornata di ieri è comparso, presso il Tribunale di Avellino, dinanzi al Giudice Lucio Galeota. Il Pubblico Ministero, per l’imputato, aveva chiesto la pena di 11 anni di reclusione. La condanna è stata di 8 anni di reclusione ed il risarcimento del danno. Esclusa l’aggravante di aver “pagato” attraverso dei regali la vittima. Gli avvocati del prete hanno già comunicato che faranno ricorso in appello.
All’epoca dei fatti il ragazzo ha frequentato la struttura, situata nell’hinterland di Avellino, a Prata Principato Ultra, gestita dalla Coperativa Effatà / Apriti, una cooperativa sociale volta all’assistenza di persone con problemi di ansia, depressione e disturbi dell’alimentazione ed anche finalizzata ad offrire opportunità ed esperienze sociali e spirituali.
Nella precedente udienza, davanti al Collegio Giudicante presieduta dal giudice Lucio Galeota è stato ascoltato il padre del ragazzino di 13 anni (difeso dall’avvocato Falci) che, secondo quanto afferma l’accusa, avrebbe subìto le molestie da parte di Don Livio. Dopo le accuse, era scattato l’arresto del fondatore della cooperativa sociale “Effatà, Apriti”.
L’arresto per Don Livio avvenne lo scorso 26 ottobre 2021, dopo che partirono le indagini coordinate dal procuratore Domenico Airoma a seguito della denuncia presentata dal padre del ragazzino. Quest’ultimo, stando a quanto si apprende, è stato ospite della cooperativa fino al mese di settembre 2021. Gli inquirenti ritennero di avere tutte le prove dei presunti abusi subiti dal 13enne.
Don Livio Graziano non fa parte della Diocesi di Avellino ma è incardinato in quella di Aversa, nel Casertano. Dopo aver vissuto diverso tempo in ritiro spirituale presso il Santuario di Montevergine, il sacerdote ha realizzato, proprio nel capoluogo irpino, un ufficio di consulenza nutrizionista e successivamente ha fondato la cooperativa sociale “Effatà, Apriti” con sedi in due comuni a pochi chilometri da Avellino.
Durante il processo, gli inquirenti, stabiliranno e ricostruiranno questa orribile vicenda per accertare l’accaduto.
La permanenza di Don Livio nella Diocesi irpina, è stata “contestata” a più riprese dall’allora Vescovo di Avellino, monsignor Francesco Marino, originario di Caserta.
Le accuse erano partite dal padre del ragazzino che ha raccontato cosa l’ha spinto a sporgere denuncia nei confronti di Don Livio e stando a quanto riferisce l’accusa, il 13enne, avrebbe subito abusi nel periodo in cui è stato ospite della cooperativa (da giugno fino al mese di settembre 2021). L’uomo, ancora, avrebbe aggiunto che, il figlio, dopo quanto accaduto, è profondamente cambiato. Segue una vita apparentemente del tutto simile agli altri ragazzi della sua età ma non è più lo stesso. Qualcosa in lui forse è profondamente cambiato.
I militari ascoltati, invece, hanno raccontato l’indagine scaturita a seguito della denuncia e condotta dai Carabinieri di Avellino e, in particolare, il contenuto del cellulare di Don Livio dove, stando a quanto appreso in aula, sono stati ritrovati messaggi compromettenti.
Nell’ultima udienza tenutasi lo scorso 27 Ottobre Don Livio difeso dall’avvocato De Cicco e Aufiero si proclamava innocente.