di Erika Noschese
Sbloccare i lavori per la realizzazione dell’unità spinale al Da Procida. L’appello arriva da Margaret Cittadino, presidente del tribunale per i Diritti del Malato dopo l’inchiesta dei giorni scorsi dalla quale emerge un dato fondamentale: l’ospedale di via Calenda potrebbe essere un’eccellenza ma, ancora oggi, non viene valorizzato al massimo. Di recente, la Cittadino ha chiesto al direttore generale del Rugi di ripristinare il servizio di accettazione dei prelievi per la terapia Tao e attivare la convenzione con l’Asl per l’ospedalizzazione domiciliare prestazionale, dopo le segnalazioni che vivono i cittadini che non hanno la possibilità di inviare i prelievi preliminari per dosare la terapia Tao presso la Uoc di Medicina trasfusionale.
L’ospedale Da Procida è uno dei poli ospedalieri tra i più sviluppati dal punto di vista della riabilitazione, ma la direzione generale non vuole sfruttarlo…
«Sono stati due gli elementi che hanno condizionato il percorso disagiato per il Da Procida: il primo è la questione della poca attività precedente al covid, poi la prima e seconda ondata covid. Poi la problematica dei lavori di ristrutturazione che si dovrebbero fare, per i quali non si conosce la data di inizio attività. Ci sarebbe bisogno di fare un restyling totale: adeguamenti antisismico, antincendio, efficientamento energetico, opere enormi. Sapendo che questi soldi ancora non ci sono e che i lavori possono iniziare anche tra due o tre anni, o forse non iniziare proprio, diciamo che va potenziato per le attività attualmente in essere. E le attività sono riabilitazione, con l’unica piscina per portatori di handicap a norma, senza barriere architettoniche, gestita da fisioterapisti bravi e motivati. L’ampio ventaglio riabilitativo dovrebbe essere stimolato e supportato. Ci sono ambiguità che, in qualità di tribunale per i diritti del malato, abbiamo sollevato. Ci sono liste d’attesa molto lunghe, diverse patologie non trovano apparentemente ospitalità presso i posti letto di riabilitazione, nonostante sia una 056, quindi subintensiva: i pazienti cardiopatici e non solo non vengono accettati, la cardio-riabilitazione deve ancora aprire i posti letto. Ci sono una serie di incertezze che stanno sfiancando le attività del Da Procida. Anche perché la riabilitazione è quasi totalmente accreditata, quindi privata. Il pubblico sta cedendo le armi, cosa totalmente grave. In questo momento tutti i centri di riabilitazione accreditati hanno finito tutti i tetti di spesa, quindi un cittadino non sa dove andare per non pagare. C’è una piccola palestra riabilitativa a via Vernieri, che pure viene nascosta per motivi ignoti, e poi la grande potenzialità del Da Procida non sfruttata e inutilizzata. Quei posti letto non possono essere tra 8 e 10, significa non averne affatto. Il ricovero medio è di 30-60 giorni, quindi è come se non ce ne fossero. Il day hospital dovrebbe essere altrettanto potenziato».
Perché si spostano i pazienti verso i centri privati come il Campolongo?
«Secondo il mio parere, l’unità valutativa riabilitativa, che per legge è obbligatoria, non c’è. O almeno non è vera. Quando viene dimesso un paziente, dovrebbe essere fatto dopo un’attenta valutazione. Ma torniamo al problema serio: i posti letto. Essendo così pochi e poco utilizzati, quando poi si dimette un paziente e la famiglia ha bisogno di far fare una riabilitazione immediatamente, va dove c’è il privato accreditato. Un censimento dei bisogni non si fa. Un paziente neurologico che deve fare anche logopedia, dopo il termine delle borse di studio per i logopedisti, non si fa più perché non sono state rinnovate le borse di studio. Questo è un problema molto delicato: l’Asl di Salerno ha la graduatoria ancora attiva per i logopedisti, e tutti quelli in graduatoria hanno chiesto di evitare le borse di studio che aprono solo al precariato per scalare la graduatoria. Molti di Salerno lavorano a Milano o in Piemonte, pur appartenendo a questa graduatoria. Ciò dimostra un’attenzione poco funzionale, poco vicina alle vere problematiche della riabilitazione».
Riabilitazione ma non solo, una vera eccellenza…
«Al Da Procida ci sono altre cose fondamentali: la riabilitazione post-covid con il dott. Polverino, reparto fondamentale. Inoltre il laboratorio di analisi e genetica. Il laboratorio del Da Procida rispetta tutti gli standard europei ma viene usato pochissimo, se non per i pochi pazienti ricoverati. La radiologia idem: è vero che quelle macchine sono obsolete, ma i soldi per le nuove macchine ci sono. Il laboratorio di genetica, infine, serve per fare i genotipi di tutti i tumori e di altre patologie: dopo tante lettere scritte da noi per effettuare in ospedale i test genetici per rinforzare le terapie, finalmente si sono iniziati i lavori ed erano state installate queste macchine al Da Procida. Poi non si è capito più nulla. C’è un professore universitario, Weiss, molto bravo, che ha gestito fino all’ultimo per far aprire. Gli esami vengono fatti fare agli accreditati, non si fanno lì. Tutti i cittadini dell’area nord per esami del sangue, esami radiologici e tac si rivolgevano al Da Procida, così come per i test genetici. Chiediamo quindi che venga utilizzato per gli utilizzi previsti. Uniamo a questo l’appello di utilizzare anche Torre Angellara per il trattamento di patologie a lieve intensità. Torre Angellara è stato dato alla Regione, è stato messo in vendita due volte ed è rimasto invenduto. Perché non usarlo per distribuire competenze? Al Ruggi, ad esempio, così facendo potremmo avere il reparto infettivi che si occuperebbe di infettivi e non solo di covid».