Emilio Lucibello*
Una rottamazione delle cartelle che ha l’aria di un “cessate il fuoco” momentaneo più di una pace fiscale; il Governo si è dovuto giocoforza scontrare con le rigidità di bilancio, rivedendo al ribasso le promesse della campagna elettorale.
Questa è una delle novità presentate ieri nel palazzo del Senato in conferenza stampa dal viceministro all’Economia con delega alle Finanze, Maurizio Leo, riportate come segue:
• Sulle cartelle esattoriali consegnate fino al 30 giugno 2022 superiori ai mille euro sarà dovuta soltanto l’imposta, senza aggravio di sanzioni ed interessi;
• Per le cartelle sotto i mille euro, invece, resta confermato lo sgravio totale per tutte quelle emesse dall’agente della riscossione dal 2010 al 31 dicembre 2015;
• Le cartelle sotto i mille euro notificate dopo dal 1° gennaio 2016, quindi non incluse nello stralcio, possono comunque essere quietanziate pagando soltanto l’imposta;
• Sulle cartelle da mille euro destinate ad essere stralciate, il vantaggio per i contribuenti morosi potrebbe essere anche maggiore, in base a come sarà scritta la norma che entrerà nel disegno di legge che sarà consegnato alle Camere; se i famosi 1.000 euro si riferiranno ai carichi affidati all’agente della riscossione l’importo reale della cartella potrà essere anche più alto.
Facendo un esempio pratica, se il disegno “ottimistico” passa alle Camere, un contribuente con un debito di 450 euro quale imposte sul valore aggiunto (IVA) 300 di Imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) e 900 di Imposta di Registro, tutto notificato con la stessa cartella si vedrà cancellare ad horas dagli uffici senza alcun versamento all’ Agenzia Delle Entrate – Riscossione un debito di 1.650 euro (superiore quindi ai 1.000 euro).
Per i contribuenti che non rientrano nel novero delle cartelle stralciate, resta la mini sanzione del 5% e che riguarda tutti gli atti del Fisco che non sono ancora demandati all’ agente della riscossione quale cartella esattoriale o non sono ancora oggetto di contenzioso.
Per i cosiddetti accertamenti con adesione, come già anticipato in precedenza, si seguirà la regola del cinque:
• Cinque versamenti rateizzati in 5 anni;
• Una sanzione ridotta del 5 per cento.
La sanzione potrebbe essere ulteriormente tranciata al 3% per coloro i quali hanno ricevuto un avviso bonario dove il Fisco invita il contribuente a regolarizzare eventuali scostamenti tra quanto dichiarato e quanto in realtà adempiuto; nei casi appena menzionati oltre alla sanzione al 3%, stando agli ultimi rumors ed in attesa del testo ufficiale, il pagamento potrebbe essere diluito in due anni. A completare la “tregua armata” fiscale, c’è anche la chiusura agevolata delle liti pendenti.
Gli strumenti che il Governo mette in campo per ridurre il contenzioso è più di uno:
• Innanzitutto c’è la possibilità di chiudere le cause pendenti con il Fisco pagando un forfait, variabile a seconda del grado di giudizio della lite (come già fatto con la pace fiscale del 2018 prevedendo, come allora, il versamento del 40% del valore in caso di sentenza avversa dell’amministrazione finanziaria in primo grado.
• L’importo dovuto scende al 15% del valore complessivo nel caso in cui il contribuente è vincente in secondo grado; con un forfait del 90% abbiamo anche la possibilità di rinunciare direttamente alla lite con il Fisco.
Oltre a tali chiusure agevolare il Governo offre anche un potenziamento della conciliazione giudiziale con cui il contribuente può chiedere un contraddittorio con l’Amministrazione Finanziaria e trovare un accordo; sulla somma concordata con l’amministrazione torna in gioco la regola del 5 e quindi la possibilità di chiudere il contenzioso versando il 5% di sanzioni e rateizzando i pagamenti fino a 5 anni.
dottore commercialista