Michelangelo Russo
Nel leggendario film Operazione San Gennaro del 1966, con Nino Manfredi protagonista e la regia di Dino Risi, una banda scalcagnata e ingenua di ladri, strumentalizzata da furbacchioni stranieri, tenta di rubare il tesoro di San Gennaro dal Duomo di Napoli per venderlo su piazza estera. Ma San Gennaro è potente, e il colpo fallirà fra gli applausi del popolo che, nella scena finale, restituisce alla statua del Santo, e quindi alla città di Napoli, l’intero malloppo dei gioielli sottratti ai napoletani. Ma questo che c’entra con il nostro San Matteo? Leggete e capirete l’antifona, seppur per eccesso, ma forse calzante. Ci è giunta voce, dopo la notizia data da questo giornale che la palazzina liberty di Fratte era stata destinata ad ospitare la collezione preziosa d’arte donata dalla vedova Menna alla Fondazione omonima (e quindi l’edificio non poteva accogliere il Comando dei vigili), che qualcuno, non si sa se lo stesso assessore, ha ufficiosamente detto che la vedova Menna non aveva, contrariamente alle promesse, consegnato poi la preziosa collezione alla Fondazione. Siamo in grado, noi di Cronache, di smentire ogni voce imprecisa o parziale su questo evento. Per conoscenza da fonte diretta, possiamo dire invece che la Collezione Menna è stata donata alla Fondazione omonima salernitana da oltre un anno. E precisamente quando era ancora Presidente il dr. Tringali, dimissionario dall’ottobre 2021 perché incompatibile con la sua carica, col nuovo ruolo di Assessore alla Trasparenza, ai Vigili, alla Sicurezza e alla Protezione Civile. L’atto di donazione quindi è avvenuto nelle mani del Presidente Tringali oltre un anno fa, con un regolare atto notarile di cui però si sconoscono i termini modali e le condizioni. Certo è che la Collezione, formata da circa 300 pezzi tra grafiche, incisioni, disegni, oli e sculture, è stata inventariata e catalogata, ed è custodita in luogo segreto proprio a Salerno. Qual è la storia che si cela dietro il mistero fitto della sua destinazione espositiva? Abbiamo saputo, da fonte informata, che sulla Collezione Menna aveva posato le sue attenzioni l’ormai infelice Scabec della Regione, che prima della sua disgrazia aveva elaborato un certo progetto di ristrutturazione della palazzina liberty di Fratte attingendo a fondi pubblici; che poi, dopo lo scandalo delle cooperative dei giardinieri (processo Zoccola e altri) sarebbero stati dirottati, pare, verso la ristrutturazione del degradato parco Mercatello. Di tutto questo però, pubblicamente, non si è saputo nulla. Non è possibile che, in una democrazia, questo giornale debba fare da Gazzetta Ufficiale per far sapere ai cittadini quello che avviene. Una prima domanda, quindi. Ma perché il dr. Tringali, ex Presidente della Corte d’Appello ed ex Presidente della Fondazione Menna, ex divulgatore di eventi culturali ed ex opinionista della nota LiraTV nonché avvezzo alle conferenze stampa, non ha mai mostrato pubblicamente l’atto di donazione del tesoro artistico che la Fondazione Menna ha avuto in dono? Perché il Sindaco arch. Napoli, che pure inaugurò con una certa enfasi le docce pubbliche sulla spiaggia libera di Pastena, non ha mostrato la collezione gratuita al popolo salernitano, che è adesso il proprietario, con la Provincia, di un nuovo patrimonio artistico? Mistero! Ma i misteri spesso hanno origine da situazioni ingarbugliate che, nel caso di specie, nascono da una malintesa interpretazione, a dir poco, di norme elementari del diritto pubblico. Partiamo da una premessa. La Fondazione Menna, partecipata dal Comune, dalla Provincia e dall’Università, è una Fondazione di diritto pubblico, e non privato! Basterebbe leggere il parere di conformità costituzionale espresso dalla Corte dei Conti nella Camera di Consiglio del 26/3/2013 (rintracciabile su internet!) per capirlo. Non basta! C’è un‘alluvione di sentenze della Cassazione e del Consiglio di Stato, in merito. Se è così, non c’è dubbio che il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Menna è espressione di un mandato dei singoli proprietari pubblici della Fondazione a perseguire l’interesse dei loro mandanti, che è quello di tutela dei cittadini territoriali. Questo per dire che occorre sfatare subito voci ricorrenti di un possibile dirottamento della collezione verso il Museo Madre di Napoli, visto che Salerno non è capace di dare una casa ai suoi gioielli artistici che sono piovuti dal cielo.
Bisogna, allora, sig. Sindaco e dr. Tringali, fare chiarezza subito su queste voci per smentirle. Perché possono essere imbarazzanti. Presidente nuovo della Fondazione è la dr.ssa Maria Letizia Magaldi, un nome di tutto rispetto nella cultura e nell’economia meridionale. Ma la stessa è anche Vice-Presidente della Fondazione Donnaregina Museo Madre di Napoli, che sempre voci ricorrenti e bene informate hanno indicato come ente napoletano molto interessato alla ghiotta occasione della Collezione Menna. Ora, ci si rende conto che l’attuale Presidente della Fondazione Menna, essendo espressione, come delegata, del Comune di Salerno, ha un evidente interesse a tenere qui le opere d’arte. Se le stesse fossero indirizzate a Napoli, potrebbe adombrarsi un conflitto d’interessi nel seno della Fondazione Menna. A proposito, voci ricorrenti e informate dicono che la Fondazione Menna stia per ricevere delle sostanziali somme di finanziamento.
Per farne che cosa, possiamo saperlo?
A presto per il prosieguo!
1 Commento
Forse attira meno l’attenzione, ma un altro obbiettivo che la Dondazione Menna dovrebbe perseguire riguarda il precario stato di conservazionr celle facciate della palazzina ex Casa del Combattente, ove è situata la sua sede.
Se sta realmente per ricevere delle somme sostanziose, ne destini una parte al miglioramento del suo aspetto esteriore, davvero indecoroso.
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