di Michelangelo Russo
Finalmente una voce (Pecoraro) esce dalla pattuglia di opposizione nel Consiglio Comunale di Salerno per chiamare all’urgenza della ragione una Giunta Comunale intontita dai cazzotti elettorali del 25 settembre. C’è da salvare un monumento umile e dimenticato, che sta su via Roma, di fronte alla ripulita chiesa di San Pietro: la Fontana Felice di Ugo Marano, costruita dallo stesso artista nel 1996, rischia di saltare per i lavori di scavo dei futuribili box interrati paralleli all’asse stradale. Ma vediamo perché la Fontana è importante: innanzitutto è una delle rarissime espressioni di arte vera, come quella di Marano, internazionalmente riconosciuta, presente nel tessuto urbano.
Ho la memoria personale di Ugo Marano che nell’estate del 1996 collocava personalmente i suoi vasi, surrealmente sospesi nell’aria, sui raccordi dei tubi di alimentazione degli zampilli. In pantaloni corti e cappello di paglia, con la sua barba da hippy da eterno ’68, Ugo regalava ai passanti la poesia fuggevole e struggente dell’artista all’opera. Che è essa stessa un’opera d’arte. I ragazzotti che oggi siedono sul muretto superstite che circonda la Fontana (o meglio quello che ne resta) non sanno che i loro scarponacci sfiorano le figure degli animali fantastici dipinti da Ugo sulle piastrelle. Sono piastrelle che ogni collezionista sognerebbe di appendere in salotto, e stanno buttate invece sulla strada, come mattonelle anonime, esposte alla pietà delle pallonate e delle piedate dei ragazzini che possono distruggerle in ogni momento. Si dirà: la colpa è dei vandali, l’Amministrazione è impotente di fronte a loro. Non è vero! Se i vandali fossero invincibili, le Fontane di Piazza Navona e Piazza di Spagna sarebbero state distrutte già da secoli. La questione è la sensibilità o meno alle ragioni della cultura (e dell’intelletto) che hanno le singole amministrazioni locali. La Fontana Felice, con il suo messaggio di sfida alle regole della fisica, e quindi con l’invito al sogno di ciò che appare impossibile, poteva essere tutelata con schermature trasparenti (come il monumento alle vittime del terrorismo di Torrione); anzi, questa è l’occasione per ripristinare la Fontana Felice nella forma originale, provvedendo alla sua tutela. Ma la Fontana Felice ci dà anche un altro spunto di riflessione. La Fontana rischia di sparire per costruire box interrati. Ma che cos’è veramente questa storia della guerra dei box sotterranei tra il Comune e le imprese costruttrici? Perché poi da oltre tre anni il lungomare di fronte il palazzo della Provincia è sventrato come dopo lo sbarco del 1943, e non si capisce il motivo per cui i lavori non vanno avanti? Ma quando lavori di natura pubblica e privata insieme non vanno vanti, c’è spesso un qualche problema strutturale del progetto e dell’iter approvativo. Su quelle carte progettuali prima o poi si appunta, doverosamente, il faro dei Pubblici Ministeri. C’è una qualche inchiesta, allora, sui parcheggi di via Lungomare? Se c’è, dobbiamo e vogliamo rispettare il segreto istruttorio: ma, per cortesia, se necessario si disponga un cartello che dichiari il sequestro preventivo dell’area! Se l’inchiesta non c’è (e ce lo auguriamo) il Comune spieghi ufficialmente e credibilmente perché la passeggiata storica dei salernitani è interrotta da anni con la bruttura di scavi “archeologici” senza fine. Così come dovrebbe spiegare credibilmente perché continua la vergogna di Palazzo Santoro, storico esempio del liberty cittadino che sta di fronte alla chiesa di San Pietro, da oltre 20 anni ingabbiato nella ferraglia di ponteggi eterni che obbligano i passanti dello strettissimo marciapiede sottostante a servirsi dello stesso passando uno alla volta. Fino a quando uno che ha scelto di servirsi della sede stradale per evitare la fila finirà probabilmente investito. E saranno allora guai civili e penali per il Comune!
Michelangelo Russo