Questa sera, alle ore 21, La Sala Pasolini ospiterà il secondo evento musicale del cartellone dedicato alla Nouvelle Vague firmato da Marco Russo. Alle ore 10.30 in Palazzo Fruscione la proiezione di “The dreamers”, per la regia di Bernardo Bertolucci. In scena il progetto “The Woman Next Door” con Roberto Gatto, Javier Girotto, Aurora Barbatelli, Ares Tavolazzi e Vince Abbracciante su di un video racconto creato da Maria Teresa de Vito
Di Olga Chieffi
Secondo appuntamento con la musica nel cartellone di Tempi Moderni, firmato da Marco Russo, che quest’anno ha acceso i riflettori sulla Nouvelle Vague e che questa sera, alle ore 21, nella Sala Pasolini, vivrà il connubio con il genere musicale che maggiormente ha influenzato il nostro Novecento, quella generazione di musicisti, l’avanguardia del tempo, che cercando una propria via verso nuove concezioni ritmiche, non poteva non lasciarsi affascinare dal jazz che, uno dei suoi più grandi interpreti, Gene Krupa (drums) definisce: “L’assoluta e ispirata libertà dell’interpretazione”. Assisteremo allo spartito visivo, alla partitura cinematografica della Signora del Jazz italiano, la pianista Rita Marcotulli, la quale con il suo ensemble, composto da Javier Girotto ai sax soprano e baritono e flauto andino, Aurora Barbatelli all’arpa celtica, Roberto Gatto alla batteria, Vince Abbracciante alla fisarmonica e Ares Tavolazzi al contrabbasso, presenterà il suo “Omaggio a Truffaut”, “The Woman Next Door”, un’opera complessa ed originale pensata e realizzata unitamente alla regista Maria Teresa De Vito, la quale ha “composto” la sequenza di immagini che scorreranno sullo schermo, in un intento di integrazione dialettica fra i due diversi, eppure simili, materiali artistici, le immagini e i suoni. Se nella mattinata, alle ore 10.30 si inizierà in Palazzo Fruscione con la prima giornata della sezione “La risacca dell’onda / Matinée” dedicata alla proiezione di “The dreamers”, per la regia di Bernardo Bertolucci, con Louis Garrel; Eva Green, Michael Pitt, Anna Karina, Jean Pierre Kalfon, Jean Pierre Léaud, sognatori diverremo anche noi stasera, con Rita Marcotulli e il suo eterogeneo ensemble. “Il cinema di Truffaut – ci rivelò all’esordio di questo progetto la pianista romana – mi ha sempre emozionato, la sua estetica e un po’ quella della “Nouvelle Vague”, di usare il cinema come strumento di rivelazione del reale, al di fuori delle regole codificate, il carattere di “scrittura”, di linguaggio autonomo da impiegare in nuove strutture estetiche, analoghe a quelle della letteratura, della lirica, la personalizzazione della visione del mondo, attraverso la quale poter filtrare i fatti e i problemi dell’attualità, l’espressione cinematografica in assoluta libertà, al pari delle altre arti, dalla pittura alla musica, il piano dell’intimo colloquio, del parlar sottovoce, che spazia dallo scatto d’umore all’impennata fantastica, la proiezione della sua esistenza, mi ispirò il compact “The woman next door”, a cui Maria Teresa De Vito ha inteso aggiungere una sequenza di immagini tratte dai film che mi hanno ispirato quei pezzi”. Attraverso continue contaminazioni tra verità autobiografica, pezzi di realtà rubata alla vita quotidiana e a quella del set, fantasia pura e citazioni di altri autori ed opere cinematografiche, mescolando una struttura narrativa forte con continue improvvisazioni, Truffaut perviene alla verità del cinema diretto, che è improvvisazione e reinvenzione continua delle proprie forme, ed è proprio qui il legame col jazz. Infatti, l’improvvisazione jazz attiva una serie complessa di interscambi. Vi è un livello “intramusicale”, in cui i musicisti dialogano tra di loro sulla base di sensibilità e competenze condivise, che generano uno scambio comunicativo e sociale complesso all’interno del gruppo, poiché i musicisti mettono in gioco le proprie idee, le proprie esperienze, al fine di attivare un dialogo ora armonioso ora conflittuale; un secondo livello è quello “intermusicale”, che abbraccia l’appropriazione della scrittura e della “riscrittura” di un brano, la sua reinvenzione, la terza è la completa “liberazione” di un brano che si apre all’interazione con l’ascoltatore che parteciperà “creativamente”, secondo il suo sentire e sapere, alla rinascita della forma e del senso. Le composizioni di Rita Marcotulli ispirate alle immagini di Truffaut nascono direttamente dalle sequenze. Ad esempio, sulle immagini della corsa di Antoine, nei Quattrocento colpi, verrà ascoltato un brano che darà la sensazione del volersi liberare dal suo mondo adolescenziale, vincere la sua solitaria battaglia contro l’indifferenza del mondo, o, in Baci Rubati, la sequenza dello specchio prevede un pezzo basato su di una serie tratta dal nome di Antoine Donel, tradotto in codice morse. Il cinema di Truffaut si arricchisce e si trasforma continuamente attraverso le contaminazioni della vita. Scorrendo i nomi della formazione che si esibirà questa sera, leggiamo i nomi del saxofonista argentino Javier Girotto e di Aurora Barbatelli all’arpa celtica, quindi parteciperemo ad una serata “speziata” dalla contaminazione jazzistica, con l’arpa celtica ispirata dalle immagini di Ragazzo Selvaggio, con ance e legni, capace di creare atmosfere diversissime e dense di nascite unitamente all’accordeon che è lo strumento simbolo della Francia, attraverso cui verranno raccontate proiezioni, spostamenti negazioni, in una sintesi d’incrocio. E’ nostra la responsabilità, di chi si è già calato in questo concerto per immagini al Ravello Festival nel 2002, di consigliare una performance ove tutto sarà possibile. Nel jazz, ogni cellula musicale viene fagocitata dal solista che la possiede, la plasma genialmente e la regala al pubblico, in un eterno gioco associativo, che non siamo in grado di spiegare, poiché è un modo di svegliarci alla vita che stiamo vivendo.
In foto Rita Marcotulli vista da Francesco Truono