Caro bollette, imprese in difficoltà e si rischiano chiusure in massa se non ci saranno interventi del Governo. Velleda Virno, vicepresidente della Confindustria delegata all’ Energia fa il punto della situazione. La questione energetica sta diventando una vera e propria emergenza in Italia per famiglie ed imprese. Come è la situazione per le aziende a Salerno e provincia? “La situazione è complessa e molto preoccupante. Da mesi denunciamo la gravità della questione e il pesante impatto sul sistema produttivo, che finora ha retto l’onda d’urto determinata dallo shock energetico, dimostrando grande capacità di resistenza. Ora però, il costante aumento delle materie prime e l’impennata di aumenti del prezzo del gas e dell’energia elettrica tra luglio ed agosto che ha prodotto bollette decuplicate, il mancato rinnovo dei contratti di fornitura o l’applicazione di clausole estremamente penalizzanti, rendono la situazione insostenibile. Siamo fortemente preoccupati per la tenuta del nostro sistema produttivo e per le conseguenze sull’occupazione. Lo scenario autunnale, poi, si annuncia estremamente critico, con richieste di attivazione di cassa integrazione straordinaria, con nuovi rincari energetici e aumento dell’inflazione, che ridimensionerà ulteriormente il potere d’acquisto delle famiglie. È un grido d’allarme diffuso, che riguarda tutti e che merita interventi più incisivi ed efficaci”. Quali sono i settori più colpiti nel nostro territorio? “La crisi energetica ha determinato una forte tensione in tutti i settori produttivi. Dinanzi a rincari di otto – dieci volte ogni comparto è a rischio, anche quello per cui il costo energetico riveste una minore quota sul totale complessivo delle spese. Ci sono poi produzioni, che per le loro peculiari caratteristiche, sono letteralmente in ginocchio. Tra queste, ad esempio, il settore conserviero e relativa filiera, che in provincia di Salerno vede la presenza di un numero significativo di imprese e che, quindi, riveste un ruolo strategico nell’economia del nostro territorio. Il costo del gasolio ha fatto lievitare quello del trasporto, ma sono soprattutto i rincari esponenziali, addirittura fino al 1000% del gas metano, il più utilizzato negli stabilimenti di produzione delle conserve di pomodoro, che stanno causando gravi problemi alle aziende mettendo fortemente a rischio il prosieguo della campagna di trasformazione che, dato il carattere della stagionalità della materia prima, non può nemmeno essere riprogrammata. In forte sofferenza anche le imprese del packaging in plastica, carta, banda stagnata e vetro, a servizio del settore alimentare e non solo. I forti rincari energetici stanno portando anche a uno stop delle cartiere con forti ripercussioni sulla filiera, così come significativo è il rischio di delocalizzazioni in altri Paesi alla ricerca di fornitori in gradi di garantire condizioni contrattuali più vantaggiose. Penso ad esempio alle imprese tessili, che guardano con interesse alla Turchia. Ma fortemente risentono le conseguenze del caro energia anche gli operatori turistici, preoccupati per il prosieguo della stagione turistica, le imprese del settore farmaceutico, le telecomunicazioni. Nessun settore è esente”. Quali sono le misure che gli imprenditori ritengono urgenti? “Fermo restando la necessità di riuscire ad ottenere un tetto europeo ai prezzi del gas, come più volte sollecitato da diversi Paesi, Italia in testa, è indispensabile implementare, nell’immediato, ulteriori misure, prima fra tutte, come già richiesto dal nostro Sistema confindustriale, un raddoppio della misura del credito d’imposta. La proroga per il terzo trimestre 2022 è utile ma non sufficiente”. Ci avviamo al voto, cosa chiedono gli industriali a chi li rappresenterà al Governo? “Chiediamo senso di responsabilità e impegno ad intraprendere misure efficaci per mettere in sicurezza il nostro paese. Tra poco inizia il nuovo anno termico, ma alle imprese impegnate a programmare i costi provando a stipulare nuovi contratti, i fornitori chiedono fideiussioni o l’applicazione di clausole estremamente penalizzanti. Inoltre, in previsione del Piano di razionamento in caso di interruzione delle forniture, chiediamo che si assumano scelte sulla base dei numeri, su criteri oggettivi e di mercato. Passando alle soluzioni, Confindustria ha proposto anzitutto lo sganciamento dei prezzi di elettricità e gas, perché il 60% dell’elettricità non è prodotta da gas, il tetto nazionale ai prezzi del gas e la sospensione delle quote di emissione. Vanno, inoltre, sbloccate le pratiche ferme sui nuovi impianti di rinnovabili nonché dedicata dedicare una quota della produzione nazionale da rinnovabili alla manifattura, con prezzi gestiti dallo Stato come fatto ad esempio in Francia”.
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