di Michelamgelo Russo
Ieri sera, discutendo con un giovane magistrato, stimatissimo meritatamente nel suo ambiente, ho appreso che voterà per la Meloni. Non per simpatie di Destra, che tutt’altra è la sua cultura e la sua sensibilità. Ma perché è stanco di giudicare un’infinità di truffe operate da percettori, imbroglioni, del reddito di cittadinanza e del superbonus edilizio. Votare a destra è, probabilmente, la risposta istintiva che farà parte della magistratura come reazione ai danni evidenti del populismo. In termini di percentuale di voti per la Destra, è chiaro che il vantaggio in termini numerici dei voti di questi magistrati sarà irrisorio. Ma è indice della caduta di uno sbarramento psicologico che per decenni hanno avuto i magistrati italiani verso la Destra pura e dura. Non quella ilare e teatrante di Berlusconi, che non poteva scalfire in simpatia la solida cultura istituzionale della magistratura tutta, che Berlusconi non riuscì mai ad accattivarsi. Tutt’altro! Stavolta, questi giudici quarantenni che accettano l’idea di un voto per un partito che ha deciso di mantenere la fiamma non sono incantati da proclami giullareschi di abolizione delle tasse o di istituzione (per la decima volta, forse!) del poliziotto di quartiere. Queste sono sparate di Salvini o di Berlusconi. I Giudici che voteranno a destra lo faranno, manco a dirlo, per un senso di giustizia nella distribuzione delle risorse. Perché loro vedono lo sconcio di furbetti e profittatori in tempo reale, con la pioggia di denunzie che arrivano sui loro tavoli. Uno Stato che ha alimentato con le sue scelte di economia assistenziale, e non produttiva, la vita economica del Paese, è un concetto inaccettabile per le nuove generazioni della Magistratura, vissute fuori dal bagaglio tradizionale della cultura democratica antifascista. Che ha accompagnato, a partire dalla mia, generazioni di operatori della macchina statale del servizio Giustizia fedeli ad una idea di istintiva diffidenza per la politica delle Parole d’Ordine, evocatrici di passati squadrismi. La diffidenza culturale di questi giudici verso una tale Destra era come un dogma inderogabile, quasi. Difficilissimo era trovare un Giudice che, privatamente, ammettesse onestamente di tifare non dico per il Vecchio Movimento Sociale di Almirante, ma anche per l’annacquata Alleanza Nazionale di Fini. Il tabù invece è caduto, adesso, con la Meloni. Perché la politica della Sinistra ha sbagliato enormemente i suoi messaggi. E lo sbaglio è addebitabile innanzitutto a quel coacervo inclassificabile di interessi del decadente Movimento dei Cinque Stelle. Il primo a non afferrare il senso e le lezioni della storia è stato questo ammasso ondivago di voti privi di riferimenti culturali e incapaci di fermezza, e pazienza, nei confronti dello schieramento di sinistra. Che non fu mai capace di operare quelle epurazioni e quelle modifiche di condotta che pur potevano catalizzare gli scontenti. L’imbellettamento dell’Ultima ora dei 5 Stelle di Conte con i nomi di Cafiero De Raho e di Scarpinato è un tentativo di recupero della fascia giustizialista dell’elettorato, con il gioco delle figurine del Teatro delle Ombre cinese. Non sono nomi che faranno cambiare idea a quei magistrati giovani che voteranno Meloni. Perché sono nomi che, accettando la candidatura, hanno perso tutto lo smalto che avevano acquisito con i loro meriti quando erano in servizio. Ma vi pare logico che Cafiero De Raho sia il terzo Procuratore Nazionale Antimafia che, di fila, arriva subito in Parlamento dopo la pensione? Ma a che serve questa Direziona Nazionale Antimafia, allora? Allo stato delle cose, la sua funzione pare essere diventata quella di un palco permanente di comizio elettorale! E questo i giovani magistrati, che nel loro mestiere ci credono, lo capiscono benissimo. Chissà se nei prossimi giorni la Meloni, oltre che promettere l’abolizione del reddito di cittadinanza, prometterà anche l’abolizione della Direzione Nazionale Antimafia. A quel punto, chissà, potrei essere tentato dal voto a Destra perfino io. Che sono, e resto, di sinistra.
1 Commento
I giudici facciano i giudici ed emettano sentenze.
Quando un giudice si schiera a me fa solo paura.
Come cittadino voti chi vuole ma mantenga un rigoroso riserbo sulle scelte personali, come giudice, deve solo assolvere il suo compito.
Il giudizio di un giudice deve essere solo giusto secondo le leggi dello Stato.
Se le leggi che lo Stato si è dato non gli piacciono, si muova personalmente per cambiarle ma, prima, deve cambiare lavoro.
“amate la giustizia voi che siete giudici in terra”.
Lo ricordi al giovane magistrato tanto apprezzato.
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