Stasera, alle ore 21, l’orchestra giovanile diretta da Paolo Acunzo sarà ospite della XXV edizione de’ I concerti d’estate di villa Guariglia in tour, nell’abituale cornice dell’Area archeologica Etrusco-Sannitica di Fratte. Evento speciale della Fondazione della Comunità Salernitana in favore dei profughi di guerra ucraini
di Olga Chieffi
Secondo appuntamento, oggi alle ore 21, nell’area archeologica etrusco-sannitica di Fratte, per il cartellone de’ I concerti d’Estate di Villa Guariglia in tour. Sarà un concerto speciale, questo, poiché è un evento della Fondazione della Comunità Salernitana, presieduta da Antonia Autori, che segnerà il debutto in città dell’orchestra giovanile Sanitansemble diretta da Paolo Acunzo, simbolo dell’azione salvifica della Musica. Il Sanitansamble accoglie giovani e giovanissimi del Rione Sanità di Napoli, un quartiere spesso associato a storie di degrado e marginalità, ma ricco di un patrimonio storico-artistico di straordinaria importanza, negli ultimi anni al centro di un movimento spontaneo di valorizzazione che vede protagonisti soprattutto i giovani. Inizialmente, l’orchestra, nata nel 2008 era costituita da 28 bambini fra gli 8 e i 14 anni, ma nel corso degli anni il gruppo orchestrale è cresciuto fino ad arrivare all’attuale composizione. Nel 2015 è nata la nuova Orchestra Junior (dai 7 ai 16 anni) che è andata affiancandosi al nucleo storico e dal 2016 è nato infine il nuovo progetto per l’ampliamento delle attività formative e musicali già esistenti per la costituzione dell’Orchestra Giovanile Sanitansamble a carattere regionale la prima iniziativa che varca i confini del Rione Sanità per accogliere nel quartiere ragazzi (dai 17 ai 26 anni) di altre zone di Napoli e di altre città della Regione, e che testimonia il successo e l’evoluzione del progetto in questi otto anni, mostrando, con dati concreti, che la “bellezza” aiuta a migliorare le nuove generazioni. “Se i tuoi progetti valgono un anno, semina il grano. Se valgono cent’anni, istruisci le persone”. Istruirle, significa farle diventare “persone di valore”. Suonare in un’orchestra, infatti, è molto di più che studiare la musica, significa entrare in una comunità, in un gruppo che si riconosce come interdipendente, perseguire insieme uno scopo. Su questo assunto i ragazzi suoneranno per uno scopo benefico, ovvero per tutte le iniziative della fondazione, a cominciare dalla missione pro-Ucraina, un progetto del nostro quotidiano che ha portato a Salerno 106 profughi di guerra. Il concerto sarà aperto dall’inno ucraino e dal canto degli italiani. Primo brano in programma il Preludio del Te Deum H 146 in Re Maggiore di Marc-Antoine Charpentier. Forse nessun pezzo di musica rievoca la nostra immagine della corte di Francia del Re Sole. Eppure, anche se Luigi XIV può aver ascoltato qualche volta questo inno durante una liturgia, in realtà non è stato scritto per la corte, ma, con ogni probabilità, per una delle chiese di Parigi con cui lo Charpentier collaborava tra il 1688 e il 1698, il Collegio dei Gesuiti della chiesa di Saint Louis-le-Grand in rue Antoine. Il solo di timpani apre il preludio iniziale dando subito il senso militaresco, strutturato sulla base di una fanfara in forma di rondò. A seguire una song popolare del Venezuela Pistachio, dal segno di facile comunicazione e lettura, prima di eseguire una delle più celebri opere di Edward Elgar, “Pomp & Circumstance” March n.1 op. 39. Le sue potenzialità furono subito riconosciute dall’autore stesso, che scrisse: “Ho una melodia che li metterà tutti stesi al tappeto”, ed ancora oggi ci riesce in pieno. Composta nel 1901 e dedicata a Alfred E. Rodewald e ai membri della Liverpool Orchestral Society, il brano inizia con un’introduzione molto vivace che apre verso un tema caratterizzato da contrasti, eseguito prima dagli archi poi ripetuto da tutta l’orchestra. Episodio ascendente dei legni e ripresa del tema iniziale con fanfara di trombe e tromboni. Un tranquillo colpo di tamburo e piatti, accompagnato dai fagotti, segna l’inizio del famoso lirico Trio, eseguito dai primi violini, quattro corni e due clarinetti e successivamente ripetuto dall’intera formazione, per quindi chiudere con un breve ritorno della musica d’apertura. “La vita è (sempre) bella” con la celebrata rumba di Nicola Piovani, per proseguire con il Georges Bizet del finale della II Suite de’ l’Arlesienne, festosamente colorito e coinvolgente nel ritmo martellante del tamburo, la Farandole, caratteristica danza provenzale. Sarà poi la volta dell’ interpretazione dell’ “An Die Freude”, il finale della IX sinfonia in re minore op.125 di Ludwig van Beethoven, il tripudio musicale dell’ultimo movimento, nel quale Maynard Salomon vede fuse insieme quattro componenti caratteristiche dell’ultimo stile beethoveniano: il canto, la danza, la variazione e la fuga, diventa così festosa enunciazione di un messaggio di libertà di fratellanza universale, che riprende da Schiller l’ideale di una nuova società. Per il poeta tedesco, convinto seguace di Kant, lo scopo dell’arte era quello di indirizzare l’umanità verso un nuovo ordine sociale, verso una nuova forma di armonia e di pace, che avrebbe permesso il libero sviluppo di tutte le potenzialità umane. Si passerà, quindi ad una pagina virtuosistica per gli archi, il pizzicato dal balletto Sylvia, ou La nymphe de Diane composto da Léo Delibes nel 1876, le sue variazioni, musica davvero bella, un accattivante, momento lirico, un grande squarcio ballabile. Per quanti avranno visto Nostalgia, film di Mario Martone, il protagonista Felice esce dalla chiesa sulle note della Gipsy Ouverture di Isaac Merle, musica dai pittoreschi colori gitani, ma arrangiata in modo semplice per formazioni giovanili, per poi ascoltare la “Tammurriata” della Sanità, dedicata da Daniele Sepe, una canzone accompagnata dal ritmo incessante, incalzante, incantatorio della tammorra. Si passerà, quindi, alla Fantasia corale Schmeichelnd hold in do minore, op. 80 di Ludwig van Beethoven tesa a magnificare la vita come cosa bella, unione armoniosa di nobiltà e gioia sotto l’incanto dell’Arte e salto in America con il George Gershwin della Rhapsody in Blue, che sottolineerà la liricità sostanziale, primigenia, che dispone al patetico e alla tenerezza, non meno che alla gaiezza, alla spensieratezza, alla prepotente frenesia e finanche alla spregiudicatezza trasgressiva che appartiene a questo primo capolavoro della letteratura musicale americana. Due immortali canzoni per il gran finale, Cielito lindo, un classico della musica popolare messicana, composta nel 1882 da Quirino Mendoza y Cortés, cantata o suonata, di solito, da gruppi musicali mariachi, eseguita e registrata anche da molti altri artisti, un vero e proprio simbolo culturale e identitario per i messicani espatriati, ed Era de maggio una delle più intense canzoni napoletane, su versi di Salvatore Di Giacomo per la musica di Mario Costa, latrice di quei sentimenti universali che non hanno bandiera, lingua e neanche epoca, un capolavoro musicale senza tempo.