“Il Conservatorio Martucci di Salerno è il più forte d’Italia. Felici ed orgogliosi – scrive il sindaco Vincenzo De Luca – per la vittoria del Martucci String Quartet nella sfida artistica di Rai Uno. I nostri quattro talenti Gennaro Cardaropoli, Federica Tranzillo, Martina Iacò e Raffaella Cardaropoli sono stati perfetti nell’esecuzione finale. Complimenti al presidente del “Martucci” Catello De Martino, al vice presidente, Franco Massimo Lanocita, ed a tutto il team di docenti. E grazie a tutti gli italiani che con il voto telefonico hanno premiato l’impegno di questi giovanissimi artisti. Investiamo – conclude il sindaco – sulla cultura per valorizzare il talento e creare lavoro”. Il nostro sindaco ha subito messo le mani su di un successo, che ieri mattina abbiamo sostenuto e applaudito che viene da lontano, da anni di sofferenza logistica e di sacrifici, e che solo quest’ anno si è concretizzato nella acquisizione di una sede degna. Forse, il sindaco avrebbe potuto concedere l’intero complesso al Conservatorio Musicale, nelle sale ristrutturate a tambur battente, oggi sede della Fondazione Scuola Medica salernitana, ci sono docenti che vi si sono diplomati. Oggi è facile impadronirsi della vittoria, ma questo deve essere uno spazio che deve elogiare unicamente gli insegnanti e i ragazzi, che hanno assicurato a Salerno una leadership, degna della tradizione, non solo culturale, di cui è depositaria. E’ iniziata bene l’era della nuova direttrice del Conservatorio di Musica di Salerno “G.Martucci”, Imma Battista, che ieri mattina ha potuto salutare, come da previsione, la sua istituzione sulla vetta d’Italia. Il Martucci String Quartet composto da Gennaro cardaropoli e Federica Tranzillo al violino, Martina Iacò alla viola e Raffella Cardaropoli al violoncello, tutti giovanissimi e già affermati talenti, si sono imposti a mani basse sul quartetto l’istituto superiore di studi musicali “Toscanini” di Ribera, Conservatorio della Provincia Regionale/Libero Consorzio dei Comuni di Agrigento, nella finale a Rai Unomattina “Primo applauso: Conservatori a confronto” condotta da Tiberio Timperi e Francesca Fialdini. La sfida è stata aperta dal quartetto siciliano, composto dalle flautiste Maria Brocceri (Bivona), Antonella Puleri (Campobello di Licata), Myriam Russello (Favara) e dalla violoncellista Arianna Ciancimino (Sciacca) con l’esecuzione di “Oblivion” di Astor Piazzola, con arrangiamento di Norino Buogo e testo poetico in siciliano di Roberta Faja cantato da Myriam Russello. Mediocre l’interpretazione a partire dal suono dei flauti e in particolare dall’intenzione in cui è risultato assente quel quel dialogo a volte struggente, a volte leggero e scanzonato tra le strumentiste che deve intrecciare quella perturbante e sensuale danza d’amore che alterna tensioni e distensioni; perturbante come è tutto ciò che rimanda a pulsioni ancestrali rimosse nell’Es, pur tuttavia presenti nell’inconscio collettivo. Abisso tra le siciliane e il nostro quartetto che ha inteso cimentarsi in un simpatico medley, arrangiato da Francesco Cardaropoli, aperto e chiuso dalla celeberrima Passacaglia di G.F.Haendel, noto al pubblico televisivo degli “intervalli”, ancora il cosiddetto tema dei diamanti del Palladio di Karl Jenkins, per poi passare ad un omaggio a Nino Rota con la colonna sonora de’ “Il Padrino”, evocare la prima sonata di Bach caratterizzata da uno stile particolarmente fantasioso e rapsodico, con colossali accordi a quattro voci che abbracciano due ottave, e volatine e abbellimenti pieni di estro, seguita da Libertango, il cui segreto è completamente svelato nella sua introduzione, ideale momento di sintesi tra i molteplici rimandi che il musicista intende riecheggiare nel suo stile, nonché dalla propensione trasparente per un eloquio diretto e la forza propulsiva del sentire argentino, quella ripetizione ossessiva in progressione, che i ragazzi sono riusciti pur a comunicare. Spasmodica attesa per il responso e un 34 a 66 ha fatto levare al cielo la coppa al Conservatorio salernitano. Una vittoria che passa, non dimentichiamo, per le coraggiose percussioni di Giuseppe e Simone Lembo, Giuseppe Costa e Lucio Mele, e ancora, Nicola Montefusco, Giovanni Caiazza, Maurizio Pagnotta Mario La Rocca, tutti allievi della eclettica classe della maestra Mariagrazia Pescetelli, del violinista Giuseppe Gibboni, figlio d’arte di papà Daniele con il pianista Luigi Ranieri Gargano, e per la semifinale un Gershwin firmato da Giovanni Liguori al clarinetto, Fabio Marone al fagotto, con alla tromba Stefano Rinaldi e Raffaele Ranieri al pianoforte. Ci aspettiamo ora una serata con tutti le formazioni del Martucci che hanno contribuito alla vittoria, magari nel nostro massimo, quale augurio e incoraggiamento a questi strumentisti che, siamo sicuri, vanteremo un giorno celebri.
Olga Chieffi