di Andrea Orza
Molti momenti nella vita lasciano il segno, ma pochi come l’esame di maturità ci fanno sentire veramente “grande”. Tutti hanno il ricordo dell’adrenalina, le mani sudate sui fogli istituzionali che avrebbero deciso il temuto voto. Ancora, la voce rotta mista e il timore di non aver studiato abbastanza, ma anche l’emozione del grande passo verso un futuro sconosciuto. I ragazzi della VE del Liceo Scientifico Giovanni Da Procida, classe 1986, si raccontano. Matteo Fiorillo, Cetty Pepe e Alessandro Gambardella, in un coro a tre voci commemorano il loro esame di stato e augurano alle nuove generazioni di affrontarlo appassionatamente. Matteo qual è l’aneddoto più esilarante che ti viene in mente? “Lo svenimento improvviso della più brava della classe è stato un momento memorabile. Sarà stato lo stress accumulato di fronte alla risoluzione del compito e la sua incontenibile diligenza ad averlo causato. Ricordo che si sentimmo spacciati, perché senza quell’unico punto di riferimento non avremmo avuto speranze contro l’enigmatica traccia del problema di matematica. Alla fine, riuscimmo a fare gioco di squadra ma molti di noi ambivano a un modesto 36 e così fummo accontentati.” Cetty, quale insegnamento ti ha lasciato l’esame di stato? “L’esame di stato può avere un impatto “traumatico”, nel senso buono del termine. Anche dopo tanto tempo, si ricordano vividamente le macchinazioni e i sotterfugi comici dei giorni degli esami. La mia fortuna è stata quella di vivere con gioia il mio periodo scolastico garantito dal legame profondo tra noi compagni, in particolare con Matteo, il mio migliore amico. Quelle prove decisive concentrate in pochi giorni e il successivo lieto fine restano nella memoria come una chiazza nostalgica e indelebile. Certo nella vita si viene sottoposti continuamente a dure prove, ma l’esame di stato ti prepara ad affrontare tutte le altre. Dopo quasi quarant’anni, suggerisco ai maturandi 2022 quel pizzico d’incoscienza che non guasta mai. Anzi, aiuta a non farsi prendere dal panico, che può abilmente paralizzare anche quando si è molto preparati.” Alessandro cosa ricordi della notte prima degli esami? “In verità, ho dormito candidamente perché era già rassegnato dal mio destino. Quell’anno l’esame di matematica fu molto complicato ma per fortuna alcuni compagni di classe di buona volontà si preoccuparono di aprire un “varco” nel vetro per assicurare lo scambio proibito del compito. Oggi non è più così, non c’è bisogno della cartucciera e nemmeno ricavare passaggi segreti. L’anno scorso, le normative scolastiche per il Covid- 19 mi hanno dato la possibilità di seguire l’orale di mia figlia. È stata un’esperienza surreale, era consentita la presenza di un solo genitore. Lei era al centro dell’aula, circondata dalla commissione mentre io invece, ero sulla porta a debita distanza. Mi dispiace che non abbiano avuto modo di vivere l’esame di stato alla vecchia maniera. Ma come dice il grande Eduardo De Filippo “gli esami non finiscono mai”.