di Monica De Santis
Si è insediato ieri mattina Giancarlo Conticchio, 60 anni, nato a Gravina di Puglia, in provincia di Bari, nuovo Questore reggente di Salerno. Una nomina arrivata direttamente dal capo della polizia e che inorgoglisce il neo questore, come lui stesso ha tenuto a precisare nell’incontro di presentazione tenutosi ieri mattina. “Sono grato alla nomina fatta dal capo della polizia. Mi impegnerò come ho fatto in tutte e 15 sedi di servizio dove sono stato come poliziotto, perché credo in questo lavoro. Nella riunione che ho fatto con i funzionari e collaboratori, ho detto e ripetuto a me stesso che nessuno ci ha obbligato a fare questo lavoro. Quindi se questo lavoro abbiamo deciso di farlo è perché crediamo in questo lavoro”. Sposato, padre di due figli, laureato in Giurisprudenza e specializzato in Criminologia Clinica e Psichiatria Forense all’Università degli Studi di Bari è entrato in Polizia il 1° marzo 1978. Conticchio, che dal suo arrivo sta incontrando i vertici istituzionali cittadini, per poi incontrare nei prossimi giorni quelli della provincia, si è poi raccontato definendosi “Un servitore dello Stato, sono uno sbirro dal volto umano, ma comunque sono uno sbirro. Il mio essere sbirro vuol dire essere attento ai problemi, a quello che il cittadino chiede. Sono contro la cultura dell’indifferenza, che fa male e provoca danni. L’essere cittadino vuol dire partecipare alla sicurezza, vuol dire essere partecipi. Conto molto sulla partecipazione dei cittadini. Il poliziotto non ha la sfera di cristallo. Noi lavoriamo con le nostre antenne ben dritte, però abbiamo bisogno anche del contributo del cittadino che è parte integrante del sistema sicurezza. Noi aumentiamo la percezione di sicurezza solo se abbiamo anche il contributo del cittadino”. Sul lavoro che farà a Salerno e provincia ha precisato subito che continuerà sulla strada “del collega Maurizio Ficarra, sul percorso solcato da lui, ci conosciamo da tanti anni perché abbiamo fatto un percorso seppur diverso ma ci siamo incrociati in diversi momenti. Persona che stimo molto e mi ha fatto gli auguri di in bocca a lupo”, poi prosegue “sono qui per ascoltare problemi, là dove ci sono problemi qualcuno deve intervenire e noi siamo qui per intervenire. Siamo deputati a produrre sicurezza che è un’azione che non si vede, ma che si produce con la presenza dei poliziotti in strada, con la capacità di ascolto e di attenzione”. E sempre in riferimento al suo predecessore che prima di andare via, nel suo bilancio, aveva parlato delle numerose indagini sulla pubblica amministrazione, il Questore precisa che “il male esiste ovunque, come esiste lo spaccio della droga, i furti nelle abitazioni, esistono anche i reati commessi da chi porta il colletto bianco. Certo su i colletti bianchi l’attenzione ci sarà e sarà pure massima”. Una carriera quella di Conticchio che l’ha visto impegnato in diverse città italiane, fino ad arrivare ora a Salerno, una città che conosceva come turista “E’ una gran bella provincia. Mi aspetto ora, da Questore di poter contribuire a tenere alta l’attenzione sulla sicurezza, metterò il mio impegno là dove ci sarà bisogno. Dopo aver messo le mani in ogni realtà per capire cosa succede in quel comune, piuttosto che in un altro”. Conticchio spiega anche di essere stato informato della situazione che attualmente si sta vivendo a Nocera Inferiore… “Ho preso informazioni su quello che sta succedendo a Nocera, però sono abituato a mettere becco io. Sicuramente a Nocera, visti i particolari problemi che ci sono attualmente, saranno messe in campo delle azioni mirate per garantire la sicurezza dei cittadini”. Sull’ipotesi di applicare anche nel salernitano il Daspo Urbano il neo questore spiega… “Sono stato, con il decreto Willy, il primo in Italia ad applicarlo a Campobasso. Senza fare discriminazioni razziali, sarà applicato anche qui, la dove le condizioni lo richiederanno”. Sul finale Conticchio parla anche la linea che la Questura di Salerno seguirà in materia di baby gang e minori… “Usciamo fuori da un periodo triste di pandemia, che ha provocato danni anche a livello psicologico non solo nei giovani, ma anche negli adulti, perché non c’è stata la socializzazione. Questo aumento di criminalità minorile o di baby gang, è frutto di un disagio che si è vissuto, quindi l’azione che porrò in campo è quella di dialogare, di capire, di trovare una soluzione. Un altro aspetto che voglio sottolineare è che la famiglia ha abdicato il suo ruolo. Purtroppo la famiglia non fa più la famiglia e delega agli altri il compito di educare i propri figli. E questo non va bene. Un papà e una mamma devono capire i figli cosa fanno e perché fanno determinate cose. La famiglia ha il dovere di controllare quello che fanno i propri figli. Bisogna riprendersi il ruolo di famiglia”