di Eugenio Verdini
In un momento di gravissima difficoltà e di evidente disagio, soprattutto per i cittadini-utenti, quando chi avrebbe la responsabilità della sanità pubblica sembra non sapere che pesci prendere, ecco che anche la somma di due crisi, invece di essere niente più che una crisi più profonda, rischia di passare per una soluzione. Basti pensare che l’accorpamento temporaneo dei reparti di chirurgia ed urologia, cioè di un reparto impossibilitato a funzionare e di un reparto prossimo a diventarlo, in queste ore viene salutato come un obiettivo raggiunto. Fa addirittura tenerezza vedere come poche ore fa, in occasione della seduta consiliare monotematica di Eboli, la corsa era a tirarsi fuori dal tema responsabilità per quanto si sta abbattendo sul nosocomio ebolitano. In queste ore, al contrario, nell’illusione di una soluzione, tutti a fare la corsa al nuovo selfie, al post di soddisfazione, al comunicato “chiarificatore”. Insomma, ieri nessuno era responsabile; oggi tutti sono protagonisti della soluzione. Ma vediamola, la soluzione. Ieri mattina, a firma del coordinatore della Chirurgia del DEA di I Livello Eboli-Battipaglia-Roccadaspide, La Rocca; del direttore del dipartimento di emergenza-urgenza, Fernando Chiumiento; del direttore sanitario, Mario Minervini, sono stati accorpati temporaneamente i reparti di Chirurgia e di Urologia, con 8 posti letto ciascuno e sotto la responsabilità del dottor Michele Pierri, direttore facente funzioni dell’Unità Operativa Complessa (UOC) di Urologia. Il coro di soddisfazione, per una soluzione-non soluzione, accomuna tutti, almeno per quanto riguarda il livello politico. «Il Sindaco e l’amministrazione comunale – si legge in una nota dell’ufficio stampa del primo cittadino di Eboli – accolgono con sollievo questa prima risoluzione che consentirà la riapertura del reparto, ma auspicano che si trovino, nel contempo, soluzioni definitive che non possono discostarsi da quanto richiesto nella delibera di Consiglio comunale: l’adozione di procedure rapide per l’assunzione di personale per il reparto di chirurgia e per l’intero ospedale».